Vizi e viziati della e dalla tv: guitti struggenti…
I protagonisti si confermano. In “Otto e mezzo”, ora in vacanza sulla 7, Lilli Gruber si è divertita a rosolarne alcuni prima di rendere orfani i video della sua magica presenza. Magica perchè, con aria da giornalista impegnata, fa da rabdomante di una categoria nuova e però invecchiata. Nelle ultime puntate si è divertita a
I protagonisti si confermano. In “Otto e mezzo”, ora in vacanza sulla 7, Lilli Gruber si è divertita a rosolarne alcuni prima di rendere orfani i video della sua magica presenza. Magica perchè, con aria da giornalista impegnata, fa da rabdomante di una categoria nuova e però invecchiata.
Nelle ultime puntate si è divertita a cucinare Carlo Freccero che, essendo un buon ragazzo, ingenuo nella sua sterminata sete di potere (adesso gli hanno affidato il Festival della Fiction da sempre un pò bolso anche se molto ambizioso), si lascia andare da quando è pensione a chiacchierare su tutto, confermando il vizio di fare come tanti in tv il tuttologo pret-à-porter, uno cioè che porta avanti solo se stesso, sparando concetti situazionisti.
Il situazionismo è cosa degli anni trascorsi ed era una provocazione contro le ideologie stabili. Nel periodo delle contestazioni al potere.
Freccero, situazionista devoto ma aggiornato, “situaziona” se stesso come può, come gli consentono i suoi datori di situatioon comedy che vanno da Michele Santoro ai suoi seguaci e figliocci della 7; e dai svariati conduttori che non sanno chi invitare e subito pensano a Carlo, che si sciupa il fondo dei pantaloni da studio tv a studio tv.
Ultimamente Carletto il situazionista cita di continuo la sua compagna che si occupa di moda che gli ha fatto scoprire la moda come filosofia del mondo. Roba vecchia più di Armani. Situation of love.
Ma l’exploit più forte, e remunerativo per la ricaduta sui mass media e nel cassonetto delle cose di pessimo, si è svolto chez Mentana.
Stimo Mentana e so che lui, come tutti noi, ha bisogno di ascolti se vuol reggere nel barnum dei talk, gabbia di elefanti e di matti, storditi dalle loro stesse parole. Parolai, guitti della parola che ormai sono struggenti nel viale del tramonto dei buoni gusti e del savoir faire, non parliamo del pensiero spensierato.
Non occorre alcuna cronaca da rifare qui. Basta andare su You Tube e cercare il match tra il peso massimo Giuliano Ferrara e il peso galletto Marco Travaglio, specialista della porchetta arrosto di battute. Se le sono dette di tutti colori.
Mentana è intervenuto più volte a far da moderatore sorridente; ma, li conosco i miei polli, ha confermato ancora una volta di avere organizzato lo spiedo in modo pragmaticamente scientifico. Un pò emulsione, bava alla bocca,insulti, cachinni e si va avanti.
L’estate è moscia, va viziata con colpi di coltello politici, nel Paese delle speranze perdute e del vuoto di pensiero che si annulla nello struggimento di Carlo, Giuliano, Marco, e tanti come loro, gladiatori simili per possanza e narcisismo a quelli del Colosseo, che vivono però di elemosine, contrariamente a agli Assi Struggenti , i Centurioni, di una tv da rottamare.
Lo scontro mi ha ricordato varie puntate del mio “Viziati”, ovvero trenta puntate sulla rivoluzione verso il basso avvenuta negli ultimi venti-venticinque anni. Una parodia, un musical, uno show. Irresistibili, capace di durare a lungo, pezzi da museo dell’horror. Pura ironia, pura storia.
In “Viziati”, gran cabaret involontario della storie fatta di storie televisive ci sono tutti, ma proprio tutti, coloro che stavano studiando in diretta o in registrata mentre facevano le prove dello sfascio a cui assistiamo
Mi sono molto divertito, consapevolmente, per tre annate a proporre tipi e scene del Colosseo tv; si sono divertiti gli spettatori, molti critici e opinionisti, meno uno o due (non faccio nomi, fanno parte del barnum, meglio farli sciogliere nel nulla).
Tre annate di storia che in un primo momento a RaiStoria avevano pensato di trasmetterne una selezione. Poi, davanti al magico spettacolo dei pifferai di cui sopra, hanno inventato il modo di evitare questa grande occasione di vedere, vedere meglio, il cabaret e scoprire che “Viziati” aveva visto giusto.
Ma non è finita qui. (3-fine)