Inarrestabili, Berry (non) ienizza La7. I camionisti reggono un servizio, più che un format
Inarrestabili è passato su La7 senza infamia e senza lode, in una seconda serata estiva. Avrà un futuro?
“Qualcuno potrebbe dire un vero lavoro di merda. E in qualche modo avrebbe ragione”. Così Marco Berry, senza bip e censure, ha raccontato in tv un mestiere ruvido, sporcandosi le mani con l’asfalto e costringendosi alle levatacce pur di continuare a fare il narratore interno. Per quattro puntate su La7 ha fatto dei camionisti i protagonisti di Inarrestabili, un programma documentaristico interamente dedicato alle loro storie.
Lo storico inviato de Le Iene non è nuovo a “monografie” a sfondo sociale: è rimasto ancora indimenticato il suo programma Invisibili su Italia1, in cui ha dato per la prima volta voce in tv ai senzatetto. Peccato che erano altri tempi e c’era meno overdose di questi temi negli stessi programmi-contenitore.
Oggi, invece, Berry è diventato in qualche modo vittima della sua stessa “formazione ienesca”. Perché Inarrestabili è sembrato un’extended version (troppo extended) di una rubrica a puntate che avremmo potuto vedere su Le Iene, già non nuova a servizi simili.
Sentir parlare per 45 minuti di autotreni, sterzate e benzina non è il massimo anche per gli amanti dei docu-reality (solo il sottoscritto, per movimentare un po’ il tutto, avrebbe invitato Emma Marrone o Lorena Bianchetti per i loro trascorsi sul tema?). Peraltro vedere La7, ormai allergica alla seconda serata, puntare all’improvviso su una produzione simile è apparso stridente. Il fatto, peraltro, che l’abbia trasmessa in estate (come esperimento tappabuchi?) dà da pensare.
L’ascolto di Inarrestabili non è mai stato esaltante, seppur nelle prime tre puntate sia stato abbastanza stabile: 403.000 (2.17%), 408.000 spettatori con il 2.18%, 411.000, 2,36%. L’ultima di lunedì è, invece, crollata a 281.000, 1.61%.
Ma una domanda sorge spontanea. Perché La7 non ha continuato a investire su quel gioiellino dal titolo Le vite degli altri? Marco Berry avrebbe potuto sostituire a testa alta Angela Rafanelli, entrando nei panni di più “ruoli”, così da scongiurare l’effetto ripetitività. Peccato che non ci abbiano pensato.