Mamme al bivio, su Real Time tutta l’ansia dell’adozione aperta: l’attesa delle mamme e dei nuovi genitori
Procedura ormai standard negli USA, l’adozione aperta dà alle mamme la possibilità di scegliere i genitori per il proprio bambino e di partecipare alla loro vita.
Restare incinta, non aver modo di crescere il proprio figlio e decidere di darlo in adozione: è un dilemma che ogni anno milioni di donne si trovano ad affrontare e che comporta decisioni difficili e scelte che condizioneranno la vita di tante persone. Ancor di più se si sceglie di optare per un’adozione aperta, che vede la mamma naturale scegliere i genitori del nascituro e condividere con loro pezzi di vita del proprio figlio. Tutto questo è al centro di Mamme al Bivio, serie Real Time che ha debuttato ieri sera, giovedì 14 agosto, alle 23.00 sul canale 31 del DTT e proseguirà per i prossimi 5 giovedì, sempre in seconda serata.
Il pubblico italiano, soprattutto quello femminile, potrà (se vorrà) assistere, più che partecipare, alle difficili, laceranti scelte che la mamma naturale si trova a fare lungo tutto l’arco della gestazione e ancor più nei 30 giorni successivi alla nascita del proprio figlio. Un mese in cui la legge americana dà la possibilità alla mamma naturale di ripensarci e tenere il bambino. Un mese duro per la donna che ha tenuto in grembo un figlio che ha pensato di non poter crescere adeguatamente e per la coppia di genitori che ha accarezzato l’idea di avere finalmente un figlio, impossibile da avere per via naturale. In alcuni casi, se non in molti, si tratta di coppie gay, che riescono così a coronare il sogno di una famiglia.
Diciamocelo, è uno strazio. Uno strazio che le donne italiane hanno spesso ‘vissuto’ in tv attraverso le storylines delle serie made in USA (e a memoria mi sovviene la ‘mancata’ maternità di Charlotte ed Harry in Sex and the City prima di procedere con l’adozione internazionale, la scelta di Quinn in Glee o il ‘mancato’ nipotino di Mark Sloan, la cui figlia dette il proprio bambino in adozione nella sesta stagione di Grey’s Anatomy) e che adesso è il principale oggetto di un ciclo di docureality realizzato da TLC che cerca di raccontare l’adozione aperta dai diversi punti di vista in gioco. E se vi siete persi la prima puntata potete recuperarla domani, 16 agosto, alle 11.25.
Non che programmi di questo genere manchino nei palinsesti italiani: Teen Mom o 16 anni e incinta ci raccontano spesso storie di questo tipo, così come Generation Cryo su MTV ha portato in tv la storia di una ragazza alla ricerca dei suoi fratelli biologici, nati dallo stesso donatore scelto dalla mamma per avere lei. Tutti scenari ‘inesistenti’ in Italia, ancora alle prese con una decisione sulla fecondazione eterologa, in cui l’adozione prevede la totale rottura con la mamma biologica, in cui le politiche sulla maternità sono davvero ‘schizofreniche’ (ma questa è un’altra storia).
In tutto sei puntate da un’ora per raccontare storie davvero difficili, scelte dure da fare e non rese più facili dall’idea di poter seguire, vedere, conoscere i propri figli, anzi. L’idea di poter far parte delle loro vite, ma non da protagoniste non è certo facile per una madre. Ma le statistiche dicono che ormai negli USA il 95% delle adozioni è aperto, contro il 36% dei primi anni ’80. Mamme al bivio, quindi, porta in tv l’aspetto narrativamente più drammatico e cruciale di un processo destinato a durare decenni e a condizionare le vite di molti: l’approccio è tendenzialmente rassicurante, aderendo non solo alla tipica narrazione tv, ma anche agli stilemi di questo tipo di produzioni, tipiche di TLC ed MTV.
Mamme al bivio, peraltro, dovrebbe essere ispirata – se non tratta – da Birth Moms, uno speciale di un’ora e mezzo trasmesso nel 2012 da TLC e prodotto dalla Gigantic!, casa di produzione che ha al suo attivo anche il ciclo True Life per MTV. In Italia, invece, resta davvero indimenticabile, almeno per me, Mamma ho preso l’aereo, docureality trasmesso da La7 e incentrato su un gruppo di famiglie italiane alle prese con adozioni internazionali e con le fasi di avvicinamento ai loro piccoli. Fu un caso più unico che raro, purtroppo. Ma, per quanto paradossale possa essere, di maternità sulla tv italiana si parla poco e male.