Il prossimo lunedì, dalle ore 16, torna sulla prima rete della Rai lo storico contenitore “La Vita in diretta”. Torna in onda dopo una difficile stagione, ma soprattutto torna in una veste totalmente rinnovata, sia per quel che riguarda la grafica, che per i contenuti e non da ultimo per la nuova coppia alla conduzione, che come sappiamo è formata da Cristina Parodi e Marco Liorni. Fra le novità di più rilievo, c’è sicuramente quella che riguarda la persona che ha ideato questa “nuova” Vita in diretta. Ci riferiamo a Gregorio Paolini, che torna ad occuparsi di televisione dopo il “crash” di salute, come lui stesso lo ha definito, che lo ha colpito tempo fa.
Abbiamo chiesto a Paolini di presentarci la sua “nuova” Vita in diretta, in questo numero speciale di “Fuori gli Autori”. Ecco le sue considerazioni in esclusiva per TvBlog.
La mia Vita in diretta
Quest’anno ho passato alcuni mesi in un ospedale. Lì ho reimparato piano piano alcune cose che all’improvviso avevo dimenticato. Una di queste è che ci sono persone ancora capaci di dare battaglia per il possesso di un telecomando. Nella stanza dove c’era un televisore in comune, alle quattro di pomeriggio, una signora mi ha guardato con la faccia cattiva e mi ha ordinato: mi dia quel coso. “Quel coso” era appunto il telecomando. Opporre resistenza o proporre mediazioni era inutile. Pazienti e infermiere compatte come un esercito difendevano con le unghie e con i denti la loro dose quotidiana di Barbara D’Urso, che dal televisore le guardava dritte negli occhi, con sguardo imperativo e complice allo stesso tempo. Nei giorni in cui invece arrivavano le notizie di alluvioni e cataclismi di vario genere, dopo un paio di telefonate preoccupate al figlio lontano, i telecomandi viravano sul primo canale Rai, garanzia di affidabilità quando il gioco dell’informazione si fa serio.
Questa vacanza forzata in ospedale non mi ha dato insegnamenti trascendentali, in compenso ho conquistato sul campo un master in infotainment dei pomeriggi televisivi. Una materia su cui già in passato avevo accumulato qualche discreta esperienza. Tutte informazioni che mi sono tornate utili quando ho rimesso piede nella sede Rai di via Teulada. La mia vita in diretta, adesso, sarà lì, tra lo studio 3 ed il quarto piano. La sfida che ci aspetta è quella di dare una nuova veste e un nuovo stile ad uno dei programmi storici di Rai1. Con due volti che sono al tempo stesso una novità e una garanzia: Cristina Parodi e Marco Liorni.
Autorevoli luminari mi hanno confermato come le cose che più appassionano una persona sono quelle che per prime tornano in mente. Una cosa che non ho mai dimenticato, da quando ho iniziato a fare questo mestiere, è che non ci sono temi di cui si deve parlare oppure no: il punto è sempre come se ne deve parlare. Imponendo uno stile, un formato, una tridimensionalità ai problemi e alle storie personali. Non escludendo ma includendo. Con un linguaggio fresco, fatto più di buona televisione che di freddezza da telegiornale.
Oggi chi guarda la tv generalista in Italia, e anche chi la dirige, si sta abituando a una nuova estetica del racconto: un esempio è il successo, proprio su Rai1, di un programma come Petrolio, in cui riconosco l’impronta di bravi autori, videomaker e montatori di cui ho seguito la crescita professionale. Anche un programma come la Vita in diretta, che parla a una platea più popolare e che nasce nelle notizie di ogni giorno, deve innovarsi nel modo di raccontare la realtà: rispettando gli elementi che il pubblico riconosce e al tempo stesso innestando delle novità nel racconto di un paese che, ci piaccia o no, sta cambiando.
Molte sfide attendono la Rai nei prossimi tempi, e non possono prescindere dalla finestra che ogni giorno Rai1 apre sulla realtà degli italiani, sul linguaggio che sceglie per parlare al proprio pubblico più fedele e per catturarne al tempo stesso di nuovo. Che ci si occupi di cronaca nera o di matrimoni hollywoodiani, di inchieste sociali o di personaggi famosi, di economia o di politica, ciò che conta è farlo bene, con uno standard dignitoso, senza ricorrere a scorciatoie, con curiosità verso tutti gli aspetti della vita, senza limitarsi a un racconto fatto di bozzetti, fuori dal tempo.
C’è un pubblico che a quell’ora si avvicina alla tv come davanti a un grande rotocalco popolare. Se le mie vecchiette ospedaliere diranno alle loro amiche che è meglio mettere sulla Vita in diretta perché è lì che le cose succedono, la prima sfida sarà vinta. Se qualche loro figlio o nipote in visita si fermerà di fronte a una storia o a una discussione che li avrà catturati, avremo vinto un’altra sfida.
Chi da lunedì 8 settembre alle 16 si sintonizzerà sulla Vita in diretta di Rai1, dovrà percepire che qualcosa è cambiato. Che c’è una grande squadra capace di muoversi da un punto all’altro del paese, da un fatto all’altro del giorno, con i mezzi e la capillarità che solo la Rai – nonostante tutto – può avere. Non sarà un lavoro facile, ma mi sono ricordato che ogni vita vale la pena di essere vissuta in diretta.
Gregorio Paolini