Roma Fiction Fest 2014, Carlo Freccero a TvBlog: “Abbiamo costruito una mappa dell’immaginario contemporaneo. La fiction italiana? Vorrei che fosse per tanti pubblici” (VIDEO)
La videointervista di TvBlog a Carlo Freccero.
In occasione della conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2014 del Roma Fiction Fest, TvBlog ha intervistato il direttore artistico Carlo Freccero, prima e dopo la conferenza.
Durante la conferenza, Freccero ha presentato nel dettaglio tutto il programma di questa edizione. Verso la fine della conferenza, però, stuzzicato sul suo rapporto con la fiction italiana, l’ex direttore di Rai 2 e Rai 4 si è acceso subito, smentendo categoricamente il suo presunto odio aprioristico nei confronti dei prodotti del nostro paese.
Anche noi, quindi, oltre a chiedergli del Roma Fiction Fest 2014 ovviamente, abbiamo approfondito la questione.
Carlo Freccero, direttore artistico del Roma Fiction Fest 2014. E’ stato semplice o complicato organizzare questa edizione?
E’ stato appassionante. Voglio dire così perché veramente è stato grandioso riuscire ad organizzare questo festival in poco tempo. E’ chiaro che è stato possibile perché c’era già un’equipe che aveva progettato qualcosa, l’equipe della APT, dove voglio citare quattro persone importantissime Gaia Tridente, Marco Spagnuolo, Simone Rainieri e anche Andrea Fornasiero. Con questi abbiamo cominciato a selezionare, a studiare e stanotte ho avuto la conferma che questa nuova serie che si chiama American Crime è una serie che andrà in onda nel 2015, puoi quindi capire con quanta passione e con quanta forza abbiamo lavorato. C’è un po’ di tutto. Io conosco molto bene il vostro sito, per cui posso dire che oltre alla fiction italiana, c’è in qualche modo tutto il panorama grandioso della fiction americana.
Da direttore artistico del Roma Fiction Fest, qual è stato il suo obiettivo con questa edizione?
Gli obiettivi sono stati tanti. Due soprattutto. Il primo, naturalmente, è di costruire una mappa dell’immaginario contemporaneo. Avendo tre sale importanti, ho una sala principale, che io chiamo Rai 1, che è quella della fiction italiana, poi c’è una sala per i prodotti premium o Sky e una sala per i prodotti di genere americani, dove ci sono quattro generi principali, political drama, horror, sy-fy, queer e crime. E’ un modo per avere la fotografia dello stato attuale. Il secondo è di aprire una discussione sulla fiction italiana, per far capire ormai come cinema e fiction sono ibridati assieme e come si cerchi in qualche modo di far capire ormai che non si può fare la fiction per un solo pubblico, per il pubblico della tv generalista, ma fare anche una fiction per pubblici differenti. C’è anche un terzo obiettivo, per far sì che questo festival diventa un complemento e la seconda parte del Roma Film Festival, in qualche modo la seconda o la prima parte, l’anteprima o l’antipasto, io credo che sia molto importante mescolare cinema e fiction oggi.
Perché in molti dicono che lei è contro la fiction italiana?
Io amo molto anche la fiction americana. Io non posso negare che amo molto True Detective però l’esempio di come io la penso è quel giorno in cui ho costruito appunto True Detective, ho chiamato a presentarlo un autore che io amo moltissimo, che per me è il mio regista preferito che è Bertolucci, e anzi, ho ritrovato nella mia memoria un film fatto per la tv, Strategia del ragno: queste due fiction sono analoghe come filosofia e come racconti. Quindi, io amo molto la fiction italiana, è chiaro che trovo quella fiction pedagogica in qualche modo un po’ superata. Quando vedo Gomorra, esalto Gomorra, quando vedo Romanzo Criminale, esalto Romanzo Criminale, ma anche La meglio gioventù, il primo Montalbano… E’ un’accusa che mi fa incavolare terribilmente perché la amo ma vorrei che fosse per tanti pubblici e non solamente per il pubblico di Rai 1 o di Canale 5. E’ chiaro questo fatto? Capite un po’, asini!