Piazzapulita, Corrado Formigli a TvBlog: “L’anno scorso abbiamo vinto la battaglia contro Report e Presadiretta, ora torno a fare l’inviato”
Il conduttore di Piazzapulita a TvBlog: “Abbiamo costretto Raitre a riportare Report e Presadiretta alla domenica”. Sulla prima puntata stagionale: “Voglio essere giudicato per la qualità del lavoro che manderemo in onda stasera. L’ascolto, una volta tanto, lo metto in secondo piano”
No, Benigni non lo avremo, lo lasciamo a Giannini. Noi abbiamo documenti filmati di enorme importanza. Racconteremo storie shockanti, documenteremo violenze perpetrate a bambine di 10-11 anni a Mosul; avremo un’intervista esclusiva al padre di Giuliano Del Nevo, il ragazzo genovese andato in Siria a fare la jihad e che si crede sia morto. Avremo uno straordinario reportage di Francesca Mannocchi dalla Libia per raccontare la sua esplosione. Siamo stati l’unica troupe italiana in Libia in questi giorni: è un Paese fuori controllo ed è di fronte alle nostre coste.
Corrado Formigli con queste parole presenta a TvBlog la prima puntata stagionale di Piazzapulita, in onda stasera su La7 alle ore 21.10 (in liveblogging su PolisBlog). La quarta edizione del talk show parte si apre con alcuni reportage realizzati in terre di guerra. Lo stesso conduttore è tornato sul campo, recandosi in Kurdistan, sul fronte della guerra tra i peshmerga e i terroristi dell’Isis.
Di tutto questo e di molto altro ha parlato Formigli in una lunga intervista, che vi proponiamo di seguito.
Scelta coraggiosa quella di partire dalla politica estera. Ma che ha compiuto anche Porro per la prima puntata di Virus e che sembra intenzionato a percorrere anche Santoro visto il promo di Servizio Pubblico con le immagini di Gaza devastata. I talk show italiani si sono accorti che l’unica soluzione per sfuggire al teatrino della politica è questa?
Ti correggo. Non ci occupiamo soltanto di politica estera, si tratta di qualcosa che ci riguarda da molto vicino e che riguarda i nostri confini anche perché c’è un tema di sicurezza interna – mi pare che Virus fosse soprattutto orientato al tema della paura nei nostri confini. La nostra puntata tende a sparigliare nella misura in cui io sono tornato a fare l’inviato. Sono andato in prima persona nei luoghi del conflitto. È una scelta diversa, tesa a ribadire il mio ruolo di conduttore-inviato. Il pubblico chiede ad un programma di informazione serietà, cioè parlare di cose che si conoscono. La prova della nostra intenzione di essere seri è nel dire ‘vi raccontiamo qualcosa che abbiamo visto coi nostri occhi. Guardate, ci siamo sporcati le scarpe. Potete non essere d’accordo con quello che diciamo, ma la nostra serietà è fuori discussione’. Sono tornato a fare il mio mestiere di inviato, è importante ribadire da dove vengo: sono un inviato, che credo sia il grado zero del giornalismo, oltre che un mestiere estremamente divertente e interessante.
Insomma, il valore aggiunto di Piazzapulita non è tanto nel tema scelto, ma nel fatto che conduttore e inviati si siano recati sul posto?
Esatto. La scelta del tema dice poco di un programma televisivo; ciò che dice di un programma televisivo è come questo tema viene sviluppato e quello che si fa vedere al pubblico. Piazzapulita ha sempre puntato molto sulla qualità delle inchieste. Non solo nella realizzazione giornalistica, ma anche nella fotografia, nel montaggio, nella post produzione. Cerchiamo di offrire al pubblico un prodotto completo e un racconto avvincente. Una cosa è chiudersi nello studio e parlare della guerra mettendosi il giubbotto antiproiettile, una cosa è mostrare ciò che si è visto.
Il fatto che quest’anno puntiate ancora di più sul reportage è motivato dall’assenza di concorrenti come Report e Presadiretta, tornati in onda la domenica, o dall’aver notato – come avevamo fatto noi di TvBlog all’inizio della scorsa stagione – come il talk fosse la parte più debole del programma?
Non considero il talk la parte più debole, è parte integrante del nostro programma. Se fai un programma di oltre tre ore non puoi farlo di solo filmati. È chiaro che quanto più il talk è intrecciato al racconto filmato tanto migliore risulta. L’anno scorso con Report e Presadiretta in concorrenza abbiamo scelto di stare moltissimo sull’attualità. Cioè di combattere la battaglia contro Raitre sull’attualità bruciante; in questo senso il talk si prestava molto. La battaglia l’abbiamo vinta costringendo Raitre a riportare Report e Presadiretta alla domenica. Questa la considero una grande soddisfazione per tutti noi. Quindi il fatto che non abbiamo contro quel tipo di linguaggio filmato ci permette di dare maggiore respiro al nostro racconto.
Poi non condivido con voi il giudizio ‘il talk è finito, ha stufato’. Il talk ha sempre funzionato; il fatto che ce ne siano sempre di più significa che è un genere che tira e interessa al pubblico. Le leggi di mercato in tv funzionano e la televisione è uno dei pochi luoghi in cui il mercato è spietato e la concorrenza è molto accesa. Il fatto che il talk sia ancora in onda significa che funziona.
O forse che costa di meno rispetto ad altri generi?
Ma non è poco che costi di meno. Le leggi del mercato si basano anche sui costi. Non ho ancora trovato un critico televisivo che mi spieghi come si facciano tre ore e mezza senza talk. Se qualcuno me lo spiega, io provo a farlo. Poi voi avete ragione a pretendere che i filmati siano avvincenti e che diano qualcosa in più al programma. Noi siamo un settimanale e siccome non è detto che l’attualità ci sostenga per ogni puntata è importante puntare su un programma ben strutturato: anche se non accade nulla di eclatante in quella settimana, il programma deve essere in grado di offrire al pubblico un prodotto ben montato, ben girato, con belle luci e scenografie, con una discussione interessante.
Qual è l’obiettivo di share per questa stagione?
Rimanere in linea o leggermente sopra la media della rete in prima serata. Ma non parlo di numeri. Piazzapulita nei tre anni di messa in onda è sempre stata abbondantemente sopra la media di rete. Dipenderà molto dalla controprogrammazione; il lunedì è molto duro: le grandi fiction di Rai1, Squadra antimafia, Del Debbio, i posticipi di Serie A, in seconda serata Petrolio, Gazebo. Il lunedì tutte le reti hanno un’offerta molto identitaria.
Insomma, la media di rete è intorno al 4%.
Noi in media non abbiamo mai fatto meno del 5%. L’anno scorso abbiamo fatto il 5%, quello prima il 6,6%, quello prima ancora il 5,6%.
L’assenza di Alessandro Sortino quanto peserà, anche per i reportage?
Pesa molto, è un grande professionista. Alessandro è una figura professionale che non si sostituisce così facilmente. Peserà. Però ci siamo attrezzati per giocare la partita con uno schema diverso. Sono tranquillo.
Nella vostra squadra ci sono nuovi innesti?
Abbiamo preso un eccezionale autore, particolarmente forte sull’editing, Davide Bandiera. Gli altri autori restano Vittorio Zincone, Mariano Cirino ed io. Abbiamo preso un nuovo inviato, Salvatore Gulisano, che lavorava a Quinta Colonna e Matrix. Siamo competitivi. In più stiamo lavorando a qualche novità del format, che non riguarda soltanto la mia maggiore presenza sui filmati – non so se girerò tutte le settimane, ma interagirò molto con i servizi dallo studio – ma anche qualche elemento di satira intelligente. Sperimenteremo un rapporto di collaborazione col Terzo segreto di satira.
Vi danneggia la messa in onda de La Gabbia alla domenica?
No, non credo. È andata in onda anche la scorsa stagione di domenica; sono due programmi molto diversi, non credo ci siano problemi.
Il rapporto col M5S oggi qual è?
Stasera trasmetteremo un’intervista a Di Battista, concessa tranquillamente. Al di là di certi nervosismi deve essere riconosciuto a Piazzapulita una correttezza professionale, uno standing giornalistico neutrale. Lo rivendico. Siamo stati prima considerati troppo vicini al M5S, poi, dopo lo scoop di Favia, troppi ostili. In realtà abbiamo soltanto fatto il nostro lavoro: dare le notizie, tutte.
Un giudizio su Quinta Colonna, principale competitor di Piazzapulita.
È un programma molto televisivo, che funziona molto bene. È un concorrente molto serio e molto temibile.
Cairo investe milioni in Floris ma taglia il budget di Piazzapulita. Ti sembra una frase corrispondente al vero?
No. Il fatto che Cairo investa in Floris potenzia tutta le rete. Le ricadute positive di un successo di Floris sono anche per Piazzapulita. Quindi ben venga Floris e gli investimenti su di lui, che rinforzano tutta la rete.
I tagli al budget Piazzapulita però sono veri.
Sono stati fatti degli interventi di risparmio e di ottimizzazione sulla produzione. Ma questo dovresti chiederlo a Magnolia, di cui non conosco i conti nel dettaglio. Posso dirti che noi oggi abbiamo tutti gli strumenti per fare il programma in modo professionale.
È vero che l’anno scorso La7 aveva pensato di affidarti un programma quotidiano per il preserale?
In quel periodo si discuteva su come rinforzare la fascia che precede il telegiornale. Era una discussione che si faceva apertamente nei corridoi di La7. Geppi Cucciari e la Parodi non avevano sfondato la linea del 3% e quindi ci si poneva il problema del traino al tg. In quella discussione se ne parlò, tranquillamente. Ma poi la cosa non ha avuto seguito.
Ha avuto seguito, un anno dopo. Con Floris.
Lì, c’è il tema del traino del tg di Mentana. Adesso è stato affrontato con Floris, speriamo che vada bene. Aspettiamo i risultati.
Ieri sera Gigi Proietti, intervistato da Marco Travaglio… A proposito con Travaglio quali sono i rapporti ad oggi?
Non ne ho. Non ne ho mai avuti.
Lui aveva detto di non voler partecipare a Piazzapulita per “motivi igienici”.
Non mi interessa neanche tornarci, francamente.
Dicevo, Proietti ha detto che ormai i politici hanno imparato a fingere nei talk show. Ha ragione?
I politici hanno sempre finto davanti al telespettatore. Ma ora si fanno beccare un po’ più spesso. Il livello di vigilanza, anche grazie ai social network, è più alto. I politici hanno sempre raccontato bufale in tv, ora vengono beccati un po’ più spesso di prima.
Anche a Piazzapulita l’interazione con Twitter non mi sembra del tutto compiuta. Spesso ve la cavate leggendo alcuni tweet nell’ultimo blocco, ben oltre la mezzanotte. In questa stagione ci sarà un approccio diverso? E, in generale, in che modo si può introdurre Twitter all’interno di un talk show?
Twitter è un termometro molto critico di quello che sta accadendo. Noi lo utilizziamo come una sorta di sondaggio volante. Devo dire che Piazzapulita è uno dei programmi più attivo e più seguito sui social network e su Twitter. Non è vero che non sappiamo come utilizzarlo. L’efficacia televisiva di Twitter è ridotta. La televisione è fatta di immagini, di suggestioni, di emozioni. La funzione di Twitter, cioè registrare un mood e anche dare notizie in diretta, non può essere allargata più di tanto; non dobbiamo considerarci troppo dipendenti da Twitter. Comunque, stiamo valutando nuovi campi di utilizzo. Il nostro social media editor, Gabriele Zagni, a breve mi farà delle nuove proposte. Ma per ora sono soddisfatto.
Perché un giornalista televisivo ha bisogno di un agente, nel tuo caso Beppe Caschetto? E poi, avere un agente rischia di limitare l’autonomia e la libertà di un giornalista?
No, in nessun modo. I contratti con gli editori sono molto complessi, si richiede un’expertise tecnica per valutarli; non siamo giornalisti con contratti a tempo indeterminato.
Scaramanzia a parte, poniamo che gli ascolti della prima puntata siano fallimentari…
Non mi interessa. Sono contento della puntata che stiamo facendo. Non sono fra quelli che dicono che l’ascolto non importa; importa eccome; ma credo che questo sarà un anno di guerra. E credo sia importante dire al pubblico ‘noi lo abbiamo capito, lo abbiamo raccontato da subito’. Voglio essere giudicato per la qualità del lavoro che manderemo in onda stasera. L’ascolto, una volta tanto, lo metto in secondo piano; poi ci penseremo, è una stagione molto lunga.
Cairo è a conoscenza di questa tua idea?
Cairo mi ha telefonato quando ero in Kurdistan, perché era preoccupato della mia incolumità (ride, Ndr). Si è molto informato, ha appoggiato la mia scelta.
Te lo chiedevo perché Myrta Merlino mi ha descritto così Cairo: “Se fai ascolti e costi poco, lui ti porta in palmo di mano. Se fai poco ascolto e costi troppi, lui ti butta fuori”.
Noi abbiamo sempre fatto ascolti. È un problema che non mi tange minimamente. Piazzapulita ha affrontato un numero incredibili di avversari. Vuoi che te li elenchi o li sai da solo?
Li conosco.
Gabanelli, Iacona, Del Debbio, Montalbano, Grande Fratello, Squadra antimafia, Juventus, Santoro, Le Iene, abbiamo avuto tutti contro e siamo sempre rimasti con ottimi ascolti. Ma fammi dire un’altra cosa.
Prego.
Vorrei dire chi non ci sarà stasera. Quello del teatrino politico è un tema al quale la stampa, anche di settore come la vostra, è molto sensibile. Siete pronti a protestare quando si fa il cosiddetto teatrino politico. E, a volte, avete ragione. Anche il mondo politico fa così, tu li inviti e loro rifiutano perché non vogliono stare nel teatrino. Ecco, noi per stasera abbiamo invitato il ministro europeo per gli Esteri Mogherini, il ministro della Difesa Pinotti e il premier Renzi per confrontarsi con le storie atroci che racconteremo in una discussione molto seria e molto alta. Abbiamo avuto solo dinieghi. È abbastanza deludente; mi sarebbe piaciuto sentire il ministro Mogherini dirci qual è la linea dell’Italia in Palestina, in Siria, in Libia, in Ucraina, in Iraq; mi sarebbe piaciuto sentire dal ministro Pinotti quali e quanti armi, a che condizioni aiuteremo le persone in Iraq. Non è stato possibile.
Ministro Pinotti che <a href="non ha trattato bene il vostro inviato Antonino Monteleone…
Non soltanto non vogliono venire in studio, non vogliono neanche le domande quando vanno in giro. Pensano che non si possano fare. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo mandare un fax per iscritto? Francamente mi sembra un po’ troppo.