Gianni Boncompagni: “Fucilerei Don Matteo, a Montalbano darei l’ergastolo”
Gianni Boncompagni, in un’intervista, ammette di non gradire Don Matteo ed Il Commissario Montalbano, ma parla anche di Non è la Rai e della presenza dell’autore nella tv di oggi
Terence Hill e Luca Zingaretti sono avvertiti: se Gianni Boncompagni dovesse diventare Presidente della Rai, avrebbe le idee chiare sui personaggi più famosi interpretati dai due attori. In un’intervista ad IlGiornaleOff, infatti, l’autore e regista non si risparmia e condanna i due protagonisti delle fiction più seguite di Raiuno ad una sorte poco serena:
“Fucilerei Don Matteo a piazza Mazzini davanti al cavallo, con tutti gli autori. Terence Hill: fucilato con gli autori, avvertirei le famiglie. A Montalbano darei l’ergastolo!”
Boncompagni non ci va leggero neanche con la dirigenza Rai:
“Licenzierei l’ottanta percento delle persone assegnando un vitalizio. Ne bastano venti per mandare avanti la baracca.”
Per il creatore di programmi che hanno fatto la storia della tv italiana, un ritorno in Rai non sembra prossimo. I dirigenti ed attori, dunque, possono stare tranquilli. E se mai vi tornasse, dovrebbero già sapere le sue condizioni, ovvero no ai raccomandati:
“In Rai lo sanno: non li ho mai presi. Uno raccomandato vuol dire uno che non è bravo. Uno bravo non ha bisogno di essere raccomandato. Ero noto anche per non prendere soldi. Io e Arbore non volevamo soldi, specialmente dai discografici.”
L’intervista guarda anche al passato, ed è inevitabile un commento su Non è la Rai, che segnò il suo passaggio a Mediaset:
“Feci il contratto con Berlusconi. Io avevo fatto ‘Pronto Raffaella’, quando cominciai c’era il monoscopio. Dopo un mese di ‘Pronto Raffaella’ ho fatto quattordici milioni di ascolti! Lo vedevano tutti. Berlusconi capì immediatamente il business della pubblicità e mi chiamò: ‘Facciamo Pronto Raffaella a Canale 5!’ E io: ‘Non si può dottore! È dal vivo. È una diretta, ci sono le telefonate in diretta’. E lui: ‘Vabbè, le telefonate le facciamo finte!’ Rimasi allibito. Berlusconi aveva comprato il Palatino, ti rendi conto? Io quando vidi il Palatino persi la testa. La mia regia aveva un muro romano! Mi fece un contratto spaventoso. Per me era una cifra pazzesca.”
E se tra le varie ragazze al centro del programma la migliore, secondo Boncompagni, era Miriana Trevisan, si dice orgoglioso che nel suo programma non si accettassero determinati “favori”, mentre oggi, se accade, non resta un mistero:
“Oggi la dai per fare un programma? Può darsi, ma si viene a sapere.”
Boncompagni, al di là delle frecciatine che rivolge alla tv di oggi, ammette che la televisione sente l’assenza degli autori, a favore del format:
“Ha ragione, l’autore non c’è più. Se lei cerca in tv oggi un corrispettivo di Amurri & Verde non ci sono più. Nella televisione che replicano d’estate si vede l’autore. Falqui ne prendeva di bravi. Nel format l’autore non serve. Oggi non c’è spazio, molti format sono pronti a scattare. Un programma oggi deve essere già un successo nel mondo. Un Dino Verde non c’è più. Il funzionario fa i format.”
Insomma, per Boncompagni alla tv di oggi servono più persone esperte e meno format, mentre per quanto riguarda certe fiction il suo pensiero estremo rispecchia la sua verve da sempre controcorrente ma che gli ha permesso di arrivare a portare in tv successi che oggi si ricordano con affetto. E se fucilare Don Matteo potrebbe non essere un’idea approvata dai più, chissà cosa uscirebbe fuori se Boncompagni scrivesse una fiction e, secondo noi, ci ha pensato.