La prima puntata di Tv Talk 2014-15 segna il ritorno della partnership tra la trasmissione di Rai Cultura e Blogo con le domande proposte dai nostri lettori e scelte esclusivamente dalla redazione del programma, condotto quest’anno non solo da Massimo Bernardini, ma anche da Cinzia Bancone e Sebastiano Pucciarelli. Una conduzione a 3+1, con la partecipazione di Silvia Motta, che si traduce in una sorta di suddivisione più marcata, anche visivamente, di spazi e argomenti. Ciascuno appoggiato alla propria ‘colonna-leggio’ i ‘magnifici 4’ fanno pensare ai concorrenti de L’Eredità, tanto più che tra gli ospiti di questa prima puntata c’è anche l’immarcescibile Conti (che evidentemente ci avrà suggestionato). Ma torniamo a noi.
Tra le tante domande poste ai due giornalisti, Tv Talk ha optato per due decisamente diverse tra loro. Per Massimo Giannini, neo-conduttore di Ballarò, si punta su quella di luke92:
“Per questa nuova avventura si è ispirato a un modello di conduttore in particolare o si è fatto seguire da un coach per imparare il mestiere?”.
Giannini risponde senza grandi problemi:
“Beh, di coach non ce ne sono, di modelli invece ce ne sono diversi. Come ho già detto in qualche altra occasione, considero Santoro un maestro sotto questo profilo. Ammiro di Santoro la capacità di portare pezzi di vita reale in studio ed è quello che spero di fare in questa edizione di Ballarò. E’ un po’ il mio obiettivo”.
Per Formigli, invece, viene scelta una domanda a dir poco ‘spiazzante’, quella di Alice4400 che però voleva sottoporla a entrambi i giornalisti:
“Formigli e Giannini oltre ad essere ottimi giornalisti siete degli uomini molto piacenti, questo vi aiuta o vi ha aiutato a fare tv?”.
Beh, inevitabilmente Formigli si schermisce e ringrazia per il complimento, anche se con un pizzico di sorpresa nello sguardo:
“Non c’ho mai pensato. Mi fa piacere, ma questa cosa non penso che mi abbia aiutato, penso di no”.
Gli credo. Non mi sembra che la ‘piacionaggine’ sia mai stata la chiave del suo giornalismo, ecco.
La presenza di Giannini e Formigli permette di far iniziare la stagione parlando di talk politici messi sotto osservazione: è crisi o necessariamente un ‘ridimensionamento’ dopo la grande abbuffata e la trasformazione del genere sempre più invasivo, provoca Bernardini.
La tesi di Bernardini viene supportata dalla Motta con i dati d’ascolto: la media dei 7 talk show in prima serata cala di 2.000.000 rispetto all’anno scorso. Ballarò nel 2014 ha finora raggiunto una media dell’8,4%, nel 2002 il 6% mentre nel 2010 si arriva al boom del genere. Se la Motta accoglie la tesi di Bernardini, per Freccero è la cartina al tornasole della crisi della politica.
“Erano anni diversi. Nel 2002 si seguivano i talk contro la ‘censura’ di Berlusconi. E c’era censura, credetemi. Proprio in quegli anni mi fecero fuori”
dice Freccero giusto per scaldarsi. E la stagione sarà lunga.
“Parto da una crisi, quella dei giornali, per arrivare in un’altra crisi, quella dei talk, ma soprattutto del linguaggio politico”
commenta Giannini, approdato in un tv in una stagione magari non proprio florida, quella dell’esplosione della ‘bolla’ dei talk, nata in un periodo di ‘censura’, di clima berlusconiano che spingeva all’approfondimento per andare oltre i proclami.
“Stucchevole il dibattito sulla crisi dei talk: sono pronto a scommettere che di fronte a una crisi di governo gli ascolti salirebbero. (…) L’anno scorso di questi tempi Piazzapulita faceva gli stessi ascolti. E io penso ancora che i talk continuino a dettare l’agenda politica”
dice Formigli che mette anche l’accento sulla controprogrammazione non solo generalista, ma anche satellitare e digitale, per il calo di ascolti rispetto alla scorsa stagione.
Bernardini e Simonelli invece contestano la questione dell’agenda politica; piuttosto se il modello della contrapposizione ha dominato il racconto del talk finora, è anche vero che adesso è più difficile rappresentare le contrapposizioni Renzi-D’Alema e far appassionare a questo tipo di racconto.
Da qui, forse, la rincorsa al ‘faccia a faccia‘, cui ricorrono tutti, da Quinta Colonna a Ballarò.
“Il faccia a faccia ti permette una maggiore capacità di scavo del personaggio. In questa formula ci credo abbastanza: per quel che ci riguarda va messo a regime, ma è difficile comunque mettere insieme 42 personaggi di calibro per coprire tutte le puntate”
dice Giannini. La scelta dell’inizio col Faccia a Faccia, decisa da Ballarò per ‘differenziarsi’ funziona? Per Freccero il politico non conta più nulla. Lapidario.
Formigli non li fa spesso: “Trovo siano troppo inflazionati” dice il conduttore di Piazzapulita che sottolinea invece come la formula sia spesso ‘imposta’ dal politico per non confrontarsi nel dibattito. Fare queste ‘concessioni’ è pericoloso: la sua formula è il dibattito anche acceso, i servizi ben confezionati sono per lui le vere chiavi del programma.
In fondo il faccia a faccia nasconde un’altra funzione, quella di mettere in evidenza il conduttore. Non lo nasconde Giannini che anzi si spinge oltre, rivendicando la scelta dell’editoriale.
“Io vado ancora più avanti. Rispetto alle scorse edizioni ho voluto l’editoriale: penso che sia giusto il giudizio anche da parte del conduttore”.
Si rivendica il ruolo, quindi: sempre meno vigile urbano sempre più protagonista. Anche se aggiungerei che c’è differenza tra vigile e vigile. In fondo ci si ricollega alle perplessità sull’agenda politica: è vero che viene dettata dai talk se si confezionano servizi che mettono in evidenza fenomeni ‘taciuti’ dalla politica, portati invece all’attenzione dell’opinione pubblica. E quella, come si dice in studio, non è più chiacchiera, ma giornalismo. Ed è un’altra cosa.