C’eravamo tanto amati
per un anno e forse più,
c’eravamo poi lasciati…
non ricordo come fu…
ma una sera c’incontrammo,
per fatal combinazion,
perché insieme riparammo,
per la pioggia, in un porton
C’è qualcosa di molto di più che un semplice “scazzo” in diretta, rispetto a quello che è successo giovedì sera fra Michele Santoro e Marco Travaglio. Qualcosa che parte da lontano e che giovedì sera è detonato, semplicemente perchè il fuoco covava da molto tempo sotto la cenere. Da quando Silvio Berlusconi non è più al centro dell’arena politica nostrana, qualcosa si è rotto fra Michele e Marco ed ora che il “collante” fra di loro non c’è più, affiorano le differenze. Queste diversità sono inevitabilmente affiorate settimana dopo settimana, fino a quello che è successo l’altra sera. Inoltre gli ascolti del programma sono oggettivamente calati e qualcuno potrebbe dare la colpa ad un “rompiscatole” come Travaglio che fa scappare i politici con maggiore appeal televisivo dal programma, tanto da far decidere a Santoro di relegare Travaglio a fine emissione.
Il sottofondo politico poi di queste ultime puntate di Servizio Pubblico è che Travaglio non poteva non dissociarsi dal rito di separazione che si consuma settimana dopo settimana fra Santoro ed il “grillismo”. Un po’ perchè Grillo non accetta di andare a Servizio pubblico, un po’ perchè l’idea di giornalismo di Santoro e Travaglio oggi non è più -evidentemente- la stessa. Dire che Travaglio lasci Servizio pubblico si o no, è cosa piuttosto complessa. Anche se è tremendamente difficile per uno che se ne va, tornare sui propri passi. Il silenzio di queste ore di Travaglio (anche noi di Blogo abbiamo provato a contattarlo, ma lui ha preferito per ora non parlare) e la contemporanea disponibilità a lanciare dichiarazioni da parte di Santoro, anche se solo dal suo canale ufficiale, fanno ben capire come la decisione più difficile, al di la della disponibilità dell’ex conduttore di Samarcanda a riaccogliere Marco nel suo programma, sia del vice direttore del Fatto Quotidiano.
Oggi, nel suo editoriale quotidiano in prima pagina del “Fatto”, Travaglio la mette sull’ironia, “scusandosi” per quanto ha fatto giovedì sera:
“Mi scuso con tutti, per aver abbandonato lo studio di Servizio pubblico proprio quando stavano per convincermi: ancora dieci secondi e avrei confessato che l’alluvione l’ho fatta io. Il fango c’est moi.”
Il loro sarà un futuro da “separati in casa”, oppure ci sarà un divorzio? Qui il discorso si arricchisce di altre considerazioni piuttosto delicate. Come è noto Servizio Pubblico è prodotto dalla “Zerostudio’s”, la società di Santoro in cui il Fatto ha investito e di cui il giornale è proprietario per il 30%. Curioso notare che l’amministratore di Zerostudio’s è il medesimo del Fatto quotidiano, ovvero Cinzia Monteverdi, che in queste ore è fra l’incudine ed il martello, essendo amica di entrambi e che a questo punto tenterà di convincere Travaglio a non lasciare il programma del giovedì sera di La7. Però per Marco stavolta è molto dura rientrare, Santoro vincerebbe in ogni caso, quindi dipende solo da lui.
Se poi sarà davvero separazione fra Michele e Marco, dovrebbero in qualche modo separarsi anche dal punto di vista proprietario: e sono soldi ed in questa cosa potrebbe essere coinvolto anche l’appalto del programma di Giulia Innocenzi. Troveranno un nuovo accordo? Magari prima di giovedì si ritroveranno a ripararsi dalla pioggia “in un porton”, come diceva una vecchia canzone, e fra di loro scoppierà la pace.
Nulla è scontato. Giovedì sera su La7 la risposta a tutti questi interrogativi.