Home MasterChef Italia Francesco Facchinetti: “Non ho fatto The Voice perché sono come Balotelli. Vorrei condurre MasterChef”

Francesco Facchinetti: “Non ho fatto The Voice perché sono come Balotelli. Vorrei condurre MasterChef”

Il conduttore radiofonico torna a parlare di X Factor, The Voice of Italy e del suo rapporto con la Rai

pubblicato 27 Ottobre 2014 aggiornato 2 Settembre 2020 22:46

Francesco Facchinetti come Mario Balotelli. A recuperare il paragone, che sarebbe stato inventato da alcuni giornalisti, è il diretto interessato, in un’intervista rilasciata al sito Ilgiornaledigitale. Il conduttore radiofonico e televisivo per spiegare per quale motivo non sia stato scelto lui per guidare la seconda edizione di The Voice of Italy (poi andata a Federico Russo), dopo la fallimentare parentesi di Fabio Trioiano:

Penso sia stato un momento particolare. Dei giornalisti mi hanno definito il Mario Balotelli della situazione: il ragazzo prodigio e combinaguai. Penso che con me e The Voice è successo quello che è accaduto tra l’Inter e Balotelli. C’era un bravo giocatore in casa, ma a un certo punto non sono andati d’accordo tra loro. Penso che per me sia accaduto lo stesso.

Facchinetti-Balotelli però non si è buttato giù ed ora si gode quelle che lui definisce “grandissime soddisfazioni”, con riferimento agli exploit televisivi dei suoi Matano e Sole:

La fortuna ha voluto che nel momento in cui si è deciso di ricominciare da zero e “tornare in cantina” – come definisco io il momento in cui si torna a essere in tre perché le cose vanno male e tutti spariscono – ho detto “ok, concentriamoci sugli altri“. Questa cosa nell’ultimo anno e mezzo mi ha fatto togliere grandissime soddisfazioni. Vedere Frank Matano a Italia’s Got Talent o Francesco Sole a Tu sì che Vales è una grande soddisfazione. Escono dalla mia agenzia di talenti, tra cui molti del fashion che lavorano in tutto il mondo, Chiara Biasi e Mariano Di Vaio sono tra questi. Mi sono concentrato sul mio business, ho viaggiato per il mondo, prima annusato e poi aperto sedi. Oggi penso di essere tra le due-tre agenzie digitali più grosse nel mondo. Pensare che questo è stato fatto in due anni ti rende felice.

Dunque, il figlio di Roby Facchinetti dei Pooh oggi è felice. Anche grazie alla radio, dove conduce (su Radio Kiss Kiss, per la precisione, I Corrieri della Sera):

La televisione è un mezzo invasivo, se la accendi in casa occupa tutti gli spazi. La radio, invece, sei quasi tu a doverla cercare per ascoltarla. La radio è un mezzo di comunicazione che preferisco molto di più: ti permette di andare in onda tutti i giorni senza rompere le scatole a nessuno. Se facessi lo stesso in tv sarei invasivo. Fatta ferma la differenza tra i due mezzi, la soddisfazione più grande è fare un programma e costruirlo da zero – come I corrieri della sera. Ho sempre lavorato in radio ed ereditato grandi programmi, come Password a Rtl, ma I corrieri della sera l’ho creato io. Siamo riusciti in pochi anni a portarlo a un buon livello, a fare un buon ascolto, a vincere gli unici premi disponibili per la radio per due anni e mezzo di fila. Siamo molto contenti: quello che abbiamo costruito è arrivato alla gente.

Quando gli è stato chiesto se accetterebbe di tornare a X Factor, Facchinetti ha risposto come già aveva fatto ad Andrea Scanzi a Reputescion. E cioè sottolineando le differenze tra la versione targata Rai e quella targata Sky:

X Factor è un programma che ho amato e sempre amerò. Se mi dicessero oggi di condurlo sarei molto felice. Questo X Factor di Sky, però, non è fatto per me. Il mio era molto diverso. Era televisivo, all’italiana. C’era ciccia, era sanguigno e irrequieto. Questo è più english, lineare, politically correct. Io sono più disordinato. Cattelan per questo X Factor è più adatto.

Infine, i sogni televisivi nel cassetto del produttore discografico, che tra pochi giorni diventerà papà per la seconda volta (ha già una figlia, Mia, nata dalla relazione con Alessia Marcuzzi):

Casa mia è la musica, perché ho vissuto 23 anni in casa con mio padre, poi ho fatto musica con un maestro come Cecchetto, poi ho iniziato a presentare programmi di musica che hanno rivoluzionato la tv. Accanto a questo c’è da dire che amo tantissimo i programmi contenitore, dove c’è musica di qualità e c’è il confronto con i giovani, dove puoi passare dall’argomento importante all’ospite musicale. Mi piacciono molto dei programmi moderni dove il presentatore è messo di lato. Sono belli, ma non sono “presentocentrici”. Penso a MasterChef o Hell’s Kitchen. Se dovessi scegliere, mi piacerebbe uno di questi. O anche un programma come 21 dias, spagnolo, che prende spunto da “21 grammi” (non è una novità, Ndr). Un programma molto forte dove il presentatore vive sulla propria pelle un problema d’attualità della propria nazione girandola per 21 giorni. In Spagna lo hanno fatto parlando di anoressia, barriere architettoniche, chirurgia, ecc. Per esempio, era appena morta una ragazza di anoressia e la presentatrice ha raccontato il fatto provando sulla sua pelle il digiuno per 21 giorni. In generale, la televisione è bellissima. Ringrazio i miei insegnanti: i fondatori di Magnolia e Antonio Marano, Vicedirettore Rai. La TV la conosco bene.

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