Chi l’ha visto, Federica Sciarelli: “Non facciamo cronaca, proviamo a raccontare il nostro Paese”
Il bilancio superpositivo di Chi l’ha visto grazie all’attenzione non morbosa sulla morte di Elena Ceste
Questa settimana, merito anche dell’interessamento spasmodico per gli aggiornamenti sul caso di Elena Ceste, Chi l’ha visto ha battuto le due reti ammiraglie attestandosi come programma piu’ visto della televisione generalista in prima e seconda serata del mercoledì. Immediatamente il direttore di rete, Andrea Vianello, a Repubblica, si è affrettato a tessere le lodi del programma che sembra dare una boccata d’ossigeno ad una stagione tra chiari e molti scuri per Rai3:
E’ un programma che sa parlare a tutti con un racconto appassionato sempre sobrio, autentico e di vero servizio pubblico.
Anche la conduttrice, da dieci anni al timone della trasmissione fiore all’occhiello della tv di Stato, è entusiasta dell’apporto di Chi l’ha visto nelle vicende degli scomparsi:
Troppe volte le ricerche vengono fatte male. Vanno fatte “a compasso”. Nel caso di Elena Ceste un signore ha notato che mancava un pezzo di telo, potrebbe essere quello con cui è stato avvolto il corpo. La nostra è davvero una trasmissione interattiva.
Il pubblico è prettamente femminile, fedele, misto per età e con un’alta concentrazione di laureati:
Non facciamo cronaca, proviamo a raccontare il Paese. Si parla tanto di femminicidio, c’è un atteggiamento retrogrado insopportabile nei confronti delle donne. Capita che vengono dati giudizi sommari, che chi indaga si soffermi sull’aspetto delle ragazze. Noi non ci fermiamo mai alle voci, alle apparenze, cerchiamo di capire. E, poi, purtroppo la storia è sempre un’altra: quei padri, quelle madri, quei figli avevano ragione ad avere brutti presenimenti. Non è un Paese per donne. Il lavoro che non si vede, le telefonate agli inquirenti, alle famiglie sono ripagate dalla frase: “Meno male che ci siete voi!” Seguiamo casi di cui nessuno si occupa.
Nessuna presunzione di sostituirsi alle forze dell’ordine:
C’è grande collaborazione ma siamo molto autonomi quando andiamo alla ricerca della verità. Noi facciamo servizio pubblico anche se non c’è scritto da nessuna parte. Dalla mattina alla sera se un familiare chiama ed è isterico, addoorato, stanco, tutti rispondiamo gentilmente.
Che, forse, è l’aspetto più umano e intimistico quando si approcciano in casi dove il dolore per una perdita, senza una spiegazione plausibile, diventa ancora più insostenibile?