Home Notizie Fiction poliziesche senza armi? Una norma del Ministero degli Interni fermerebbe i set delle serie tv italiane

Fiction poliziesche senza armi? Una norma del Ministero degli Interni fermerebbe i set delle serie tv italiane

Secondo una norma del Ministero degli Interni non è più possibile usare armi ad uso scenico nei film e nelle fiction italiane, bloccando così i set di alcune produzioni e mettendo a rischio numerosi posti di lavoro

pubblicato 9 Novembre 2014 aggiornato 2 Settembre 2020 22:15

Immaginatevi il Vicequestore Domenica Calcaterra di Squadra antimafia inseguire il criminale di turno senza la sua fedele pistola, oppure i protagonisti de Le mani dentro la città andare in missione senza armi per difendersi, o ancora i personaggi di Gomorra-La serie farsi la guerra tra di loro solo a suon di insulti. Senza pistole, le serie tv poliziesche non hanno ragione di andare in onda: eppure, stando ad una direttiva del Ministero degli Interni della scorsa settimana, da pochi giorni i set di film e fiction nostrane non potranno più utilizzare armi sceniche per girare le scene d’azione che sono, appunto, centrali all’interno delle loro trame.

La direttiva non vieta l’utilizzo di armi di per sè, ma dispone nuove norme che sarebbero difficilmente applicabili dai produttori e dai fornitori di armi ad uso scenico. A lanciare l’allarme, che rischia di fermare numerosi set nel nostro Paese, con conseguente rischio di perdita di posti di lavoro, sono state l’Anica (l’Associazione nazionale delle industrie cinematografiche audiovisive e multimediali) e l’Apt, l’associazione dei produttori televisivi:

“A partire da oggi ogni fornitura di armi ad uso scenico si ferma, e con essa si fermano tutti i set cinematografici e di fiction d’azione. Le perdite economico/produttive che ne deriveranno al settore si annunciano ingenti. Gli sforzi delle Film Commission, e le finalità delle politiche di incentivazione, volte ad attrarre sul territorio del nostro Paese le produzioni cine audiovisive d’azione, saranno vanificate. Tutto ciò a causa della Legge che regolamenta la detenzione e l’uso delle armi a uso scenico, che ne stabilisce i requisiti tecnici e che indica le procedure per il relativo riconoscimento, ma con norme tecnicamente opinabili, oggettivamente inapplicabili e per di più con termini di attuazione perentori giunti oggi a scadenza. Al momento siamo arrivati solo alla mera stesura, da parte dei competenti Dicasteri, di un testo contenente la proroga dei termini, ma fermo da un mese nel suo iter promulgativo. Risultato: stop alle attività, stop allo sviluppo, stop all’occupazione, stop alla competitività.”

Le nuove norme impedirebbero ai fornitori di arme sceniche di poter lavorare, bloccando di conseguenza i set con cui hanno avuto a che fare fino alla scorsa settimana. Set di film, ma anche di serie tv: in Italia sono numerose le fiction in cui si usano armi a scopi scenici. Tra queste, molte sono prodotte dalla Taodue: proprio Pietro Valsecchi, intervistato da Il Corriere della Sera, ha spiegato come funzionava la questione prima della nuova norma:

“Come accade in tutta Europa si spara con armi vere, modificate ovviamente. Le stesse fabbriche d’armi applicavano le modifiche necessarie affinché le pallottole non potessero uscire dalla canna. E certificavano che la pistola sparava a salve. Da qualche tempo una commissione del Ministero degli Interni stava lavorando per cambiare le cose. Che sono appunto cambiate da venerdì. Ma secondo le armerie queste nuove modifiche non vanno bene e dunque le armi non possono essere certificate. Da qui il blocco totale”.

Valsecchi ha cercato di rimediare allo stop dei suoi set affrettando i tempi di produzione delle scene in cui compaiono delle armi:

“Mi sono affrettato a girare tante scene di sparatorie delle fiction che ho attualmente in produzione perché non so che farò da domani. Se la situazione non si risolverà sarò costretto ad andare all’estero”.

Impossibile, inoltre, utilizzare armi giocattolo al posto di quelle modificate. Il motivo lo spiega Valsecchi:

“Perché si vedrebbe. È una questione anche di peso, del rapporto che l’attore/gangster/killer instaura in quel momento con l’arma. Con il giocattolo non si crea”.

Una situazione surreale, non solo perchè proibire al set di un film d’azione o di una serie tv poliziesca di usare le armi significa costringere ad interrompere le riprese, ma anche perchè bloccando i set o costringendoli ad andare a girare all’estero si toglie una forza lavoro che mantiene migliaia di italiani. “Spero davvero che ci si incontri e che il problema venga risolto”, spiega Valsecchi. “La Taodue dà lavoro a 15mila persone all’anno. E io voglio continuare a produrre e mantenere l’industria qui, in Italia. Ma se non mi mettono più nelle condizioni di girare un film d’azione che devo fare?”.

Oltre alle produzioni italiane, infine, la norma impedirebbe alle produzioni straniere di girare nel nostro Paese: ed in un momento in cui il lavoro non abbonda, bloccare anche quest’opportunità è un po’ come puntare contro l’industria cinematografica e televisiva italiana una pistola, non reale ma comunque spaventosa.