In principio fu Gualtiero Marchesi: se la cucina italiana ha un nome è il suo. Riconosciuto maestro da più di una generazione di chef che si è formata tra i suoi fornelli e nella sua Accademia, primo a ribellarsi alla Guida Michelin, arrivando a rifiutare le Stelle ricevute accusando la celebre commissione di favorire la madrepatria Francia e di lasciare agli altri le briciole, Marchesi resta una delle voci più autorevoli della cucina nazionale.
Inevitabile, quindi, intervistarlo senza far cenno al grande fenomeno dei cooking talent e show a base di ricette che ormai da anni imperversano nei palinsesti di tv generaliste e tematiche, satellitari e digitali terrestri. Ultima in ordine di tempo, l’intervista rilasciata a Il Giornale nella quale torna sui talent di cucina, cui pure ha partecipato in qualità di giudice al fianco di Carlo Cracco nella scorsa edizione di MasterChef Italia.
«Ho partecipato a una finale con Cracco perché me l’ha chiesto»
si è ‘giustificato’ il maestro, in realtà ospite della semifinale della prima stagione della versione italiana del talent, leale verso i suoi allievi. Se con Carlo Cracco c’è ormai una solida amicizia (“Alla festa per i miei ottant’anni ho mangiato da lui” racconta Marchesi) sono diversi i nomi noti delle cucine tv che sono passati da cui anche cui anche Davide Oldani e il re del cioccolato Ernst Knam.
Dichiara di non aver tempo per vedere i programmi di cucina in tv; qualcosa però l’ha ‘assaggiata’ e il parere non è stato positivo:
«Mi è capitato di vedere qualcosa: un piatto vergognoso, e tutti a dire ?che buono che buono?. Impossibile per me».
Non lo vedremo, dunque, fisso in qualche giuria tv, ma cosa pensa degli chef che si sono ‘prestati alla tv’?
«Fanno male perché illudono che la cucina sia quella. Ma la cucina è una scienza»
E’ questo uno dei suoi motti, da sempre: ricerca, applicazione, conoscenza della materia le sue parole-chiave. Girare per i mercati, cercare le materie prime e avere il gusto per l’arte. I talent di cucina, invece, illudono i giovani che la cucina sia ‘tutta lì’ in quello show, nello spettacolo. Troppo personaggi e poco cuochi, insomma, come ebbe anche a sottolineare in un’intervista a Radio Capital dello scorso marzo.
Anche i clienti non sono tutti uguali. Quelli peggiori?
«Gli ignoranti. Dice Toulouse Lautrec che la cucina non è destinata agli incivili, ai rozzi e ai filistei»
risponde il creatore del Riso e Oro, che ritiene il suo piatto più riuscito, e che non smetterebbe mai di mangiare gli spaghetti freddi al caviale.
Inevitabile che le due affermazioni trachant scatenassero delle reazioni, raccolte prontamente dall’AdnKronos. Tra i più avvelenati Filippo La Mantia, anche lui ormai volto noto della tv ma dalle origini tutt’altro che ‘accedemiche’, che va immediatamente in difesa dei clienti.
«La cucina appartiene a tutti. Io sono uno spadellatore e un cuciniere e devo avere un rispetto immenso per qualsiasi persona che decide di venire a trovarmi al ristorante. Per me il cibo è sacro, appartiene al contadino, a chi con poco ha nutrito tantissime persone. (…) E’ il cliente che comanda e se il ristorante che fa scienza è pieno, il progetto funziona, altrimenti no. Se decidiamo di cucinare per gli altri ci dobbiamo rapportare con tutta la gente che viene a trovarci»
dice secco La Mantia, con lo stile che lo contraddistingue.
Sugli chef diventati star tv, La Mantia conclude netto “Sono tutti allievi suoi“, riferendosi così anche al suo ex collega a The Chef Davide Oldani, anche lui uscito dalle brigate di Marchesi.
Volano strofinacci in cucina, quindi. E dire che proprio Marchesi è stato uno dei primi chef televisivi, che ricordiamo nelle rubriche di cucina della neonata tv del mattino, con un esordio a Che Fai, Mangi? nei primi anni ’80 su Rai 2, quando la regina della cucina tv era nelle mani di Wilma De Angelis, e ora una serie di ospitate, dalla già citata semifinale di Masterchef a I Menu di Benedetta, passando poi per un ciclo di appuntamenti di alto profilo per Rai 5.
Fossi in Marchesi, però, la soddisfazione di fare un talent tv tagliato su misura me la leverei: potrebbe far scuola…