Home Notizie L’Arena, Massimo Giletti: “Il mio talk va bene perché sono indipendente”

L’Arena, Massimo Giletti: “Il mio talk va bene perché sono indipendente”

Il conduttore intervistato da La Stampa.

pubblicato 20 Novembre 2014 aggiornato 2 Settembre 2020 21:48

Nella generale “crisi” di ascolti che ha investito i talk show di approfondimento politico (lo stesso buon risultato della puntata diBallarò martedì scorso, trainato dalla presenza di Matteo Salvini, non è comunque quello degli anni passati) resta uno zoccolo duro che non ne risente: si tratta de L’Arena, segmento iniziale di Domenica in condotto da Massimo Giletti.

Oggi, intervistato da La Stampa, il conduttore ha raccontato, fra le altre cose, perché il suo talk sopravvive alla crisi del genere talk show. Parola chiave l’indipendenza:

Credo che il pubblico capisca il lavoro, che viene da lontano. Ci prepariamo, realizziamo inchieste forti, e quando le cose capitano, perché non è difficile immaginare che capitino, siamo già avanti. L’attualità offre spunti: durante l’alluvione di Genova, l’inviata del Tg1, Grazia Graziadei, disse che dirigenti del Comune, nonostante tutto, prendevano premi, e questo mise in moto l’approfondimento. Chiamo colleghi, chiedo a Fiorello di parlare dei vitalizi. Il pubblico percepisce che dietro di me non c’è nessuno. Sono arrivato alla Rai nell’89 telefonando per sei mesi al centralino, cercando Minoli. Non ho agenti che mi rappresentino, non ho partiti politici di appartenenza. Come diceva sempre Minoli, sono un uomo da marciapiede: nel senso che ascolto la gente in strada. E leggo “Specchio dei Tempi”.

Si definisce un “battitore libero”, per questo non ha faticato ad essere a suo agio nell’intervistare Berlusconi e Bersani:

Non avendo partiti di riferimento, è più semplice. Quando ho intervistato Bersani, d’altronde, gli ho chiesto della segretaria, come mai fosse pagata dalla Regione e non da lui. Posso lavorare bene o male, un servizio può riuscire oppure no: ma gli spettatori sanno che sono un battitore libero, che non rappresento nessuno. E questo conforta chi, da casa, cerca di capirci qualcosa.

Del suo talk dice di aver abbassato la litigiosità riducendo il numero degli ospiti:

Gli ospiti sono importanti, e hanno il loro ruolo. Se penso siano in antagonismo, li metto uno davanti all’altro. Ma ne ho ridotto il numero. Non più di 4, non più di due politici. Tutti possono parlare più serenamente, senza strapparsi la parola, urlando. C’è un abbassamento della litigiosità, e questo premia.

Tra i personaggi televisivi con cui il conduttore vorrebbe lavorare c’è Piero Chiambretti, ma nessuna intenzione di lasciare L’Arena di cui non è affatto stufo:

Come fai a stufarti di una creatura che fa quei risultati lì. Certo, quando penso che la faccio da 11 anni di seguito, e ho battuto persino Baudo, mi impressiono da solo.

Nonostante una media ascolti del 20% (e l’ 1,30% in crescita rispetto ai risultati dello scorso anno)non si è mai pensato a traslare il suo talk in prima serata. Ma Giletti ne spiega i motivi e si dice possibilista:

Per andare in prima serata bisogna mettere d’accordo tutti: e mettere d’accordo sette piani di Rai non è facile. Ma credo che prima o poi un progetto si realizzerà. In tempi di crisi, la tv sarà sempre più seguita.