Barbara d’Urso denunciata dall’Odg, Mara Venier: “La capisco, ci sono passata anche io”
La Venier ha raccontato quando ai tempi di Domenica In l’Ordine dei giornalisti la criticava per le stesse ragioni per le quali oggi è stata denunciata la d’Urso
Alla fine scopriremo che l’unica vera nemica di Barbara d’Urso è Belen! Vien da pensare così – sorridendo – dopo aver letto i nomi di personaggi noti che hanno preso le difese (o quasi) della conduttrice di Pomeriggio Cinque e Domenica Live, denunciata dall’ordine dei giornalisti per esercizio abusivo della professione giornalistica. Non c’è soltanto la ritrovata amica Mara Venier nella lista dei solidali a Carmelita, ma anche l’ostile Selvaggia Lucarelli, il sempre pungente Giampiero Mughini e Vladimir Luxuria (che però sembra considerare solo una parte delle accuse rivolte alla d’Urso).
La D'Urso non può fare interviste a nessuno perché non è giornalista… che stupidaggine!!!!
— vladimir luxuria (@vladiluxuria) 27 Novembre 2014
La giurata popolare di Tu sì que vales ha ricordato quando a venire criticata dall’Odg era lei ai tempi di Domenica In:
La capisco benissimo. Ci sono passata anche io per le interviste ai leader politici a Domenica In. Ogni domenica sera l’Ordine dei Giornalisti faceva un comunicato tuonando contro di me, dicendo che io non potevo fare quelle interviste perché non ero giornalista.
In particolare la Venier ha rievocato la famosa intervista di mezz’ora a Silvio Berlusconi a Domenica In del 1995 che provocò polemiche molto rumorose in Rai:
Alla fine a forza di duellare con dichiarazioni e controdichiarazioni, con l’allora presidente dell’Ordine del Lazio e del Molise, Bruno Tucci, diventammo amici. Lo invitai pure in trasmissione. Non so Barbara ma io soffrivo moltissimo di quegli attacchi. Quelle interviste andavano benissimo anche sul piano dell’Auditel. Venivano tutti a sedersi sulla mia poltrona bianca ma ogni domenica c’era la rivolta dell’Ordine. Poi non ne potei più tant’è che dissi basta. Accadde dopo l’intervista a Berlusconi. Ogni leader che intervistavo aveva uno spazio di 20 minuti per creare una sorta di par condicio. Però Berlusconi arrivò e raccontò una barzelletta che da sola durava 15 minuti e così l’intervista sforò ben oltre i tempi stabiliti. Successe l’insurrezione. Mi saltarono addosso con non so quante dichiarazioni. Così, a malincuore, annunciai che non avrei più intervistato politici.
Mughini, tramite Dagospia, ha difeso in maniera ancor più esplicita l’ex Dottoressa Giò:
Ovvio che la d’Urso non ha niente a che vedere con il giornalismo, solo che lei non si picca di essere una giornalista. Giornalista è la quarantenne di cui mi dicevano qualche giorno fa, una che scrive su un grande giornale nazionale da 15 anni e le danno 40 euro lordi a botta. La d’Urso i 40 euro lordi li ha già guadagnati appena apre gli occhi al mattino, anzi ad aver aperto un solo occhio. Io ho lavorato con lei, so di chi e che cosa sto parlando. Certo che se il pubblico del pomeriggio televisivo aspirasse ad ascoltare Guillaume Apollinaire o Franz Kafka, la d’Urso sarebbe bella e fritta, ma quel pubblico non vuole affatto i due suddetti autori. E del resto, a guardarli in faccia, nessuno di quelli dell’Ordine Regionale dei Giornalisti che si apprestavano a cancellarmi dall’Ordine, aveva Apollinaire e Kafka fra le sue icone… Se poi giudicassimo quel che succede in tv, e sindacassimo quanti non è che non siano degni di stare in un qualche albo professionale dato che non sanno nulla di nulla e non sanno fare nulla di nulla, allora di palinsesto televisivo ne rimarrebbero poche ore al giorno. L’Ordine dei giornalisti si plachi e si attenga al suo. Al nulla. Lasci perdere la d’Urso e i milioni di italiani così e così che ne vanno in estasi. Purtroppo.
Decisamente più sorprendente la presa di posizione della Lucarelli, che dalla d’Urso è stata portata in tribunale per vecchi ruggini tra le due:
Quello che penso della D’Urso penso si sia capito e mi sembrerebbe superfluo ribadirlo. Per me la deriva che hanno preso i suoi programmi è devastante e lo dico da tempo, però questa volta mi tocca non dico difenderla, ma quasi. Premesso che Iacopino è un presidente molto in gamba, su questa cosa della denuncia dell’Ordine dei giornalisti a Barbarella nutro delle perplessità. Non che sia addolorata, anche perché vista la sua abitudine a scomodarli lei i tribunali pure se uno dice che ha un’unghia ingiallita, magari prova l’ebbrezza di stare dall’altra parte. Però quello che leggo nella denuncia, ovvero “anche il diritto di cronaca ha dei limiti sanciti dalla legge” o la signora D’Urso conduce interviste senza essere titolata o causa ripercussioni negative sull’immagine della professione giornalistica, beh, mi permetto di dire che è tutto vero, per carità, ma non è che certi signori col tesserino scintillante facciano di meglio. Magari il contesto appare meno baraccone, magari non fanno le faccette o i carmelitasmack tra una disgrazia e un’intervista alla Fico, però nel torbido ci rovistano allo stesso modo. Ma proprio allo stesso, indugiando sul macabro, parlando di minori, invitando soubrette a discutere di sentenze e di omicidi, non preoccupandosi minimamente delle ripercussioni psicologiche che certe trasmissioni possono avere sui figli dei vari Bossetti & co. Non preoccupandosi del fatto che la spettacolarizzazione della cronaca nera produca un’orda di mitomani che si improvvisano testimoni, amici, confidenti delle vittime pur di finire in programmi e giornali. Non preoccupandosi di nulla, sostanzialmente. Neanche di evitarci siparietti pietosi di liti tra conduttori per parenti delle vittime strappati alla concorrenza televisiva all’ultimo minuto. Ora, è la dura legge della cronaca, per carità. Però non facciamo che se ‘sta schifezza la cavalca la D’Urso è il male, se la cavalca la signora titolata o il giornalista in giacca e cravatta l’ordine dei giornalisti ci fa una bella figura. Anzi, se proprio la vogliamo dire, il codice deontologico dovrebbero rispettarlo i giornalisti, per la D’Urso l’unico dovere professionale è fare share e gongolarsi su twitter come una bimbominkia. Perché denunciare solo lei e non monitorare anche programmi di signori con tesserino? Per quel che mi riguarda, dalla D’Urso questo mi aspetto, sono i giornalisti che dovrebbero regalarci spettacoli migliori e regalarli al proprio ordine, perché poi il confine tra quelle che il buon Iacopino chiama “soubrette” non titolate e gli avvoltoi titolati diventa piuttosto sottile.
(E ora mi si continui pure a dare della stronza, ma non si metta mai più in discussione la mia onestà intellettuale finchè campo perchè per difendere la D’Urso tocca averne a secchiate).