Carlo Conti a Blogo: Tale e Quale Show è artigianato e professionalità. All’inizio ero scettico. Tornerà il prossimo anno
Botta e risposta con Carlo Conti al termine della quarta edizione di Tale e Quale Show.
A poche ore dal termine dell’edizione 2014 di Tale e Quale Show, varietà più visto di quest’autunno televisivo, abbiamo contattato il conduttore del programma Carlo Conti. Gli abbiamo chiesto un bilancio di questa serie del programma di Rai1, ma anche alcune domande collaterali, Festival a parte, di cui per ora preferisce non parlare. Ecco il contenuto di questo veloce botta e risposta.
Hai chiuso l’edizione numero quattro di Tale e Quale Show, varietà di prime time più visto di quest’autunno televisivo, te l’aspettavi questo successo e quale sarà il ricordo che ti rimarrà ?
Tantissimi ricordi. Per esempio ogni volta che portiamo, in punta di piedi, le rievocazioni di John Lennon, Freddie Mercury o di Whitney Houston, o anche i nostri, da Bruno Lauzi a Lucio Battisti, Ivan Graziani o Pierangelo Bertoli. Sono cose che facciamo con grande rispetto, non a caso io presentando queste situazioni, dico sempre “diamo il benvenuto al ricordo di…”. Quindi mi porto dietro tanti momenti emozionanti, oltre a quelli spassosissimi come le missioni impossibili di Gabriele Cirilli, oppure i Righeira di Frizzi ed Amadeus. Inoltre mi porto via la soddisfazione di aver valorizzato dei personaggi, dimostrando che alcuni non erano soltanto famosi per il gossip o altro, ma anche per il talento.
Ti aspettavi questi dati di ascolto ?
Partire così forte non lo pensavo. Tieni conto che siamo alla quarta edizione, quindi è sempre più importante e fondamentale il cast. Cast che devi fare con grande attenzione e anche quest’anno credo che lo abbiamo indovinato.
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Ha vinto Serena Rossi, una vera rivelazione, lei si è proposta come valletta per il Festival, la porteresti con te in Liguria?
Del Festival non parlo, come sento quella parola scappo (ride, ndr). Sono molto orgoglioso di Serena. Quando l’ho vista in sede di scelta del cast, ho intuito che lei era molto di più di quello che aveva fatto fino a quel momento. Serena è una grande professionista, molto intelligente e molto umile. Ho visto in lei una persona con grande voglia di crescere, oltre che una grande artista.
Non vuoi parlare di Sanremo, ma ti chiedo, hai detto fra il serio ed il faceto venerdì scorso che Tale e Quale è il tuo Festival di Sanremo, quanto c’è di vero in quella frase e dalla torre butteresti giù il Festival o Tale e Quale ?
Non butto nessuno dei due dalla torre, me li tengo ben stretti. Uno perchè è un grande successo e me lo tengo, esattamente come mi tengo I migliori anni, Si può fare, l’Eredità. Tutti i programmi che firmo prima di tutto come autore e poi come conduttore. Sanremo pure me lo tengo, perchè lo devo fare e quindi c’è tutto l’entusiasmo ed il divertimento di scoprire questa nuova avventura. Invece a proposito della battuta, Tale e Quale è, per i numeri, il successo e l’attenzione da parte del pubblico che ci segue, quasi un Sanremo. Perchè in Tale e Quale non c’è soltanto l’ascolto alto, ma anche la risonanza nel pubblico, che è molto importante. Perchè un programma può avere anche un ascolto alto, ma non essere un fenomeno, inteso come gruppi di ascolto che lo seguono. Tale e Quale poi riesce -ed al giorno d’oggi è molto difficile- a mettere davanti al teleschermo sia i giovani che i più maturi.
Hai creduto fin dall’inizio a questo programma e chi ti ha convinto a farlo ?
Devo dire che io ero abbastanza scettico, perchè vedendo l’edizione spagnola, non mi aveva così entusiasmato. Loro lo fanno un po’ a taralucci e vino. Cioè se fanno la Carrà e nel filmato è vestita di rosso, loro prendono il personaggio, gli mettono un vestito rosso ed una parrucca bionda e finisce lì. Fanno molto il gioco dell’uomo vestito da donna e vedendo quelle immagini ero un po’ preoccupato sulla riuscita della trasmissione. Siamo riusciti, grazie alle professionalità interne della Rai: truccatori, costumisti e sarte, che ogni settimana stanno lì a cucire i minimi dettagli degli abiti, a confezionare un programma molto professionale. Anche l’attenzione nella scelta dei coach, per esempio della Aureli che spiega il trucco dell’imitazione o aiuta a trovare quel determinato tic è stata importante. Abbiamo cioè puntato tutto sulla professionalità e sull’artigianalità propria del nostro paese, come è nel mio stile di fare le cose. All’inizio devo dire però che sia Bassetti, che Leone ed Azzalini, me l’hanno dovuto far vedere più di una volta prima che accettassi di farlo. Anzi prima ancora di farlo, di iniziare a lavorarci, perchè un programma lo devo sentire mio, quindi la prima cosa è tutto un lavoro di adattamento rispetto al format originale. Devo dire che alla fine abbiamo fatto un buon lavoro davvero.
Immaginiamo che il programma sarà confermato anche per il prossimo autunno, ce lo confermi e ci dici un nome “impossibile” che vorresti a tutti i costi nel cast per il prossimo anno ?
Penso proprio che tornerà. Con questi numeri è quasi obbligatorio rifarlo l’anno prossimo. Bah, un nome sinceramente non saprei, è troppo presto per pensarci. Creare il cast di questo programma è la cosa più difficile, ci penseremo più avanti. In questa trasmissione poi conta più la squadra che il grande nome singolo. Coloro che hanno vinto non erano di certo i più conosciuti del cast.
Da qui a febbraio ti dedicherai anima e corpo al Festival, ti chiedo però, dopo il Festival, oltre al ritorno all’Eredità, ti rivedremo in una nuova edizione di Si può fare?
Si può fare (ride,ndr).
Ed i Migliori anni ?
Credo che dopo il Festival ci sia lo spazio solo per sei prime serate. I migliori anni ha bisogno di uno spazio più lungo, quindi spero possa tornare più avanti, quindi a settembre o a gennaio dell’anno successivo. Comunque I Migliori anni torna sicuramente.
Forse a gennaio, perchè se in autunno ci sarà una nuova serie di Tale e Quale…
Si, oppure può accadere l’inverso. Cioè che Migliori anni vada in autunno e Tale e Quale a gennaio. Ne discuteremo più avanti.
E’ uscito da poco il tuo libro “Si dice Babbo”. Sei solitamente molto riservato sulla tua vita privata, come mai hai deciso di scriverne in questo libro?
Non so neppure io come sia venuta la cosa del libro. Ti posso dire però che è una cosa che è venuta di getto. Dovevo fare un libro con Mondadori e Rai Eri, quindi ci siamo messi a pensare, dopo i miei precedenti libri “Noi che” e “Cosa resterà dei migliori anni” e ci è venuto così di getto di raccogliere questi miei appunti disordinati di questi primi dieci mesi da babbo. Molto spesso, quando mi fermano per strada, mi chiedevano “Come ci sente da papà?” ed io rispondevo “Si dice babbo”, giocando sul fatto che in Toscana si usa il termine “babbo” e non “papà”. Da qui è nata l’idea del libro e di raccogliere questi miei appunti. E’ quasi un diario quotidiano che scrivo parlando a mio figlio.
Cosa vorresti lasciare in eredità a tuo figlio ?
Le cose più importanti. L’onestà prima di tutto, il rispetto degli altri e sapere apprezzare le piccole cose della vita.
Farai il bis ?
Quello lo decide il buon Dio. Diciamo che ora ho capito come si fa (ride,ndr).