Agon Channel, La Fortuna fa 90 ma il programma è anni ’80
La Fortuna fa 90, il game show del daytime di Agon Channel condotto dall’albanese Sonila Meço, debutta con Giancarlo Padovan e Antonio Caprarica tra i concorrenti.
“Ragioniere, è la somma che fa il totale!”
La Fortuna fa 90 su Agon Channel. Anche la paura. E direi anche la noia. Si può riassumere così il game show di Agon Channel Italia, che ha iniziato oggi lunedì 1° dicembre 2014 le sue trasmissioni regolari, ha debuttato alle 13.00 con Sonila Meço alla conduzione. Un’ora di game che è parsa un’eternità. Un parterre di concorrenti utile per presentare i vertici del dipartimento informazione, con l’anchorman Tommaso, il direttore News Sportive Giancarlo Padovan e Antonio Caprarica, direttore News di Agon, a tirar numeri. Vedere Caprarica, ribattezzato sir Anthony – quasi a voler girare il coltello nella piaga – in un quiz e in funzione ‘promo on’ che mi ha stretto il cuore. Dai the con la Regina Elisabetta ai caffè nel tinello della sora durazzese
…. quasi quasi lo preferivo a Porta a Porta.
Ma con La Fortuna fa 90 è subito amarcord.
In un attimo vengono alla mente gli effetti sonori di M’ama non m’ama, gli applausi giustapposti di Slalom, i jingles da Ruota della Fortuna… Manca solo Uan e siamo tornati bambini. Praticamente stiamo ripartendo dai tempi dello sbarco della Vlora a Bari.
Sonila Meço, giornalista e conduttrice della versione originale di Kontracta – per l’Italia affidata a Ferilli e Ventura – si ritrova quindi a condurre, in italiano (chapeau), un game che arriva direttamente dagli anni ’80. E lei adotta alla perfezione – temo inconsapevolmente – lo stile del periodo. Non fosse per i capelli lisci e gli abiti senza spalline sarebbe difficile non pensare a una replica con quel finto entusiasmo, quel bisogno di tirarla per le lunghe, quella lentezza tipica di una tv che non aveva ancora conosciuto la gioia dei formati brevi.
Ma veniamo al game.
Agon Channel, La fortuna fa 90 – foto prima puntata
La Fortuna fa 90: regolamento
Tre concorrenti, un pannello con 12 immagini, ognuna corrispondente a un numero ‘nascosto’, da dedurre sulla base di un qualche ragionamento logico e soprattutto da scegliere sulla base della più squisita casualità/fortuna/cul0.
Semplice ad esempio pensare che l’immagine con la copertina de Il Giro del Mondo in 80 giorni corrisponda all’80, che le mimose riportino all’8, ma che Papa Francesco faccia 13 o Ray Charles 73 è lasciato un po’ agli imperscrutabili voleri del destino. E l’800 dietro alla sigaretta? Follia di un regolamento che di fatto brucia una delle 12 scelte e condanna alla sconfitta, in maniera del tutto arbitraria, uno dei concorrenti. Ok, mi fermo. Sto prendendo il regolamento troppo sul serio.
Insomma si tirano un po’ numeri al lotto. L’obiettivo è però di raccogliere un massimo 90 punti nei tre giri di chiamate disponibili per ogni manche. Chi si avvicina di più vince la manche, chi supera il 90 fa crash.
Al termine, il vincitore delle tre manche può portare a casa una Cinquecento Fiat con una manche finale a tempo: 90 secondi per centrare una somma che fa 90. Il collegamento con la vetrina di Ok, il prezzo è giusto è immediato.
Ok, il numero è giusto, ma il gioco sostanzialmente è inesistente: la selezione dei numeri è affidata sostanzialmente all’arbitrio degli autori, la costruzione del percorso giusto è davvero affidata al caso. Solo nel gioco finale, in cui si specifica cosa si può trovare dietro all’immagine (il numero dei nipoti di Mina, degli album di Jovanotti, il prefisso di Salerno, il numero dei giocatori di cricket) si può concretamente confidare nelle proprie conoscenze. Ma è un po’ poco per far appassionare i telespettatori. Sarebbe più coinvolgente una tirata di tombola napoletana con la smorfia…
La Fortuna fa 90: Saputella e Tabelloni
La vera chicca del gioco? Saputella. Una specie di ‘carta vivente’ tipo ‘probabilità’ che dichiara di sapere tutto e che lascia ai concorrenti la possibilità di scegliere tra due numeri quello più utile per il raggiungimento del 90. Peccato che parli male l’italiano. La Saputella non sa pronunciare Chiappini, che diventa una ‘ciappini’ qualunque. In fondo una ‘letterina’, professoressa’, ‘schedina’ non poteva mancare…
Ma prima dei concorrenti parliamo dei tabelloni: sembrano fatti apposta per esportare il ‘meglio’ della cultura italiana. Benigni, Pavarotti, ma anche Squadra Antimafia, Questo Nostro Amore, Al Bano e Romina, Barbara Chiappini, Alessia Marcuzzi, persino Fabio Volo (che nella personale smorfia albanese fa 1…). Un florilegio di icone popolari in Italia, all’insegna della più pacifica trasversalità tv, per rendere il tutto riconoscibile dal pubblico tricolore, ma anche un ‘bignami’ utile per i telespettatori albanesi che conoscono l’italiano. Molti. L’analisi dei tabelloni sarebbe davvero interessante per capire l’immaginario di Agon Channel.
E tutta la puntata è una promozione dell’Italia ‘popolare’ e del nuovo canale. Strepitosa la conduttrice che dice al suo pubblico: “Geniale aver scelto il 33. Basta fare due volte 3 sul telecomando. Provate! E’ Facile!“. Tesoro, se ti stanno vedendo evidentemente l’hanno già fatto e ci sono anche riusciti.
Non si può dire che sia il bello della diretta.
La Fortuna fa 90: confezione
Il programma è evidentemente registrato e vittima di un montaggio che definire ‘grezzo’ è poco: l’impressione è che sia stato girato ancor prima che fossero decisi gli stacchi pubblicitari, ma sono soprattutto gli effetti, lo studio, le luci, la grafica a fare anni ’80. Quella mielosa sensazione di artificiale che da cui non sono immuni neanche quiz nostrani (come l’Eredità), ma che qui tornano a una sorta di primigenia rusticità. Che dire ad esempio del tappeto musicale? In questo l’inserimento di Saputella è il colpo di grazia: sembra quasi la parodia di Vulvia di Rieducational Channel.
La lentezza poi è da assoluto manuale anni ’80. Tempi eterni per un gioco che di fatto non esiste.
Beh difficile costruirsi uno stile, per carità. Speriamo che Agon ci arrivi presto. Per adesso possiamo dire che il futuro promesso da Agon Channel è il nostro passato, più o meno remoto. E questo non è molto promettente.