Monica Setta a Blogo: “Ad Agon Channel interviste al femminile. Non smanio per tornare sulla generalista”
La giornalista racconta a Blogo di aver rifiutato proposte da L’Isola dei famosi e da Pechino Express: “Non farò mai un reality”. E sul chiacchierato abbigliamento sfoggiato in passato in tv: “Se oggi mi mettessi la minigonna farei ridere”
“Non ci sono rvm, non ci sono altre presenze, non ci sono rubriche. Non ci sono gli elementi classici del talk. Qui ci sono solo due donne, e basta. I talk, i salotti sono sempre gli stessi, mentre un prodotto di questo genere non c’era“. Monica Setta presenta così a Blogo Quello che le donne non dicono, il programma che conduce da oggi, lunedì 23 febbraio 2015, su Agon Channel, ogni giorno alle ore 13. Ospiti della prima puntata la parlamentare di Forza Italia Alessandra Mussolini e la showgirl Fanny Cadeo. Domani ci saranno l’ex ministro Livia Turco e Claudia Zanella, scrittrice e moglie del regista Fausto Brizzi. Poi ci saranno Matilde Brandi e Giada Agasucci, Annalisa Minetti e Ramona Badescu, Corinne Clery e Rosanna Banfi.
In studio (a Roma) le protagoniste, come vi avevamo raccontato in anteprima, vedranno proiettate su una finestra cinque oggetti (un libro, un disco, un oggetto del cuore, una fotografia e un elemento legato alla cucina) e si racconteranno alla Setta, impegnata su Rai Gulp ogni sabato pomeriggio con Storie di ragazzi:?
Monica, il tuo approdo ad Agon Channel significa addio alla Rai?
No, assolutamente. Con la Rai ho un rapporto molto in essere. Sono autrice di due programmi, Gulp Girl e Gulp Cinema e Teatro, e autrice e conduttrice di Storie di ragazzi. Il rapporto con Agon Channel è legato esclusivamente a 60 puntate di Quello che le donne non dicono. Finito questo, non ho altri impegni con loro. Mi hanno chiamato, non me l’aspettavo. Volevano un programma di questo genere; io uno simile lo feci tanti anni fa a La7, Donne allo specchio. Programmi per le donne non ce ne sono stati tanti e non ce ne sono adesso; tolto Harem, ci fu il mio, costruito da Maurizio Costanzo, all’epoca consulente per La7. Funzionò molto, aveva lo stesso schema di Quello che le donne non dicono e incrociava donne appartenenti a mondi diversi.
Quello che le donne non dicono in cosa sarà diverso rispetto a Donne allo specchio? Sono tanti gli anni trascorsi nel frattempo…
Quello durava 25 minuti, questo un’ora e un quarto. Le donne se non sono pungolate dalla freddissima attualità tendono a dire il doppio. Donne allo specchio fu pensato da Costanzo solo legato all’aspetto della seduzione femminile; era una sorta di istruzioni per l’uso su come seducono le donne. Qui invece le donne non devo dare una ricetta per sedurre, ma raccontare storie in modo molto libero. Decidono loro se fermarsi o andare avanti. Da parte mia non c’è una forma di pungolamento insistente.
Vai in onda alle 13, un orario difficile…
È un orario abbastanza mio. Le mie esperienze sono quasi tutte concentrate sul daytime: Il fatto del giorno alle 14, Domenica In alle 15. Le 13 è un orario giusto, visto che ci rivolgiamo a un pubblico femminile. Certo, è un orario di grandissima concorrenza, con prodotti consolidati come La Prova del Cuoco e telegiornali, però è un’idea, è uno spunto.
Con Agon vi siete posti un obiettivo di ascolti?
No, nessuno mi ha parlato di ascolti. Spero ovviamente che sia visto. All’interno di Rai Gulp ho imparato la crossmedialità. Lì per far vedere i programmi ho dovuto usare moltissimo gli strumenti dei social. Sono partita dal web e sono arrivata alla televisione. Pensa, hai sbalzi di ascolto di 30-40-50 mila persone a seconda che tu abbia fatto comunicazione sul web o che tu abbia personaggi legati a community molto forti. Per esempio, ho intervistato Valerio Scanu ed è stato boom di ascolti. Sabato ho fatto un ottimo risultato con Violetta. Vorrei applicare anche a Quello che le donne non dicono la chiave crossmediale, prendendo telespettatori dalla Rete. Apriremo una pagina Facebook del programma, dove chiederò di suggerirmi domande per le ospiti e dove cercherò di attivare un dialogo con le donne. Anche se sarà difficile perché la casalinga che vede la tv alle 13 solitamente non ha l’i-Pad, però anche la sfida di Rai Gulp sembrava difficilissima ma è stata vinta.
Rai Gulp ti va un po’ stretta?
No, non mi va stretta. Rai Gulp è una bellissima esperienza e ti dico che il programma è stato già riconfermato per settembre. Mia figlia è una ragazza di 17 anni e questa esperienza mi ha aiutato molto anche come mamma. Con Rai Gulp il rapporto è davvero consolidato. Ho accettato l’incarico ad Agon Channel perché volevo tornare alle interviste alle donne. Ho lavorato molto nei femminili – oggi a Gioia. E perché questo è un programma che ha un data di inizio e una di scadenza: tre mesi. Non mi toglie nulla al rapporto con Rai Gulp. Poi Agon è una rete molto simpatica, giovane con professionalità eccezionali. Rispetto alla Rai sai cosa c’è? Non hanno le figure intermedie, l’assistente di produzione, il costumista… è tutto molto semplificato.
Nel tuo programma lavorano anche albanesi?
No, tutti italiani.
Tu, come la Costamagna, registri a Roma e non in Albania…
Sì, siamo state le prime due a non andare a Tirana. Il programma della Costamagna (Lei non sa chi sono io, Ndr) l’ho trovato bellissimo.
Hai incontrato Becchetti?
No, tutta la trattativa è andata avanti via mail. All’americana.
A Panorama recentemente hai confessato che ti manca la tv generalista. È ancora così? Stai lavorando per tornarci?
Sinceramente la vicenda mia è stata molto particolare… avevo un programma di grande successo (Il Fatto del giorno, Ndr); non sto smaniando per tornare sui canali generalisti di Rai o Mediaset. Ora sono molto legata al web, ai social. Penso che se fai un prodotto buono ti guardano anche nelle digitali. Ormai il telespettatore si costruisce da solo il suo palinsesto. Indubbiamente, se arriva la proposta di Rai1 o Rai2 fa piacere, ma non ho questa grande voglia di tornare a farmi vedere.
Ad Agon Channel ritrovi Simona Ventura, con la quale non mancarono polemiche a Raidue. In quali rapporti sei con lei oggi?
Nessun rapporto.
Il fatto che vi ritroviate a distanza di anni sulla stessa rete lo consideri un segno del destino?
No, per carità. Assolutamente.
So che in passato ti sono arrivate richieste di partecipazione come concorrente in reality show…
Sì, L’Isola dei famosi e Pechino Express.
Raccontami.
Mi hanno chiamato per questa edizione dell’Isola. A me ha fatto anche piacere. Io non ho mai amato in modo particolare L’Isola, però più di recente ho rivisto il mio giudizio. Anche un reality come questo può avere i suoi spunti. È un prodotto che ha ancora forte mercato, come si è visto dai risultati. Quando mi hanno chiamato non è stata una lusinga – io sono una giornalista, e la lusinga c’è se ti chiama la Bbc – ma l’ho interpretata come una valutazione positiva del mercato. Insomma, se mi chiamano per far parte del cast fisso significa che anche io ho ancora un mercato, un mio perché.
Pechino Express?
Mi hanno chiamato di recente, la settimana scorsa.
Il tuo è un no definitivo?
Definitivo.
Nel senso che non ti vedremo mai in gara in un reality?
Sì. In tv sono stati anni difficili questi, gli spazi si sono contratti in maniera pazzesca e vedere un segnale del mercato fa piacere. Ma da qui a dire ‘accetto di fare i reality’ no. Mi fu proposto di fare L’Isola anche nel 2006 e dissi ovviamente no. Non penso che lo farò mai. Io faccio un altro mestiere. Nei reality ti devi mettere in gioco come persona, devi amare i riflettori. Io non ho più l’età. Ho 50 anni, sono mamma di una ragazza di 17 anni… no, è andare a scandagliare troppo nell’intimo. Una donna a 50 anni deve avere pudore. Le donne di 50 anni non sono come quelle di 30. Ci sono esperienze televisive che ragazze di 30, 40 anni possono ancora fare, mentre le donne di 50 anni hanno un mercato più circoscritto. Se oggi mi mettessi la minigonna che indossavo a La7 12-13 anni fa farei ridere. Ma questo non mi fa né paura, né tristezza: sto molto meglio oggi di quando avevo 30 anni. Sono molto serena, è un momento d’oro. Prima ero istintiva, conflittuale, oggi mi accorgo di pensare in positivo. Mi ha fatto bene invecchiare (ride, Ndr).
Veniamo, dunque, al mea culpa che hai fatto qualche tempo fa a proposito del tuo modo di vestire all’epoca del Fatto del giorno:
Mi sono resa conto che in certi casi avevo avuto un atteggiamento troppo giovanilistico. Andava bene quando avevo meno di 40 anni, era ancora il tempo per la minigonna, per la scollatura… Oggi non mi sentirei più a mio agio. Il mea culpa è stato un po’ enfatizzato, io non ho fatto niente di male. Io non sono ricorsa alla chirurgia plastica, non mi sono messa nemmeno una goccia di acido ialuronico. Sono una normale signora di 50 anni che si veste come una signora di 50 anni.
Quindi hai accolto il consiglio di Lucia Annunziata “Ti devi mettere solo un vestito nero. Punto e basta. Copriti e basta”?
A Lucia voglio molto bene. Lei è per il nero e non se scolla di dosso. Però sì, anche se non proprio come diceva, perché il mio guardaroba è colorato. Ho scelto vestiti molto più classici, giusti per la mia età. Oggi manderò un sms a Lucia ‘guardami se puoi perché mi sono vestita come mi avevi detto tu’.
In chiusura segnaliamo che Quello che le donne non dicono è scritto con Andrea Mennella. La regia è di Gianluca Staffa, il produttore ? Valerio Crescentini.