Amore Criminale, Matilde D’Errico a Blogo: “Non è solo una trasmissione televisiva, ma un progetto culturale”
Blogo intervista Matilde D’Errico, ideatrice e regista della trasmissione di Rai Tre contro la violenza sulle donne.
Oggi, in prima serata su Rai Tre, andrà in onda la seconda puntata della nuova stagione di Amore Criminale, partita lunedì scorso e che – dopo stasera – ci farà compagnia per altri cinque lunedì. A raccontarci il dietro le quinte di questa nuova stagione è Matilde D’Errico, che della trasmissione è ideatrice, autrice e regista e che da questa sua esperienza professionale (che dura ormai da nove anni) ha tratto l’ispirazione per un libro, L’amore criminale, uscito l’ottobre scorso.
Quante puntate saranno in questa nuova stagione di Amore Criminale?
Sono in tutto 15 puntate, ma per questioni di palinsesto ne andranno in onda 7 ora e 8 a metà settembre.
Saranno tutte puntate nuove?
Sì, esatto. E si tratta di storie di cronaca tutte abbastanza recenti, ma in cui c’è almeno il primo grado di giudizio, come è d’abitudine per Amore Criminale.
Tra tutte le storie che hai studiato e trattato quest’anno, ce n’è una che ti ha particolarmente coinvolto?
Su tutte le storie c’è una grandissima partecipazione sia mia che della squadra di lavoro, ma come poi è normale c’è sempre, per una serie di motivi, una storia che ti colpisce più delle altre. Per me quest’anno è stata quella di Giovanna, una donna di Potenza, sopravvissuta a 30 anni di matrimonio violento. Un matrimonio in cui questo marito l’ha umiliata, trattata da serva, da schiava, in tutti i modi possibili e immaginabili. Quando lei dopo 30 anni ha trovato il coraggio di separarsi, lui non si è rassegnato e ha proseguito uno stalking pesantissimo, che si è interrotto grazie all’arresto. C’è stato il primo grado di giudizio e l’uomo si trova ora in carcere, ma parliamo di un uomo molto pericoloso e per questo lei vive con la paura di quello che può succedere dopo. Parliamo di reati, come maltrattamenti e violenza sessuale, dove il cumulo della pena non sarà enorme, e giustamente lei ora si chiede cosa accadrà quando lui, dopo 3 o 4 anni, sarà fuori. Lui era ossessionato morbosamente da lei, tanto che lei dopo averlo lasciato è stata anche costretta a scappare in un’altra regione d’Italia per alcuni mesi, per questioni di sicurezza. E la paura di Giovanna è che l’ex marito, poi, possa ricominciare. Sentirglielo raccontare, con la paura e la consapevolezza di quello che potrebbe accaderle, è stato veramente toccante. Lui è talmente pericoloso che quella paura, oggi, l’abbiamo anche noi per lei.
Quando girate le vostre docufiction scegliete i luoghi in cui le storie sono accadute oppure girate altrove?
Giriamo quasi sempre nelle città, nei paesi, nei luoghi in cui si sono svolti i fatti, tranne che per motivi di sicurezza non sia possibile. In quel caso scegliamo ovviamente altri luoghi. Ma nella maggior parte dei casi le nostre docuficiton sono ambientate nei luoghi originali.
Tra il girato e la messa in onda mi pare di capire che abbiate dei tempi molto ristretti, considerando che la precedente stagione si è conclusa solo pochi mesi fa, lo scorso dicembre. È così?
Sì, a volte ragioni burocratiche legate alle trattative, alla stesura del contratto fra il committente e la produzione tardano l’avvio del lavoro. Di conseguenza abbiamo dei tempi molto stretti per realizzare il prodotto, dei tempi non sufficienti per una trasmissione complessa come Amore Criminale che richiede un certo tipo di preparazione, tanto che siamo costretti sempre a lavorare in situazioni al cardiopalma. Ma ce la facciamo, ogni volta si corre, si corre e ce la facciamo.
Eppure non si direbbe, perché la qualità di Amore Criminale è sempre molto alta, sia nel confezionamento del prodotto, sia nel modo in cui le storie vengono trattate…
Perché abbiamo una squadra di lavoro eccezionale, che non si risparmia e fa uno sforzo, fisico e mentale, enorme. Una squadra molto motivata che segue noi autori sostenendo con noi ritmi di lavoro a volte impossibili. Non si contano i week end e le nottate passati al lavoro, sia nella preparazione e nello studio delle storie che al montaggio.
Quindi dividere in due la stagione, con sette puntate ora e otto a settembre, per voi in un certo senso è anche un vantaggio, perché altrimenti sarebbe impossibile confezionare le 15 puntate, con la qualità a cui ci avete abituato, nella metà del tempo…
Sì, per noi è una necessità. Se avessimo avuto la messa in onda continuata di 15 puntate non ce l’avremmo fatta, Anche perché la ricerca delle storie è una fase delicata, soprattutto per i rapporti con le famiglie delle vittime. Ma in ogni caso ora non ci fermiamo, perché finita la fase di montaggio delle prime 7 puntate a fine maggio dobbiamo subito iniziare le riprese delle puntate che andranno in onda a metà settembre.
Per quanto riguarda la collocazione del programma, che prima andava al venerdì e ora al lunedì da un paio di stagioni, vi va bene così o avreste preferito un altro giorno, visto che il lunedì solitamente non è un giorno facile, con fiction in prima tv e show su Rai Uno?
Diciamo che sia il venerdì che il lunedì sono giorni difficili per la programmazione televisiva, quindi tra i due non ho preferenze. Ti posso dire che magari avrei preferito un altro giorno. Anche perché considera che lunedì, quando è andata in onda la prima puntata, avevamo su Rai Uno Carlo Conti con l’intrattenimento, e su Canale 5 partiva la nuova fiction Squadra Mobile, con la prima puntata. E stiamo parlando di una fiction di detection, con una tematica quindi non lontana dalla nostra.
Avete intenzione di continuare anche in seguito con il vostro lavoro di sensibilizzazione?
La campagna di sensibilizzazione è proprio il marchio di fabbrica di Amore Criminale fin dalla prima edizione. Abbiamo sempre voluto dare alla trasmissione una forte connotazione di programma di denuncia e lo abbiamo fatto da subito e in maniera concreta. Abbiamo avviato da sempre una grande collaborazione con i centri antiviolenza. Oggi sono tantissime le donne che dopo ogni puntata ci scrivono e ci chiedono aiuto. E noi mettiamo a loro disposizione un avvocato e una psicologa, e dove ci rendiamo conto che solo un loro consiglio non è necessario, le indirizziamo ai centri antiviolenza, facciamo proprio da ponte.
Per quanto riguarda la conduzione di Barbara De Rossi, mi pare che ormai per lei questo impegno sia diventato qualcosa che va al di là della trasmissione e della televisione, sembra che lei abbia davvero sposato la vostra causa, è così?
Barbara fin dalla prima puntata ha sempre vissuto l’esperienza di Amore Criminale come qualcosa che non fosse solo mettere la faccia su un progetto di lavoro che trovava interessante. Ha sempre dimostrato una grande sensibilità e attenzione per queste tematiche, e anche una grande disponibilità visto che molte donne in cerca di aiuto scrivono anche a lei. Barbara non è solo un’ottima attrice che sa recitare e interpretare il copione che noi autori le scriviamo, è una professionista che crede in Amore Criminale, che non è solo una trasmissione televisiva, ma è ormai un vero e proprio progetto culturale.