Marco Columbro: “Per la tv sono morto. Dopo la malattia Rai e Mediaset mi hanno dimenticato”
“La tv è cambiata, non è più quella che facevo io, adesso la volgarità la fa da padrona quasi ovunque”
Sull’edizione odierna de Il Giornale si legge uno sfogo di Marco Columbro, che racconta di essere stato dimenticato dalla televisione dopo i drammatici eventi vissuti nel 2001, quando fu colpito da un’emorragia cerebrale:
Ero al top della mia carriera. In pochi anni avevo ottenuto il massimo che si potesse desiderare. Quando all’improvviso fui colpito da un’emorragia cerebrale. In realtà si trattò un colpo di fortuna: proprio grazie a quell’emorragia, infatti, scoprirono che nel mio cervello covava qualcosa di ben più grave. Un aneurisma. Come dinamite pronta a esplodere. Me ne liberarono e mi salvarono la vita.
Columbro ha aggiunto, con comprensibile amarezza:
Per la televisione io sono morto. E avrei potuto esserlo sul serio, in effetti. Invece sono vivo e vegeto. Per tutti. Tranne che per la tv.
L’attore ha ripercorso con orgoglioso la sua carriera televisiva, ricordando di essere stato il primo a sperimentare un programma di intrattenimento nella fascia mattutina con Buongiorno Italia:
Funzionò a un punto tale, che la Rai ci copiò subito con Buongiorno Raffaella . E fu la fortuna della Carrà e dei suoi fagioli.
Ma non solo, anche fortunate serie come Caro Maestro e le conduzioni di Buona Domenica e Paperissima, al fianco di Lorella Cuccarini, a quanto pare una delle poche del mondo dello spettacolo ad essergli ancora vicino:
Io e Lorella assieme sbancavamo. Facevamo 8 milioni di telespettatori a sera. Arrivammo a guadagnarci l’investitura più inattesa, da parte della coppia tv per antonomasia: Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, che pubblicamente ci definirono i loro eredi. (…) Lorella è stata una delle poche dell’ambiente a starmi sempre vicina. Una vera amica: sono tuttora molto legato a lei.
Columbro, oggi in scena a Roma con Alla stessa ora il prossimo anno di Bernard Slade (con Gaia De Laurentiis, che con lui recitava ai tempi del già menzionato Caro Maestro), ha proseguito il suo sfogo, dando ragione a Pippo Baudo, un altro che lamenta di essere stato estromesso dal piccolo schermo:
Pur essendomi perfettamente ripreso, da quel momento sul mio lavoro calò il buio totale. La malattia non aveva lasciato alcuno strascico. Ma l’anno di assenza dalla ribalta televisiva fu sufficiente a farmi ritenere televisivamente defunto. Forse ha ragione Pippo Baudo quando dice che in tv basta che ti assenti un attimo, ed è come se fossi sparito per sempre. Sta di fatto che, dal momento della mia malattia, e nonostante la completa guarigione, pur essendo tornato in piena forma in meno di un anno per i dirigenti Mediaset, come per quelli Rai, io sono ufficialmente morto. Nessuno più m’ha cercato. Mi hanno dimenticato totalmente. Di punto in bianco ero semplicemente sparito. E sono spariti pure loro. La gente comune mi cercava, mi chiedeva: “Ma ora che è tornato quello di prima, perché non torna in tv?”. E io non sapevo mai cosa rispondere.
Columbro ha anche raccontato di aver tentato egli stesso di proporre ai direttori di rete (di Rai e Mediaset) di riprendere i vecchi programmi o di lanciarne di nuovi ma o “erano sempre troppo vecchi” oppure “per le idee nuove non c’erano mai i soldi“. Alla fine – dopo la fallimentare parentesi a Vero Tv (ma lui sembra averla rimossa) – si è dovuto arrendere, tornando al teatro, perché “non potevo più continuare a chiedere l’elemosina“. Oggi, però, resta la delusione, anche se c’è la consapevolezza che “la tv è cambiata, non è più quella che facevo io, adesso la volgarità la fa da padrona quasi ovunque. E poi io lavoravo nel varietà. E dov’è, ora, il varietà?“