Morti e stramuorti, la tomba in tv diventa corrispondenza di “terroni” sensi
“Le donne devono stare a casa a fare il ragù?”: è una delle sentenze del venerdì sera di Explora con Morti e stramuorti. Che insegna a ridere della vita
Se pensavamo che in tv avessero realityzzato ogni tappa dell’esistenza, dal reparto maternità alla campanella della scuola, passando per la salita all’altare e l’apprendistato nel mondo del lavoro, c’era solo un fronte che sarà apparso estremo persino a Real Time: il trapasso a miglior vita. A colonizzare il Triangolo delle Bermuda è stata Explora (canale 415 Sky) con Morti e stramuorti, che già a Natale ci aveva dato un assaggio della sua “operazione necrofila”.
Quello che a Natale era un mockumentary, curato fino al minimo dettaglio anche se spalmato sino all’angoscia, è diventato una più agile serie a puntate (qui la conferenza stampa), che ha virato il racconto sul comedy.
Ad alleggerire lo sfondo funebre è, infatti, il punto di vista di una famiglia di schiattamuorti napoletani, i Dell’Anno, che riescono a esorcizzare ogni trauma grazie alle piccole gioie del quotidiano. Così, nelle prime due puntate andata in onda ieri sera, è emerso come la tomba televisiva non sia uno spauracchio, né un’ideale foscoliano, bensì un pretesto per mettere in scena la corrispondenza di terroni sensi.
Non solo trionfo di salme e funerali eccentrici (irresistibile quello del gattino nel cimitero di Snoopy), ma pillole di saggezza popolare, di mito del buon selvaggio. Morti e stramuorti fa pendant col Boss delle cerimonie nell’offrire un Eden partenopeo, che scongiura le paturnie di chi nella vita pensa troppo ripartendo dal culto del bisogni ancestrali. E anche da qualche provincialismo di troppo. Nel prendersi in gioco di un’aspirante cassamortara donna, che non resiste alla visione della bara, il padrone ha sentenziato:
“Poi dicono che uno è e maschilista. A casa a fare il ragù devono rimanere, le femmine”.
Tra proverbi e superstizione la visione di Morti e stramuorti procede come una lezione di vita, per chi nella propria si fa troppe domande o è paralizzato dalla routine metropolitana e anaffettiva. Persino la psicologa affidata ai dipendenti, per l’elaborazione del lutto, assolve una funzione decorativa e ironica. Perché, quando passi la tua giornata a beffarti della morte senza pensarci troppo, non hai bisogno di terapia: diventi terapeutico per chi ti sta intorno.