Home Notizie Franco Di Mare a Blogo: L’Isis è uno Stato che nasce sull’idea dell’annientamento fisico del nemico. Aspettiamoci altri attentati

Franco Di Mare a Blogo: L’Isis è uno Stato che nasce sull’idea dell’annientamento fisico del nemico. Aspettiamoci altri attentati

Il commento dell’ex inviato di guerra del Tg1 Franco Di Mare rispetto alle stragi di venerdì scorso.

di Hit
pubblicato 28 Giugno 2015 aggiornato 21 Gennaio 2021 17:42

Il venerdì nero. Ormai è stata ribattezzata così la giornata del 26 giugno 2015 teatro di stragi in Francia, Kuwait, Tunisia e Somalia. Abbiamo contattato per una intervista il giornalista del Tg1 Franco Di Mare per un bilancio della sua stagione televisiva al timone di Unomattina, ma essendo lui un ex inviato di guerra, quindi esperto di questioni internazionali molto attinenti alle tragiche notizie di venerdì scorso, gli abbiamo chiesto una sua opinione su questo argomento. In questa prima parte d’intervista parleremo proprio delle stragi di venerdì e dell’Isis, mentre nei prossimi giorni pubblicheremo il resto dell’intervista in cui faremo un bilancio della sua stagione televisiva.

Tu sei un ex inviato di guerra, cosa ne pensi di questi attentati che ormai diventano sempre più pericolosamente frequenti?

Credo che sia una cosa con cui dovremo convivere per un po’ proprio perchè sono cambiate le relazioni internazionali. Per la prima volta nella storia dell’umanità appare uno Stato fra i 194 del mondo censiti, che non è uno Stato come gli altri. E’ una nazione che nasce sull’idea dell’annientamento fisico del nemico. Mi riferisco all’Isis, uno Stato che non esisteva ma che di fatto c’è e che è compreso fra parte della Siria e parte dell’Iraq. E’ uno Stato che batte moneta, ha un suo welfare interno. I loro simboli sono apparsi anche in occidente con la bandiera dell’Isis sventolata in Francia, con un decapitato proprio in questa nazione. Hanno quindi portato il loro orrore nelle nostre case.

Credi che l’Isis abbia materialmente la forza di dichiarare in qualche modo guerra all’occidente ?

E’ evidente che l’Isis non ha alcuna possibilità materiale di vincere una guerra. Sul piano delle relazioni militari e politiche l’Isis è morto prima ancora di nascere. L’Isis però non è soltanto uno Stato, è anche un’idea di relazione con l’occidente che trova proseliti in tutto il mondo e che non si combatte con le armi, ma con la battaglia delle idee. Cioè fornire al mondo un idea di uno Stato e di una democrazia che soccorre i meno abbienti. Una democrazia cioè che sia al servizio della gente. Invece noi, purtroppo, abbiamo un idea di democrazia terribile, basta guardare cosa succede in Italia. Il confronto fra i grandi ideali del passato, gli stessi ideali per cui 70 anni fa i nostri nonni hanno combattuto, quell’ideale di democrazia si frantuma tutti i giorni con “Roma ladrona”, “Mafia capitale”, “le ruberire all’Expo”, insomma dovunque ti giri c’è merda. Di fronte a questo scandalo occidentale, che non risparmia quasi nessun paese e l’Italia in questo è un portabandiera, l’Isis risponde con l’idea della purezza, dicendo “noi abbiamo una risposta alla deriva morale dell’occidente”. In un mondo molto frammentato, in cui la forbice fra ricchi e poveri invece che diminuire aumenta, le masse di disgraziati del mondo islamico -che sono la maggior parte- non dico che guardi all’Isis con simpatia, però trova in questa “nazione” una certa sponda.

Gente che nasce anche nel nostro occidente

Certo. Anche dalle Banlieu di Parigi dove neppure la democrazia francese, che è un passettino più strutturata della nostra, riesce a dare una risposta. E proprio dalle Banlieu di Parigi vengono fuori i mostri che anni fa crearono quello scompiglio in Francia, fino alla tragedia di Charlie Hebdo dei mesi scorsi.

Cosa ci dobbiamo aspettare e come si combatte questo tipo di “idea” come l’hai chiamata tu ?

Credo che in tempi brevi avremo ancora attentati nelle nostre città. L’Isis si combatte con l’intelligence. Solamente un’ottima intelligence riesce ad anticipare i danni che l’Isis può creare.

Il fatto che il nostro paese non abbia ancora avuto attentati significa che ha dei buoni servizi segreti?

Noi abbiamo una buona intelligence. Del resto i nostri servizi segreti sono già intervenuti a difesa dei nostri confini. Ci sono stati anche degli arresti, l’ultimo dei quali è stato un pakistano che è stato arrestato prima che organizzasse un attentato proprio nel nostro paese. E’ come la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Un mio amico cardiologo mi dice che nessuno lo ringrazierà mai per l’infarto che non ha avuto. Una buona prevenzione è fatta da una intelligence che lavora bene ed in silenzio.

Forse però l’intelligence non basta

Credo sia necessario intervenire con una specie di “Piano Marshall” per i paesi del mediterraneo, perchè queste democrazie hanno bisogno di supporto, ma sopratutto le masse giovanili che sono li hanno bisogno di risposte concrete.

Un “Piano Marshall” che coinvolga anche gli Stati Uniti, che ci sembrano un po’ silenti in questi giorni, o solo le nazioni europee ?

Che coinvolga tutti i paesi occidentali per portare benessere in quei paesi, un po’ come fece l’America con noi dopo la seconda guerra mondiale. Poi, terzo punto, riformare la nostra politica. La parola politica non deve essere più vista come una parolaccia, ma come un opportunità, come una risposta per avere una buona amministrazione. La politica come sana rappresentazione della gente.

Gente che in questo periodo, a giudicare anche dalla percentuale di votanti alle ultime elezioni, della politica ha un giudizio negativo

Se in una città come Bolzano, che non è una città qualunquista, è una città molto strutturata sul piano politico e che ha sempre vissuto la politica come unica maniera per rappresentare le istanze delle persone nei palazzi delle istituzioni, dicevo se persino Bolzano alle ultime elezioni ha registrato una percentuale di votanti di solo il 52%, raggiungendo il tasso più basso di sempre, vuole dire che la gente è stufa della politica politicante. E’ stufa della politica che pensa solo a perpetuare il posto e basta e che pensa solo a se stessa e non a chi l’ha votata.

Come le racconta la televisione queste situazioni ?

Io sento il pericolo vero di scatenare un idea di odio diffusa. Questi sono episodi inquietanti che ci costringono a riflettere. Invece di produrre pensiero critico, producono paura. Il mercato della paura è il mercato elettorale. Con la paura io raccatto voti. Alla fine io voto chi mi dice “spariamo sui gommoni”, chi mi dice “buttiamo a mare gli immigrati”, chi mi dice “gli immigrati hanno la scabbia” ed aggiunge che “la scabbia uccide”, dicendo delle stronzate gigantesche. Questa gente alimentando la paura, alimenta la confusione, trovando l’unico vantaggio di avere voti e di essere eletto. Questa gente qua ha il respiro corto evidentemente, facendo danni giganteschi. Io dico che questi danni sono prodotti, nostro malgrado, anche da una informazione parziale che abbocca a queste sirene della paura, cosa che noi media non dovremmo fare.

Informazione che ormai vive di troppo “chiacchiericcio da talk show”.Non senti la mancanza dei reportage in prima serata che spieghino meglio queste situazioni andando direttamente sul posto ?

I Reportage in prima serata noi non l’abbiamo mai avuto e se l’avessimo potremmo spiegare alla gente che cosa succede. Noi amplifichiamo la paura mostrando quello che è successo in Tunisia e dicendo che nessun turista è più al sicuro. In un mercato del genere quando tu amplifichi la paura, già fai il gioco dei terroristi. Loro hanno capito che una testa tagliata mostrata, getta nel panico tutti.

Tu la mostreresti una testa tagliata in televisione o su di un giornale ?

Mi sono posto questa domanda una volta, proprio a Peshawar, nella capitale dei filo-talebani in Pakistan, dove c’erano in piazza migliaia di persone. Li davvero ebbi paura, perchè ci circondarono, poi presero un tavolo di ferro e m’invitarono a salirci sopra, per riprendere meglio quello che stavano facendo. Loro sgozzarono degli animali e si sporcarono il volto di sangue, proprio per far vedere agli occidentali, che io rappresentavo da giornalista, quello che avrebbero fatto a loro. Loro avevano capito il trucco e cioè che l’informazione serve per far veicolare il loro messaggio di morte. In quei momenti mi chiesi se dovevo mettere in onda si o no quelle immagini. La risposta era metterle in onda, spiegando però quello che stava accadendo. Questa comunque è una via di mezzo, perchè la maggior parte di quelli che guardano si concentra solo sulle immagini e non ascolta il testo. L’immagine è sempre superiore al testo. Mi chiedi se avrei mostrato la testa tagliata? Non lo so. Se la mostri fai il gioco dei terroristi, se non la pubblichi stai venendo meno ai tuoi doveri di deontologia. La cosa migliore è stata fatta dagli inglesi quando ci furono gli attentati a Londra anni fa, la polizia transennò tutta la zona, mettendo dei teloni bianchi a copertura delle zone interessate agli attentati. Tu non vedevi altro che teloni bianchi. Li ci furono mi sembra 30 morti, ma la percezione della strage sarebbe stata ancora più grande se noi avessimo mostrato le immagini di quei luoghi con i corpi di quella povera gente straziati ed in quel caso avremmo fatto il gioco dei terroristi. Ci tolse da quell’imbarazzo la polizia britannica che coprì quelle zone con degli enormi teloni bianchi.

    Dice Gus nella bella pellicola di Josh Boone “Colpa delle stelle” tratta dall’omonimo romanzo di John Green:

    “A quanto pare il mondo non è una fabbrica di desideri…”

Grazie a Franco Di Mare per questa chiacchierata sui tragici fatti di venerdì scorso. Il resto dell’intervista che verterà su un bilancio della sua stagione televisiva al timone di Unomattina verrà pubblicato nei prossimi giorni.

(Foto da Sky News)