Ivan Cotroneo a Blogo: “Penso a nuovi formati per Una mamma imperfetta, Chiedi a papà per vedere i padri alle prese con i figli. Una grande famiglia 4? E’ presto per parlarne”
Ivan Cotroneo a Blogo parla del successo di Una mamma imperfetta, che non considera concluso, di Una grande famiglia 4 e della docufiction Chiedi a papà, in onda l’anno prossimo
Torna, da questa sera alle 20:35 su Raitre, Una mamma imperfetta, la webserie scritta e diretta da Ivan Cotroneo che in due stagioni (più un film-tv natalizio) ha divertito prima gli utenti del Corriere della Sera e poi quelli di Raidue con le vicissitudini di Chiara (Lucia Mascino), mamma di due bambini alle prese con il caos della città e con numerosi impegni che le impediscono di avere del tempo libero per sè stessa. Nonostante questo, non rinuncia ad incontrarsi con le sue amiche, per scambiare punti di vista su “dilemmi” che riguardano tutte le mamme.
Per l’occasione, Blogo ha intervistato proprio Cotroneo, partendo da Una mamma imperfetta e passando per le sue altre produzioni, come Una grande famiglia (sulla cui conclusione non ci sono ancora certezze) ed il prossimo E’ arrivata la felicità.
Ma non solo: Cotroneo sarà anche dietro il docureality Chiedi a papà, che andrà in onda l’anno prossimo su Raitre. Gli abbiamo quindi chiesto di spiegarci meglio cosa sia questo programma e come lo coinvolgerà, oltre che a strappargli qualche curiosità sul suo lavoro di autore e sulla sua passione per le serie tv americane.
Questa sera su Raitre torna Una mamma imperfetta, successo sul web diventato poi un piccolo fenomeno tv, con il film-tv natalizio su Raidue. Se l’aspettava un gradimento del genere da parte del pubblico, soprattutto quello più giovane?
“No, no di certo, non me lo aspettavo, né sono certo che se lo aspettassero i miei produttori, il Corriere, Raifiction gli attori e le persone tutte che hanno lavorato al progetto. Ogni volta che si scrive qualcosa di nuovo, che si inventa una storia, o un mondo di personaggi, si spera che quel mondo di personaggi e avventure venga ‘riconosciuto’. Ma ogni volta è un’incognita, e quando fortunosamente accade, come in questo caso, coinvolgendo fasce di pubblico che non ci aspettavamo o interessando produzioni e televisioni internazionali, ci si sorprende molto. Mettiamo da parte una inaspettata contentezza per quando poi, la prossima volta, non succederà”.
Si è mai “pentito” di non aver usato il format di “Una mamma imperfetta” per una serie lunga, da prima serata?
“No, in realtà no. Credo che ogni storia all’inizio cerchi una forma, e ancora oggi penso che la forma della Mamma imperfetta fosse quella della striscia quotidiana. Penso fosse il modo migliore per farla conoscere. Questo non vuol dire che adesso non si possa pensare ad altri sviluppi, cosa che in realtà abbiamo già fatto con il film tv natalizio per Raidue”.
Uno dei meriti di Una mamma imperfetta è stato quello di puntare su volti nuovi, poco conosciuti al grande pubblico, come Lucia Mascino. Una scelta del casting di questo tipo sarebbe applicabile sulla fiction italiana, oppure c’è sempre bisogno dei nomi di richiamo, spesso i soliti noti?
“Beh, più che ‘sarebbe applicabile’, è stata applicata visto che Una mamma imperfetta fa parte a pieno titolo della fiction italiana. Forse sono stato aiutato dal formato e dal fatto che si fosse trattato all’inizio di una piccola produzione, ma vedo che nelle scelte recenti c’è un’apertura a volti meno noti anche nelle fiction di impianto produttivo più grande”.
L’esperienza di “Una mamma imperfetta” si può dire conclusa o c’è la possibilità di produrre una terza stagione?
“Io non considero conclusa l’esperienza, credo però che se dovessi continuare con la storia di Chiara e delle quattro mamme probabilmente sceglierei dei formati diversi che non ho ancora praticato con questa storia. Negli ultimi tempi (e a prescindere dal discorso sulla Mamma imperfetta) sono molto attratto dal formato da 25’, che è poco usato in Italia, ma è il formato internazionale di serie come Girls, Looking o Modern family“.
Con Una mamma imperfetta ha espresso tutto il suo potenziale comedy, che spesso, quando si tratta di lavorare per la fiction Rai, fonde con il drama, come successo in “Un’altra vita” ed “Una grande famiglia”. Con quale dei due generi si sente più a suo agio?
“Una mamma imperfetta è una fiction coprodotta dalla Rai, così come Tutti pazzi per amore e E’ arrivata la felicità, e sono tutte commedie magari sentimentali, ma direi comedy puro. La fusione con il drama è una fusione che mi interessa da autore, per alcune storie, e non dipende dalla committenza o dalla destinazione. E’ una fusione che ho cercato anche al cinema, sia nelle storie che scrivo come Mine Vaganti o Viaggio Sola, che nelle storie che dirigo. Il mio prossimo film da regista, Un bacio, che ho scritto con Monica Rametta, tratta di adolescenza, bullismo e omofobia, ma lo fa con un tono e un linguaggio che mescola riferimenti diversi e a volte opposti, insomma non solo il drama, ma anche la commedia (e il musical)”.
Una grande famiglia, invece, si è concluso? Il produttore Rosario Rinaldo spera in una quarta stagione, ma parte del cast (come Gassman, la Bergamasco, Cavina e la Sandrelli) la considerano terminata…
“E’ presto per dirlo, e sicuramente dipende da una serie di fattori. Personalmente credo che la famiglia Rengoni abbia ancora potenziale di racconto, ma bisognerebbe esplorare disponibilità e desideri di tutti (compresi i desideri del pubblico) per capirlo”.
Se la Rai proponesse a lei, Stefano Bises e Monica Rametta, invece, uno spin-off di Una grande famiglia, accettereste?
Ah… Beh, Una grande famiglia ha nel titolo la sua vocazione, e quindi noi autori dovremmo essere capaci di elaborare uno spin-off per così dire, sufficientemente grande da essere interessante narrativamente. Non credo che una famiglia complicata ed esigente come quella dei Rengoni accetterebbe di essere messa in scena in uno spin-off minore… Son gente esigente…
Nelle sue fiction c’è sempre un occhio di riguardo a temi molto contemporanei, tra cui l’omosessualità, attraverso personaggi non stereotipati che cercano di proporre questo tema ad un vasto pubblico. Purtroppo, però, i suoi sono casi che non stanno ottenendo un seguito nella fiction italiana. Come mai è ancora così difficile rappresentare i gay nella tv italiana?
“Non so se è vero, e penso solo alle recentissime evoluzioni di Un posto al sole o Il candidato. So che per quanto riguarda il lavoro che portiamo avanti con Monica Rametta e Stefano Bises noi ci siamo fatti un punto di non trascurare nelle nostre narrazioni corali tutti i personaggi che compongono la società contemporanea. E questo vale non solo per la rappresentazione dell’omosessualità. Io sono convinto che oggi nella narrazione della fiction l’esclusione totale di un certo tipo di personaggi sia diventata un atto politico molto più che non la loro inclusione. Comunque, aspetto un futuro, credo prossimo, in cui non ci stupiremo della presenza in tv di personaggi di cui non ci stupiamo nella vita di tutti i giorni”.
Per quanto riguarda invece i progetti a cui sta lavorando, alla presentazione dei palinsesti Rai è stato annunciato per il prossimo anno il docureality “Chiedi a papà”. Può spiegarci di cosa si tratta, se saranno coinvolti anche dei personaggi famosi e quale sarà il suo ruolo all’interno del programma?
“Chiedi a papà nasce da un’idea di Francesco Uccello, scrittore, giornalista e blogger (motelospiegoapapà.it). Dopo la prima messa in onda di Una mamma imperfetta ci siamo incontrati mentre con la Indigo (che aveva prodotto la Mamma imperfetta) pensavamo a come declinare il racconto di un lessico famigliare contemporaneo in forme diverse dalla fiction. Così, da una sua idea che abbiamo elaborato insieme, nasce il progetto di una docufiction in cui vedremo dei padri alle prese con la gestione famigliare e la cura dei figli, mentre le mogli sono felicemente recluse alle terme per cinque giorni. Ogni puntata racconterà i cinque giorni dei due padri, e le aspettative e i discorsi delle madri alle terme. Del progetto, oltre a essere coproduttore con la 21 insieme alla Indigo, sarò uno degli autori insieme a Francesco Uccello e ad altri. Adesso abbiamo aperto il casting per le famiglie che cerchiamo, su www.chiediapapa.it. Speriamo di andare in onda su Raitre nel 2016. L’intenzione è quella di tracciare con questa docufiction uno spaccato delle diverse forme di famiglia e di organizzazione famigliare, in Italia, oggi”.
Molto attesa è, inoltre, E’ arrivata la felicità, fiction di Raiuno con Claudia Pandolfi e Claudio Santamaria. Può anticiparci qualcosa sulla trama e sul cast?
“Il cast è uno di quei cast ricchi e bellissimi (almeno per me) che Riccardo Milani riesce a mettere insieme. Sono 24 episodi da 50 minuti che verranno trasmessi in 12 serate su Raiuno. Riccardo Milani ha curato la regia delle prime 4 puntate, Francesco Vicario la regia delle altre 8. I soggetti e le sceneggiature sono scritti da me, Monica Rametta e Stefano Bises. Oltre a Claudio Santamaria e Claudia Pandolfi nel cast ci sono Alessandro Roja, Giulia Bevilacqua, Edwige Fenech, Lunetta Savino, Massimo Wertmuller, Ninetto Davoli, Caterina Murino, Miriam Catania, Ettore Bassi, Paolo Mazzarelli, e molti altri attori meno popolari ma non meno bravi; alcuni di loro con questa serie praticamente debutteranno in ruoli importanti e credo che saranno delle belle sorprese. Sulla trama io sono del parere che meno si spoilera e meglio è. E’ una commedia che racconta l’amore, la famiglia, il sesso, i litigi, le passioni, e molti guai. La storia di un semi-disastro sentimentale come vorremmo viverlo tutti, almeno spero”.
Ha lavorato per il cinema, la tv generalista e le web-series. La pay tv l’ha mai cercata, se le proponessero una serie tv per Sky, accetterebbe?
“A me piace scrivere storie, e penso che ogni storia abbia una sua collocazione precisa. Penso che la forza di alcune serie che hanno caratteristiche innovative sia o sia stata proprio quella di essere sulla tv generalista, e penso a Tutti pazzi per amore, a Una mamma imperfetta o adesso a E’ arrivata la felicità. Se avessi o mi venisse in mente una serie più adatta ai canali pay, o alle nuove realtà Svod, come Netflix, certo che sì”.
Non ha mai nascosto di essere fan delle serie tv americane. Quali sono i suoi telefilm preferiti, e quale sceglierebbe per farne un remake italiano?
“Io sono un fan di The Good Wife, Mad Men, Girls, True Detective, e di recente How to get away with murder, tanto per citarne solo alcune. Tutte serie troppo belle già in originale perché io possa mai pensare di farne un remake. Mi intimoriscono da autore. Mi metto lì da spettatore e spero alla lunga di imparare qualcosa. Chissa’, come si dice a Napoli, ‘Dalle e dalle si rompe pure ‘o metall’’.