Squadra antimafia 7, prove tecniche di trasmissione senza Marco Bocci
Squadra antimafia 7 prova a ridurre la presenza di Marco Bocci, cercando altri personaggi che possano permettere alla fiction di avere nuovi idoli per i telespettatori
Gli autori di Squadra antimafia 7 sanno che, nel loro ventaglio di personaggi, tre sono tra i più richiesti dal pubblico: uno è De Silva (Paolo Pierobon), una è Rosy Abate (Giulia Michelini) e l’altro, ovviamente, è Calcaterra (Marco Bocci). Invece che far girare la serie tv su questi tre personaggi e portarsi facilmente a casa la serata, gli sceneggiatori hanno preferito giocare di sottrazione, e centellinare, in questa settima stagione, le loro presenze.
Così, se Rosy Abate è in convento e la storyline di questa stagione non sembra richiedere la sua partecipazione; Calcaterra è ancora nelle mani del clan Maglio e, per lo meno nella prima puntata, la sua presenza nella fiction è stata molto ridotta rispetto al passato. Infine, De Silva è colui per cui il pubblico impazzisce: il cattivo per antonomasia, la scheggia impazzita che compare a seconda delle situazioni in cui si trova Calcaterra (è lo stesso personaggio a scherzarci a questo proposito).
Sono loro tre i motivi del successo di una fiction che, forse, in onda su un altro canale otterrebbe un maggiore consenso e che, invece, andando in onda su Canale 5, ormai assuefatta a Il Segreto, perde gran parte del suo appeal. Pur mantenendo il suo riconoscimento di una delle serie tv italiane più interessanti e vicine al gusto del pubblico, anche Squadra antimafia accusa qualche acciacco, dovuto ad una necessità di inventarsi nuovi clan mafiosi pronti a prendersi la loro fetta di soldi ed anche alla necessità di trovare personaggi che siano pronti a sostituire quelli che, per volere degli autori o dei loro interpreti, usciranno di scena.
Da questo punto di vista la prima puntata di Squadra antimafia 7 sembra una prova tecnica di trasmissione senza Marco Bocci, che ha annunciato che questa sarà la sua ultima stagione da protagonista. La fiction ha già dovuto fare a meno, negli anni scorsi, di Simona Cavallari (Claudia Mares), riuscendo a poggiare il proprio filone narrativo su un personaggio come Calcaterra, un vero duro perfetto per una serie come questa, colui che può essere rapito, torturato, fuggire con una ferita quasi aperta, ma riesce ad impugnare un’arma ed a minacciare i suoi aguzzini. Anche questo, d’altra parte, ha contribuito al successo di Squadra antimafia: la capacità di proporre personaggi-eroi, fuori dalla realtà ordinaria e capaci di stupire il pubblico.
Al lavoro curato degli sceneggiatori, si affianca l’attenzione della regia e della fotografia, sebbene qualche scivolone ci sia (si parla di giugno in riferimento al rapimento di Calcaterra, ma gli esterni rivelano alberi spogli ed i protagonisti indossano giacche). Non è questo, però, il problema di Squadra antimafia: tolti i tre personaggi sopra citati, riuscirebbe la serie tv a reggere la tensione? La squadra che aiuta Calcaterra nella lotta contro la criminalità organizzata è composta da personaggi secondari, che svolgono il loro ruolo con le loro storyline ma che sono stati pensati per supportare il protagonista.
L’arrivo di Davide Tempofosco (un sempre bravo Giovanni Scifoni) sicuramente permetterà al pubblico ad abituarsi ad un nuovo protagonista, mentre l’anno prossimo debutterà Giulio Berruti: nuovi muscoli (in tutti i sensi) per provare a dare ulteriore forza ad una fiction che dovrà capire come affrontare questo passaggio di testimone.