Non uccidere, la fiction torna su Raitre con Miriam Leone ed un poliziesco familiare
Su Raitre Non uccidere, fiction con protagonista un ispettore della Omicidi della Squadra Mobile di Torino la cui madre è appena uscita dal carcere, dopo essere stata arrestata per aver ucciso suo padre
A quattro anni dall’ultima stagione de La nuova squadra, torna la fiction originale su Raitre, grazie a Non uccidere, dodici episodi in onda da questa sera alle 21:10. Una serie tv scritta appositamente per il canale, che così cerca di variare la propria offerta in prima serata.
La fiction, però, non si allontana dalla mission di Raitre di voler essere vicina all’approfondimento dei fatti: i casi che saranno seguiti, infatti, sono ispirati a vicende realmente accadute, e vogliono rappresentare un sistema chiuso, sia la famiglia, un convento, un quartiere o una comunità, che possa riflettere la contemporaneità del Paese.
Al centro del racconto c’è l’Ispettore Valeria Ferro (Miriam Leone), al lavoro nella Squadra omicidi della Mobile di Torino. Valeria è una ragazza che, quando indaga su un caso, ne diventa ossessionata, alla ricerca della verità che la porti alla soluzione delle indagini. Per questo, crede che sia necessario entrare nelle vicende che deve studiare, conoscendo i diversi punti di vista ed empatizzando con i diversi sospettati, fino anche a farsi prendere a volte dalla rabbia, a volte dalla commozione.
Dietro alla sua capacità di capire chi stia mentendo e di risolvere i casi più difficili, però, si cela un trauma che l’ha segnata quando era piccola, ovvero l’aver assistito all’omicidio del padre per mano della madre Lucia (Monica Guerritore). Per questo, insieme al fratello Giacomo (Davide Iacopini), è cresciuta a casa dello zio Giulio (Gigio Alberti), della zia Michela (Viola Sartoretto) e della nipote Costanza (Crystal De Glaudi).
Al lavoro, Valeria è aiutata dal collega Andrea Russo (Matteo Martari), dal nuovo arrivato Luca Rinaldi (Luca Terraciano) e dal veterano Gerardo Mattei (Riccardo Lombardo). Il suo superiore, Giorgio Lombardi (Thomas Trabacchi), è anche il suo compagno nonchè colui che, anni prima, arrestò sua madre.
Ora che Lucia ha scontato la sua pena e sta per uscire dal carcere, Valeria deve affrontare una serie di fantasmi del passato che aveva ignorato o che aveva fatto finta di non vedere. Costretta ad abitare nella villetta fuori città con lo zio e proprio con la madre, che vorrebbe cercare di riallacciare i rapporti con i due figli, Valeria dovrà provare a perdonare la madre, ma la sua ricerca costante della verità la porterà ad avere dei dubbi anche su ciò che Lucia le ha detto, sospettando che possa aver mentito.
La struttura di Non uccidere, prodotto da Rai Fiction e FremantleMedia, scritto da Claudio Corbucci, Peppe Fiore, Stefano Grasso (questi tre anche al lavoro sul soggetto di serie), Francesco Cioce, Viola Rispoli, Vittorino Testa e Monica Zapelli per la regia di Giuseppe Gagliardi -che torna a lavorare con la Leone dopo 1992-, è composta da un caso per ogni puntata. Una trama verticale che permette al pubblico di seguire un’indagine che si conclude all’interno dell’episodio, mentre la trama orizzontale seguirà il rapporto tra la protagonista e sua madre.
Inoltre, ogni caso avrà tre diversi punti di vista, delle storyline che derivano dal reato commesso e che seguono alcuni personaggi in situazioni che si concluderanno anch’essa all’interno della puntata in onda. Una struttura che vuole chiaramente ispirarsi alla serialità internazionale, sfruttando elementi del family drama e del poliziesco all’interno del contesto italiano. Gli stessi autori spiegano meglio quali fossero le loro intenzioni in fase di scrittura:
“Questa esigenza si univa al bisogno di strutturare un racconto che fosse compatibile con il modello industriale multistrand del centro di produzione Rai, già sperimentato per Raitre con un brand come ‘La Nuova Squadra’, senza però impiantare un racconto corale (un ‘gruppo di investigatori’), ma anzi mantenendo il solido protagonismo di Valeria. Il tutto nella cornice tematica, fortissima, del racconto dell’Italia dal punto di vista della sua istituzione fondamentale, la famiglia –un racconto mai conciliante, ma sempre credibile e vicino alla realtà della cronaca. Da questi presupposti nasce il format originale della serie: un’indagine che fa da colonna portante dell’episodio e tre punti di vista che corrono parallelamente ad essa”.
Il lavoro è proseguito con la regia, spiega Gagliardi, che ha curato anche la scenografia e la caratterizzazione dei personaggi minori:
“Il palazzo della questura, ad esempio, è stato ricostruito pensando ad un certo tipo di architettura sabauda, rigorosa e imponente, ma con degli elementi pescati dall’immaginario cinematografico. Nella creazione della squadra di poliziotti che gravita intorno alla protagonista, invece, l’ispirazione proviene direttamente dall’immaginario di alcuni fumetti che hanno codificato delle tipologie di personaggi molto precise. Questo principio è stato seguito anche per la scelta delle facce dei personaggi secondari, tra l’altro. Non uccidere racconta 12 delitti in 12 episodi. Ciascun episodio ha un sapore e un’ambientazione diversa. Il carattere psicologico ed emotivo di ciascun personaggio è dato dal mondo da cui proviene. Ogni episodio ha tre protagonisti e il loro punto di vista determina lo sguardo della macchina da presa”.
Non uccidere, quindi, non solo vuole riportare la fiction su Raitre, ma vuole anche permettere alla fiction Rai di sperimentare un linguaggio moderno, incuriosendo il pubblico con un genere noto ma contaminandolo con elementi differenti e che diano tonalità diverse a personaggi ed al racconto.