Il giovane Montalbano ringiovanisce il Commissario non solo nel titolo: promossi ritmo e cast
Il giovane Montalbano permette all’universo di Camilleri di avere un ritmo diverso rispetto alla versione più famosa della fiction di Raiuno, grazie ad un maggiore uso della commedia ed ad un cast perfetto
Il Commissario Montalbano è un successo di pubblico tra i più clamorosi della tv italiana. Riesce, ad ogni episodio, ad ottenere milioni di telespettatori. E’ anche vero, però, che la storica fiction di Raiuno rispetta i canoni che piacciono al pubblico più anziano della rete, con una trama classica, un ritmo non troppo sostenuto ed un cast facilmente riconoscibile.
La missione de Il giovane Montalbano, quindi, è quella di avvicinare all’universo creato da Andrea Camilleri anche un pubblico più giovane, che magari non conosce benissimo il Commissario di Vigata ma che vuole seguire un buon poliziesco, forte del successo che lo precede.
Per farlo, il prequel di Raiuno si prende delle libertà che la serie originale non si prende: da qui, la decisione di virare più alla commedia la seconda stagione della fiction che, però, non rinnega la natura del lavoro svolto dallo scrittore siciliano. Per intenderci, virare alla commedia, nel caso de Il giovane Montalbano, non significa inserire gag alla rinfusa, battute a doppio senso e sketch di dubbio gusto. Significa, piuttosto, dare al protagonista ed agli altri personaggi maggiore spazio per ironizzare su sè stessi e sul proprio lavoro, alleggerendo l’indagine dell’episodio.
Una maggiore ironia che rispecchia lo spirito giovane del prequel, ed anche un’incoscienza che non si potrebbe mai avere ne Il Commissario Montalbano: una scena con Catarella (Fabrizio Pizzuto) colpito dalla bellezza di una donna giunta in Commissariato sulle note della colonna sonora de “Il tempo delle mele”, per quanto possa sembrare un’eresia agli occhi dei “puristi” di Montalbano, è tanto audace quanto sorprendente.
Ed è questo che deve fare Il giovane Montalbano: trovare una propria strada da seguire, senza scimmiottare la serie originale o imitarla troppo nello stile e nei toni. Così come il cast è giovane (e molto bravo, guidato da un eccellente Michele Riondino), anche il linguaggio deve esserlo, e le contaminazioni tra giallo e commedia rinverdiscono un format che, altrimenti, sarebbe stato realizzato solo per sfruttare una produzione di successo.
Così, invece, Il giovane Montalbano si distacca dal Montalbano Senior, permettendo alla Rai di avere un’altra fiction forte che, a differenza dell’originale, ormai diventata evento da quattro episodi a stagione, potrebbe fornire al pubblico ancora numerosi episodi e dare al Montalbano degli anni Novanta più visibilità, come merita.