Guia Soncini dopo il servizio de Le Iene: “Io aggredita, ridotti a fare comunicati con scritto che forse esploderà una bomba in diretta”
La replica di Guia Soncini al servizio trasmesso da Le Iene nella prima puntata
Dopo Selvaggia Lucarelli e Gianluca Neri, diamo conto anche della replica di Guia Soncini al servizio trasmesso da Le Iene nella puntata di domenica 27 settembre. La vicenda è quella del processo per il presunto furto di foto di vip, a partire da Elisabetta Canalis. La giornalista di La Repubblica ha rifiutato di rispondere alle domande della Iena Luigi Pelazza e sul suo sito ha fornito una versione dei fatti interessante raccontando di aver subito un’aggressione fisica:
Dieci giorni fa due tizi mi hanno inseguito dal cortile al cancello all’ascensore di casa. Sono entrata nel cortile ed erano già lì, all’interno di una proprietà privata che avevano preso per pubblico demanio – ma ci sono due portoni con tanto di chiave, è un equivoco in cui mi pare difficile cadere – o, più plausibilmente, che avevano deciso di invadere perché tanto non sarebbe certo stata una femminuccia a fermarli. Mi hanno inseguito, bloccando con la forza e impedendomi di richiudere prima il cancello che dalla mia abitazione dà in cortile, e poi le porte dell’ascensore. Non avevo idea di chi fossero, uno dei due aveva una telecamera. Il medico che qualche ora dopo mi ha sedata mi ha chiesto se fossero arabi (dev’esserci qualcosa di molto rassicurante nel poter circoscrivere la delinquenza a una specifica etnia), e a quel punto avevo finalmente più informazioni e ho potuto rassicurarlo: no, erano della tv, facevano un programma che si chiama Le Iene. Sì, va ancora in onda. No, neanch’io lo sapevo. Al dottore non ho potuto dare l’informazione principale, quella che avrei compreso solo l’altroieri.
La Soncini ha continuato lanciando nei confronti della trasmissione di Davide Parenti, più o meno tra le righe, l’accusa di essersi inventata la minaccia che ha preceduto la messa in onda della prima puntata:
Quando se ne sono andati, quando è arrivata la polizia, ogni volta che nei giorni successivi mi sono trovata a discutere del tema rispondendo cose tipo «sì, mi sono trovata un delinquente in ascensore, sì, chi l’avrebbe mai immaginato, Le Iene va ancora in onda, e probabilmente è colpa del nostro disinteresse se sono ridotti a fare comunicati con scritto che forse esploderà una bomba in diretta, dovremmo prenderli più sul serio come programma di denuncia, o almeno ricordarci che esistono» – ogni volta c’era un dettaglio che non mi tornava.
Tornando sul servizio realizzato da Pelazza, la giornalista ha fatto sapere di aver provveduto ad una diffida legale perché “se vuoi filmare qualcuno o chiedergli qualcosa, anche (specialmente) senza il suo consenso, lo aspetti fuori dal portone. Nessuno può dirti niente, se sei in mezzo alla strada: sei molesto, ma non fuorilegge. Se invece deliberatamente violi una proprietà privata, rifiutandoti di allontanarti quando la persona che stai aggredendo te lo chiede, se oltretutto sei un uomo e entri con la forza nell’ascensore da cui ti sta cacciando una donna alta la metà di te, sei così dalla parte del torto che non puoi non sapere che ti arriverà una diffida legale“:
Perché mai decidi di rischiare di ottenere del materiale che non puoi legalmente trasmettere, se il tuo scopo è invece mettere in onda quelle immagini? (Metterle in onda, oltretutto, in un gruppo televisivo il cui principale programma pomeridiano ha come tema portante la stigmatizzazione del femminicidio. Devono essersi divisi i compiti tra reti: su Canale 5 gli uomini che ti aggrediscono sono bruti ingiustificabili, su Italia 1 sono giustizieri. Dev’essere l’etica dei canali dispari.)
con riferimento a Pomeriggio Cinque di Barbara d’Urso. La Soncini ha poi evidenziato un dettaglio che caratterizza i servizi de Le Iene, ossia il fatto che l’inviato abbia con sé soltanto un gelato:
Hanno un microfono solo. Quelli che hanno più strumenti per capire la tv sanno che, come molti dei programmi che s’atteggiano a raccontatori di verità nascoste, Le Iene è un varietà: con tanto di stacchetti musicali, quell’espediente che serve per inserire il programma nella fascia Siae dei varietà, che garantisce diritti d’autore più alti a chi lo assembla. Gli spettatori più inattrezzati la scambiano per una trasmissione di tostissima inchiesta: che va a cercare gli efferati criminali (io) nei luoghi impervi (il mio ascensore), svela verità occulte che il paese ha diritto di conoscere (di che colore saranno i pavimenti al domicilio di Soncini) e fa domande scomode (in genere roba tipo «Ma non ti vergogni?»). Domande che però non prevedono risposte. L’inviato non è, per dirla in gergo tecnico, microfonato. Ha un solo gelato (il termine tecnico per il microfono che si tiene in mano), che serve a raccogliere le sue stesse arringhe. Certo, non avrebbe comunque senso rispondere a un programma che poi monterà le tue risposte per farti sembrare più scema di chi fa le domande, non conosco nessuno che tenterebbe di abbozzare una risposta a qualsivoglia domanda posta in simili condizioni: persino alla vincitrice di miss Italia sono bastati tre quarti d’ora nel mondo dello spettacolo per accorgersi che c’è gente cui semplicemente non si risponde, se non ci si vuole prestare a un montaggio assai creativo. Ma non è solo il montaggio (e il fatto che non si legittima un teppista elevandolo a interlocutore): è il microfono unico; la tua risposta non verrebbe comunque registrata, perché quell’unico microfono lo muove lui, decide lui se e quando avvicinartelo, e perlopiù serve a lui per il suo monologo; durante il quale, se provi ad accroccare delle repliche, sembrerai un pesce nell’acquario.
Ed ancora, quasi a voler sottoscrivere le parole di Macchianera sul Metodo Iene:
Non è previsto tu risponda: è previsto tu soffra sotto quell’incombente minaccia che è una telecamera. Per strada potresti stare zitta, tirar dritto, non ti verrebbe la crisi di panico che di certo ti coglierà se ti entrano in casa.
Infine, a proposito della reazione scomposta, con tanto di aggressione fisica a Pelazza (“volenterosi in giro a fare i prepotenti spintonando femmine sole in cambio solo di qualche inserzionista di merendine“), la giornalista e scrittrice si è detta convinta di aver fatto il “dovere minimo, che è quello di prendere a calci uno che t’impedisce di entrare a casa tua dopo aver usato la forza fisica per introdursi nel tuo palazzo“.