Sebastiano Lombardi come non l’abbiamo mai visto. D’altronde il Direttore di Rete4 era andato in video quasi solo nella nostra videointervista Blogo, prontamente ripresa nella sua intervista esclusiva a Reputescion, il programma di Andrea Scanzi su La3.
Il golden boy dei direttori di rete ha così commentato il suo web feeling eccezionalmente positivo (il 75% dei commenti web è a suo favore):
“Me la spiego con fattori che non hanno a che fare con i miei meriti, perdona il cinismo. Sono stato prima fidanzato e ora marito di una donna molto bella e molto amata, perché è una donna molto autentica. Questo ha favorito un sentimento generalmente positivo. L’indicizzazione dei contenuti su Internet è più quello che raccontano di te, che quello che poi magari dicono gli utenti quando analizzano il tuo lavoro. Una parte è parassitaria, come lo è la mia popolarità, poi c’è un aspetto che dico di look, senza attribuirmi bellezza o fascino. Sono nel nuovo panorama dei Direttori quello più giovane, questo fa pensare che tu possa essere portatore di novità, mentre io ho riscoperto quello che già c’era, non ho inventato nulla di nuovo. Quello nei miei confronti è un pregiudizio positivo che cambierà in cinque minuti al secondo o terzo errore”.
Lombardi si è, poi, definito “un 45enne nostalgico ed orgogliosamente populista”. A chi gli ha dato dell’erede di Carlo Freccero, però, lui spegne ogni facile entusiasmo:
“Per quanto riguarda le qualità intellettuali è un complimento troppo grande, per quanto riguarda quelle da Direttore è troppo presto per dire qualunque cosa, soprattutto in bene. Per quanto riguarda le scelte, il percorso, sono così diversi i tempi… Siamo molto più degli organizzatori, che degli ideatori di palinsesto. I tempi di Freccero erano più nobili, faccio fatica a confrontarmi con lui. Quando dico nobile intendo nobile intellettualmente, il Direttore aveva un carico di responsabilità editoriali enormi. Era un piccolo Dio, adesso è un uomo-azienda, non è meno nobile, è più complesso tecnicamente, per certi aspetti è meno seducente da un punto di vista accademico, è molto diverso”.
Lombardi è, quindi, tornato sull’argomento ‘supereroi’ nel suo ufficio, scheletro nell’armadio svelato dalla nostra Grazia Sambruna:
“Quei supereroi sono l’assoluta certezza, io invidio il fatto che, quando agiscono, non hanno dubbi. Sono i miei Lari, quello gigantesco me l’ha regalato mia moglie, gli altri li ho comprati io. C’è anche Wonder Woman per una quota rosa”.
Esaurito il momento cazzeggio, Lombardi ha commentato come ha rilanciato Rete4, rivelandosi un addetto ai lavori decisamente attento:
Rete4, una rete rilanciata… ecco come
“Una rete a volte è in decrescita non perché perde identità, ma perché le altre ne acquisiscono di più, perché il panorama si va specializzando, perché gli altri si sono mossi. Rete4 non era invecchiata per l’insipienza di chi l’aveva diretta, ma perché – per motivi industriali – era rimasta legata al mondo dei film, grazie ai quali aveva costruito una reputazione straordinaria. I Bellissimi di Rete4 sono un modo di dire, tanto sono forti. Il panorama intorno è cresciuto e cambiato, dal satellite al mondo Premium a Iris, tutto il mondo che cresceva intorno ha fatto perdere il monopolio a una rete che, per motivi di budget, non dava film al primo passaggio. Allora ci vuole un nuovo patto col pubblico maturo con caratteristiche di grande snobismo, è popolare e profondamente snob, è uno strano calco. Bisogna trovare un modo per parlare a questo pubblico pieno di preconcetti, ma con un bisogno di coinvolgimento forte. C’era bisogno di un prodotto fresco e il prodotto fresco sono le produzioni. Io vengo dalle news e là, con Crippa, Delogu, Brachino, avevo elaborato i format che ora si vedono. Dalla vostra parte avevo cominciato a elaborarlo con Mario Giordano”.
Perché i nuovi Direttori, come lui, vengono tutti dal marketing?
“C’è la convinzione, che ha qualche fondamento, che chi viene dal marketing è abituato all’esercizio della previsione, dell’analisi e della sintesi e ha una sorta di proiezione in avanti col pensiero. Noi non siamo uomini di fantasia o immaginazione, dovremmo saper capire, leggere e sfruttare le competenze di chi sa vedere per fare un prodotto che può disegnare una storia”.
Rete 4 e l’Esorcista per prendere per il… Sanremo
Poi il Direttore ha commentato la scelta, da lui fortemente perorata, di contrastare il Festival di Sanremo con L’esorcista:
“C’è un percorso dietro questa storia. Le altre reti disinvestono in programmazione totalmente per ragioni evidenti. E’ una battaglia impari perché non si investe in prodotto. Noi programmiamo con almeno due settimane di anticipo. La mia redazione mi dice, ‘Non si può sempre calar le braghe’, facciamo uno sfregio, la pipì nella minestra. Si dibatte e i grandi esperti di cinema lo propongono. Io mi sono illuminato, ‘è forte come offerta’, ‘è forte il messaggio che lanci’. E ho detto di fare una grande campagna di comunicazione su questo, che prenda per il culo Sanremo.Noi non accettiamo di spegnerci, lo facciamo col vomito verde dell’Esorcista. Mettiamo Ciao ciao ciao bambina con l’Esorcista. Sono fiero di averlo fatto. Ha fatto un dato dignitoso, poco sotto il 4%, Rete4 dev’essere anche questo, le persone mature sono anche sgarbate. Il pubblico di Rete4 parte dai 45 anni e arriva oltre i 65 anni. Dietro questo mondo ci sono vari modi di vivere. Il pubblico non ha grandi titoli e strumenti culturali, ma questo non fa di quel pubblico un pubblico morto. Io non ho trovato nessuno di più moscio dei giovani con le loro convinzioni. Ti trovi di fronte a una persona che dev’essere trattata da vivo, non da morto. Una persona che ha avuto 70 anni per costruire le sue idee, molto robuste. Nella pancia del pubblico ci sono i neuroni-specchio e noi abbiamo un rapporto forte col nostro pubblico”.
Del Debbio sopravvissuto alla crisi dei talk show: la risposta del Direttore di Rete4
A proposito della crisi dei talk politici, a cui continua a sopravvivere Quinta colonna, Lombardi ha così spiegato il segreto di Paolo Del Debbio:
“Il talk politico è ritornato alla sua dimensione naturale, più che essere in crisi a mio modo di vedere. Prima c’era una contrapposizione chiara tra Berlusconi e il resto del mondo e il talk era drammaturgico. C’era una dimensione eroica del confronto. Da Monti in poi lo scenario si è andato diluendo in termini di contrapposizioni, non c’è più personalismo ma si è creata un’omogeneizzazione verso il centro. C’è una figura, ma non c’è la controfigura. Il talk ha perso interesse come genere nel pubblico popolare, quindi sono tutti scesi, Santoro in primis. Del Debbio è forte, dal mio modo di vedere, perché ha degli strumenti culturali di primissimo ordine e la grande esperienza della provincia. Paolo è un uomo che ha frequentato i bar lucchesi da spogliatoio, da dopo-partita, che ha fatto a cazzotti per idee sul calcio o per una donna, quindi è un uomo che sa rappresentare la sintesi, partendo da una struttura intellettuale raffinata, in modo strepitoso. E’ un grande semplificatore”.
Da qui alla frecciatina ai detrattori e agli avversari il passo è stato breve:
“Il confine col populismo è labilissimo, si sbaglia di continuo. Sbaglio io di continuo. Però preferisco correre questo rischio e tentare una lettura in presa diretta, che fare discorsi da spettatore. Un conto è entrare in campo e uscire con gli stinchi segnati, Paolo lo fa con coraggio e responsabilità, un altro è fare accademia. Alcuni fanno servizi strepitosi e della grande accademia radical chic, mi riferisco a Formigli”.
La nostalgia di Rete4: perché Costanzo e Mengacci
Poi il Direttore ha spiegato come nasce la sua fissa per la nostalgia, che l’ha visto rispolverare il Costanzo Show e Scene da un matrimonio in prima serata:
“Per me la nostalgia è il sentimento più nobile, ti riporta alle radici. E’ il sentimento del ritorno. Costanzo mi chiama dieci giorni dopo che ero diventato Direttore. A me si è fermato il respiro. Io credo che il Costanzo abbia avuto il successo mediatico che ha avuto perché non è vintage, ma ha costruito le radici del nostro racconto televisivo. A novembre e in primavera torna. Non lo potremo fare in primavera solo se farà l’1%. Cicli da quattro alla domenica sera”.
C’è stato spazio anche per un commento per il flop di Scene da un matrimonio, a quanto pare senza rimpianti:
“Mengacci è stata un’esperienza molto bella, lui è un uomo profondo che ha vissuto la sua esistenza televisiva in modo barocco, ma ha una storia. E’ un esperto di fotografie, è un uomo di letture, ricco interiormente. Mi piaceva di rifare con lui un genere abusato e di farlo in modo diverso. Il dato di ascolto non è stato quello che ci si poteva aspettare, ma mi è piaciuto provare, vedere in lui un narratore che cerca di capire cosa c’è sotto la superficie delle cose”.
A parte tutto, l’attuale Rete4 riporta una media del 5%,superato da Palombelli, Nuzzi, dal Tg4 del mattino… (“e Tg4 è il motore di Dalla vostra parte…”). Un successo altrettanto vantato da Lombardi è quello de La Strada dei miracoli, sfottò a parte:
“Sono felicissimo della satira, perché i Miracoli gode di una seconda lettura, è un programma vivo, intergenerazionale, anche per tirargli le fremette. Le caricature, come le critiche, hanno l’efficacia di farti vedere quello che di te non sei in grado di vedere, soprattutto per autoproduzione. Se superi lo scoglio della violenza hai quasi sempre uno squarcio su di te che ti aiuta a capire delle cose. Io ho ricevuto critiche dai forum di discussione, da quelle sulla mia statura alle mie scelte televisive”.
Poi c’è Quinta Colonna sopravvissuto all’addio di Salvo Sottile:
“L’intuizione di Nuzzi, come quasi tutte sull’infotainment Mediaset, è stata di Crippa, che ha sempre trovato il talento in persone che fanno altro”.
Mediaset e Sky, la rivalità spiegata da Lombardi
E poi, ancora, il conflitto insanabile tra Sky e Mediaset è stato così affrontato dal Direttore di Rete4:
“Sono momenti molto complessi per l’industria della televisione. Ci sono tensioni difficili da capire, se si è al di fuori del management televisivo. Gli spazi sono sempre più stretti, i soldi sono sempre di meno. A volte affermare delle posizioni di principio serve a determinare il perimetro, i confini di un settore che ha delle regolamentazioni un pochino fluide. A volte i conflitti frontali tra emittenti o emittenti e fornitori di contenuti web serve a rimettere il pallino al centro e a ridefinire gli equilibri. Ci sono ragioni forti a favore di Mediaset…”.
Per il resto Lombardi ha detto di non credere nel potere d’acquisto dei conduttori, nella tv di oggi, salvo rarissime eccezioni:
“Non credo nel potere dei volti, credo nel potere delle squadre, delle strutture e delle idee, non sono per la grande novità ma per il metodo. Fare bene quello che si può fare coi mezzi che si hanno. Gli unici cinque volti che spostano sono Maria De Filippi, che è uno dei conduttori più moderni al mondo perché è il conduttore per sottrazione, che finge di non essere in scena e la governa, contrario alla personalità di chi ha l’aspirazione di condurre. In molte cose Paolo Bonolis che è un unicum televisivo. Costanzo nel suo, non ha possibili eredi. Se esiste l’erede ed è nascosto da qualche parte corra tra noi. Dei conduttori in attività in questo momento un altro grande talento è sicuramente Del Debbio, come lo è stato molto Santoro. E poi i senatori della tv del passato…”.
Mediaset non deve temere Netflix. E su Rete4 arriva la Serata Mogol
Mediaset dovrà temere Netflix?
“Il rischio di agevolare qualche altro c’è sempre. Noi siamo attentissimi a quello che ci succede intorno. Quanto ai nuovi entrati come Netflix, saranno sicuramente un attore centrale nel panorama del consumo di audiovisivi e sicuramente stanno ridefinendo anche delle modalità di fruizione, soprattutto nei target più giovani. Ma la tv generalista è un’altra cosa, sa vivere quando fa il suo mestiere. Io, finché lavorerò, non vedrò mai in pericolo una De Filippi o un Conti di fronte a Netflix. Una tv che fa gli eventi è una televisione non raggiungibile dal prodotto on demand. La salvezza della tv generalista è far fare televisione…”.
Infine, la serata in onore di Gianni Bella è diventata un modello per altri eventi musicali, visto il grande successo:
“Quella di Gianni Bella è stata un’idea di Alessandro Salem. Mi ha subito fatto sentire una vibrazione parlando del progetto. E’ andato molto bene e io ho fatto il parassita, sull’onda di quel successo. Ho chiesto immediatamente di avere l’approvazione del budget per farne altri. Il primo dovrebbe essere su Mogol, per raccordare intorno a una persona un tessuto di emozioni e di generazioni”.
Lombardi ha, infine,appurato che il suo reputometro è più che lusinghiero, essendo pari al +2,2:
“Decisamente apprezzato. Sebbene ci sia una minoranza di opinioni negative sulle scelte del palinsesto, il Neo-Direttore riscuote successo per gli elevati ascolti del canale. E’ visto come un giovane grintoso, pieno di entusiasmo e voglia di fare, qualità che lo portano a essere bravo manager e un ottimo Direttore”.
Il suo commento è stato di altrettanto basso profilo:
“Non ne sono felice, i trionfi precoci li temo. Le cose bisogna essere capaci di farle. Io conto che ci rivedremo quando chi parla male di me avrà più elementi, chi parla bene forse ne avrà. Questo è ancora tutto un correre sulla fiducia, sono arrivato sorridente, modaiolo e con una bella moglie e parlano bene”.
Lombardi ci ha convinto ancora.