Domenica In, Lucio Presta contro gli interni Rai?
Il manager di Paola Perego e Salvo Sottile avrebbe fatto licenziare la regista interna Rai
Un’altra stagione tribolata per Domenica In? Se l’anno scorso pare essere finita in tribunale per le divergenze tra i due conduttori Paola Perego e Pino Insegno, quest’anno le cose non sembrano andar meglio. E gli ascolti più bassi della concorrenza, ossia Domenica Live di Barbara d’Urso, c’entrano fino ad un certo punto.
Andiamo con ordine. Dopo la prima puntata dello storico contenitore domenicale di Rai1 condotto dalla coppia Perego-Sottile sarebbe saltata la prima testa, quella della regista. Dipendente Rai. A denunciarlo, nei giorni scorsi, era stata l’Associazione Rai Bene Comune – Indignerai con una lettera pubblica molto dura nei confronti di Lucio Presta (manager di entrambi i conduttori e marito della Perego) e che riportiamo integralmente di seguito.
Domenica In nacque il 3 ottobre del 1976 per intrattenere gli italiani costretti a passare il pomeriggio in casa durante il periodo dell’austerity. Dopo 39 anni è invece Dominica In che costringe gli italiani a fuggire da casa per non assistere alla decadenza della tv. Nell’edizione del 2015/2016 alla conduzione del pomeriggio la Rai ha posto Paola Perego (moglie del potentissimo agente dei Vip Lucio Presta) e “l’eclettico” Salvo Sottile. Capo progetto (quale sarebbe poi il progetto dopo quarantuno anni di minestre riscaldate targate Domenica In ce lo devono spiegare i vertici Rai) quel promettente giovanotto e innovatore di Maurizio Costanzo. Al seguito del solito circo Barnum domenicale a spese del cittadino c’è poi l’infinita lista di costosi pseudo autori, confusionari e poco pratici di televisione. Quanto basta insomma per fare il peggio possibile con l’immagine della Rai a discapito dei telespettatori.
Unica nota positiva: la regia affidata a una regista interna Rai di provata esperienza e capacità, ma con l’unico difetto di non avere “santi in paradiso” e di costare un normalissimo stipendio da impiegata. Come da copione un’armata Brancaleone cosi composta non può produrre qualcosa di interessante per il pubblico e gli ascolti lo testimoniano. Lo stesso vecchio “copione” prevede che quando gli ascolti vanno male è sempre colpa del regista, delle luci, della scena, delle cavallette, della gomma bucata, del raffreddore o del pubblico ignorante ma mai e poi mai dei contenuti, dei conduttori, né tanto meno degli autori. No! Loro non possono sbagliare, loro sono un vulcano di idee, peccato siano sempre le stesse da anni, come gli stessi siano i loro nomi, ormai più vecchi delle idee che hanno. Per alcuni di essi la televisione è solo un elettrodomestico in vendita nei centri commerciali.
Ma sono fortunati, molto fortunati, perché portati in Rai dalle potentissime lobbies, da società di produzione e da loro protetti. In un contesto dove la rete è vittima e complice di un continuo conflitto di interesse inefficiente e costoso. Guidate da personaggi che nulla hanno a che fare con la Rai, ma che le impongono uomini e mezzi, dettano legge agli sceriffi della Rai, che con abnegazione si adeguano ai giochi di potere a spese dell’ignaro cittadino. In questi giorni dopo una sola puntata è rotolata la prima testa. La prima testa tagliata ovviamente è stata quella della regista Rai, che non ha ovviamente nessuna responsabilità e che comunque nulla avrebbe potuto fare per poter imporre qualsivoglia scelta a potenti e marionette. La sua testa è andata a riempire la prima cesta gentilmente fornita dai potenti di turno, ma molte altre ceste aspettano i prossimi capri espiatori tra i lavoratori Rai. Quando un po’ di vittime avranno riempito con le loro teste le ceste disponibili, arriveranno a salvare la situazione schiere di professionisti esterni pagati al giorno quello che i dipendenti Rai costano al mese e a volte all’anno.
Di tutti questi sporchi e luridi giochini dei soliti “ominicchi” ne fanno le spese i cittadini che ancora pagano il canone. Ci rivolgiamo al Dg e futuro AD: se ha a cuore il servizio pubblico, se vuole salvare il salvabile, spezzi il prima possibile questi diabolici e costosissimi patti tra “amici”, che hanno il solo obiettivo di arricchire e mantenere pochi alle spalle di molti.
Da questa Rai noi ci dissociamo!Domenica In nacque il 3 ottobre del 1976 per intrattenere gli italiani costretti a passare il pomeriggio in casa durante il periodo dell’austerity. Dopo 39 anni è invece Dominica In che costringe gli italiani a fuggire da casa per non assistere alla decadenza della tv. Nell’edizione del 2015/2016 alla conduzione del pomeriggio la Rai ha posto Paola Perego (moglie del potentissimo agente dei Vip Lucio Presta) e “l’eclettico” Salvo Sottile. Capo progetto (quale sarebbe poi il progetto dopo quarantuno anni di minestre riscaldate targate Domenica In ce lo devono spiegare i vertici Rai) quel promettente giovanotto e innovatore di Maurizio Costanzo. Al seguito del solito circo Barnum domenicale a spese del cittadino c’è poi l’infinita lista di costosi pseudo autori, confusionari e poco pratici di televisione. Quanto basta insomma per fare il peggio possibile con l’immagine della Rai a discapito dei telespettatori.
Unica nota positiva: la regia affidata a una regista interna Rai di provata esperienza e capacità, ma con l’unico difetto di non avere “santi in paradiso” e di costare un normalissimo stipendio da impiegata. Come da copione un’armata Brancaleone cosi composta non può produrre qualcosa di interessante per il pubblico e gli ascolti lo testimoniano. Lo stesso vecchio “copione” prevede che quando gli ascolti vanno male è sempre colpa del regista, delle luci, della scena, delle cavallette, della gomma bucata, del raffreddore o del pubblico ignorante ma mai e poi mai dei contenuti, dei conduttori, né tanto meno degli autori. No! Loro non possono sbagliare, loro sono un vulcano di idee, peccato siano sempre le stesse da anni, come gli stessi siano i loro nomi, ormai più vecchi delle idee che hanno. Per alcuni di essi la televisione è solo un elettrodomestico in vendita nei centri commerciali.
Ma sono fortunati, molto fortunati, perché portati in Rai dalle potentissime lobbies, da società di produzione e da loro protetti. In un contesto dove la rete è vittima e complice di un continuo conflitto di interesse inefficiente e costoso. Guidate da personaggi che nulla hanno a che fare con la Rai, ma che le impongono uomini e mezzi, dettano legge agli sceriffi della Rai, che con abnegazione si adeguano ai giochi di potere a spese dell’ignaro cittadino. In questi giorni dopo una sola puntata è rotolata la prima testa. La prima testa tagliata ovviamente è stata quella della regista Rai, che non ha ovviamente nessuna responsabilità e che comunque nulla avrebbe potuto fare per poter imporre qualsivoglia scelta a potenti e marionette. La sua testa è andata a riempire la prima cesta gentilmente fornita dai potenti di turno, ma molte altre ceste aspettano i prossimi capri espiatori tra i lavoratori Rai. Quando un po’ di vittime avranno riempito con le loro teste le ceste disponibili, arriveranno a salvare la situazione schiere di professionisti esterni pagati al giorno quello che i dipendenti Rai costano al mese e a volte all’anno.
Di tutti questi sporchi e luridi giochini dei soliti “ominicchi” ne fanno le spese i cittadini che ancora pagano il canone. Ci rivolgiamo al Dg e futuro AD: se ha a cuore il servizio pubblico, se vuole salvare il salvabile, spezzi il prima possibile questi diabolici e costosissimi patti tra “amici”, che hanno il solo obiettivo di arricchire e mantenere pochi alle spalle di molti.
Da questa Rai noi ci dissociamo!
Secondo L’Ultima Ribattuta, “la campagna di defenestrazione degli interni Rai in favore di addetti esterni” portata avanti da Presta sarebbe proseguita:
Lo scorso weekend però, prima della puntata, è andato in scena un vero e proprio dramma. Il primo atto c’è stato sabato. Maurizio Costanzo, assistito di Presta e piazzato a Domenica In come capo progetto, pur di non rinunciare all’ospite di punta della puntata Raffaele Sollecito, ha deciso di mettere personalmente mano al portafogli e pagare il cachet della bellezza di 12.000 euro che, ovviamente, la trasmissione non aveva intenzione di sborsare.
La seconda parte del dramma si è consumata domenica. Presta in uno studio pieno di gente ha sparato a zero su praticamente tutti i reparti del programma. Per primo ha attaccato il Direttore della fotografia perché “la D’Urso su canale 5 grazie alle luci dimostra dieci anni di meno” e la Perego invece (che ha davvero dieci anni meno della D’urso) dimostra la sua età. Poi se l’è presa con i collaboratori ai testi e, infine, con la squadra che prepara le clip, proponendo un appalto esterno che “insegni agli interni Rai come si fanno oggi le clip”. Non ha risparmiato nessuno.
Praticamente per Presta lo studio 18 di Cinecittà è pieno di incompetenti. La verità è che vuole (e ci sta riuscendo) mettere le mani su tutta la fascia dell’intrattenimento della trasmissione, piazzando i suoi assistiti e facendo spendere alla Rai fior fior di quattrini. In un periodo tra l’altro non felice per l’azienda di Viale Mazzini che sta tentando in tutti i modi proprio di eliminare gli esterni dai vari settori.