Lorella Cuccarini a Blogo: “Il ruolo di giurata mi limita, il varietà non è morto”. E lancia un appello a Laura Pausini
Lancia un appello a Laura Pausini: “Facciamo Milleluci insieme?”. Intervista a Lorella Cuccarini.
Non è facile festeggiare un traguardo importante come i trent’anni di carriera restando sempre sulla cresta dell’onda. Lorella Cuccarini ce l’ha fatta anche se – vuole precisare lei – “non sempre” è stata al top, “ci sono stati alti e bassi”. Sicuramente è da sempre la showgirl “più amata dagli italiani”: un nomignolo, questo, che l’ha accompagnata per tutta la carriera ma quasi si imbarazza a sentirsi definire così: “E’ sempre stato un gioco”.
Com’era nato?
“Era uno slogan nato da una pubblicità, poi preso in prestito dai titoli dei giornali. Io non c’ho mai creduto, sono aggettivi assoluti che lasciano il tempo che trovano. L’affetto ed il riconoscimento da parte del pubblico c’è sempre stato e c’è tutt’ora. Quel nomignolo lasciamolo essere uno slogan pubblicitario e non ci prendiamo troppo sul serio”.
Il ruolo della showgirl, piano piano, sta svanendo.
“Diciamoci la verità, praticamente non ce ne sono più. Ma perché non ci sono più della opportunità. Oggi non ci sono più quei programmi costruiti ancora in un certo modo che c’erano agli inizi degli anni Ottanta e Novanta. Oggi quegli show non ci sono più, sono sporadici o sono presentati con abiti diversi”.
Il varietà è stato sostituito dai talent?
“Esatto, il varietà non è morto ma sono i vestiti ad essere diversi. Se penso a Tale e quale Show o ad Amici, penso sicuramente a dei varietà di nuova generazione. Il contenuto di questi programmi è di grande professionalità ma non permette di costruire una personalità che resista nel tempo in televisione. Molti ragazzi continuano a lavorare, ma in teatro o attraverso altre forme di spattacolo. La televisione, così come ho avuto la fortuna di farla negli anni ottanta, non esiste più”.
Anche Ti Lascio una Canzone è una sorta di varietà?
“Sicuramente, anche Ti lascio una canzone è un varietà nuovo”.
Il ruolo di giurata sta stretto ad un’artista del tuo calibro?
“La mia indole mi porta a fare spettacolo, non c’è dubbio. L’apporto che posso dare stando dietro ad un bancone e fare solo la giurata mi sembra limitato. Mi piace contribuire, fare anche spettacolo, ma non scalpito. Quando, anche a Ti lascio una canzone, ci sono delle opportunità e quindi si può anche fare numeri di spettacolo, ben vengano. E’ quello che ho sempre amato fare, non vorrei mai risparmiarmi”.
Qualche settimana fa hai anche ballato. E’ stato un po’ un ritorno.
“Sono piccole cose, non si possono costruire numeri impegnativi con i bambini, abbiamo fatto alcuni omaggi e momenti musicali fra noi giurati. Quest’anno la tipologia di giuria era stata studiata per essere messa a disposizione dello spettacolo, siamo una sorta di compagnia di giro che può anche dare un apporto artistico, non soltanto ad appannaggio della gara”.
Quel che salvo di Ti lascio una canzone è il clima. Sembra veramente molto disteso e rilassato.
“Il clima è bellissimo. Quando vedevo il programma da casa, avevo paura che fosse un po’ artefatto. Invece mi sono resa conto che è autentico. Il capitano, Antonella, è fondamentale per il clima che si respira all’interno dello studio. E anche i bambini sono una chiave importante, tutti si pongono in una maniera diversa nei loro confronti. Non sono bambini montati, sono lì per giocare, passano le giornate a cantare in gruppi, suonano. E’ un gioco per loro, non la vivono come una competizione. C’è solo la voglia di divertirsi. Mi fa piacere che traspaia”.
Eppure ogni anno il programma viene criticato perché “strumentalizza”, “adultizza” e fa cantare canzoni non adatte ai bambini.
“Io penso che il programma sia molto puro. I bambini non sono sfruttati, si divertono. Io ho un occhio anche internazionale, tanti bambini all’estero lavorano già in età ‘precoce’. Penso a Billy Elliot o anche a Tutti insieme appassionatamente: ci sono tanti musical con dei bambini all’interno della compagnia. Poi penso a quando ero piccola: a nove anni ho fatto un’audizione per uno spettacolo di Raffaella Carrà. Non mi sono sentita usata, al contrario mi sono sentita onorata per l’occasione che mi era stata data. E anche sul concetto delle canzoni non adatte… chi di noi non ha cantato brani dei quali non ha mai capito il significato? Qualche settimana fa i bambini hanno cantato Se mi lasci non vale: quel brano – attorno ai dieci anni – era una delle mie canzoni preferite, non ne ho mai capito il significato, ma mi piaceva e la ripetevo in una maniera pedissequa. Le canzoni d’amore non sono adatte ai bambini? Mi preoccupa di più un brano con un testo esplicito. Quando si canta l’amore, non è mai ingiusto”.
Il ruolo di giurata lo avevi già esplorato in passato: prima a Star Academy su Rai 2, poi ad una puntata del serale di Amici. E – secondo alcuni settimanali – sarai pure nella giuria di Piccoli Giganti, il nuovo baby talent di Canale 5.
“Non ci sono state proposte. Ogni anno, secondo i giornali, faccio parte di almeno cinque o sei cast di nuove trasmissioni. Non leggo neanche più queste notizie. Non sono la giurata buona per tutte le occasioni. Mi diverte fare spettacolo e mettermi in gioco. Ma adesso, quando finirà l’esperienza con Ti lascio una canzone, tornerò in teatro dove sarò impegnata fino alla prossima primavera. La mia testa è su Rapunzel“.
Andrete anche all’estero?
“C’è il desiderio di poter portare Rapunzel anche oltre i confini italiani perché è uno spettacolo tutto italiano ed il suo successo ci inorgoglisce. Sarebbe bello. Ma non c’è già un progetto sicuro, c’è solo la volontà”.
Torniamo alla televisione. Come ricordi la tua Domenica In? Ti eri messa molto in gioco, soprattutto durante la tua ultima edizione.
“Me la ricordo come un’esperienza bella, ma assolutamente nuova e diversa per me. Mi sono misurata in un terreno che non avevo mai percorso: quello della parola, degli incontri, delle interviste e delle tematiche sociali. L’esperienza di 30 ore per la vita mi aveva già messo a contatto con tante realtà diverse, ma questa domenica è stata proprio un’esperienza forte. Mi ha fatta crescere, ha dato un’immagine diversa di me. Sono sempre stata un personaggio scoppiettante, legata al mondo dell’intrattenimento. Domenica in, durante un momento di maturità della mia vita nel quale ero diventata mamma e con un’esperienza di vita diversa, mi ha permesso di mostrare una faccia diversa di me”.
Poi Domenica in ti è stata sottratta e non ti è stato affidato più nulla. Credevi di essere stata dimenticata?
“C’è stato un periodo della mia carriera in cui ho avuto paura di essere stata dimenticata. Non dal pubblico ma dagli addetti ai lavori. Però non è stato quello dopo Domenica In. E’ stato il momento precedente, quello che è coinciso con l’ultimo contratto con la Rai, sotto la dirigenza di Fabrizio del Noce. E’ stato un periodo difficile: avevo un contratto con un’azienda ma non stavo lavorando, mi ero ritrovata in panchina, e non potevo neppure fare altro. E’ stato frustrante. Mi sono dedicata al teatro. E’ un ambito riservato a pochi, ti vengono a vedere molte meno persone rispetto alla televisione. Quando fai teatro, quasi non esisti per il pubblico”.
Poi ti sei reinventata su Sky. Sei stata una delle prime a crederci, era il 2009.
“Io e Fiorello ogni tanto ci scambiamo alcuni messaggini, siamo stati i primi e quando siamo arrivati noi i tempi non erano ancora maturi. Quel Vuoi ballare con me era un bel progetto ed un’esperimento interessante perché mischiava il linguaggio del talent e quindi della sfida a quello del reality con le storie di vita vissuta dei concorrenti. Lo rifarei adesso, sarebbe ancora adatto per una televisione generalista come Rai 1. Io ho sempre sperimentato, tante volte non ho sbagliato ma sono arrivata troppo presto. Alcune cose sono scoppiate successivamente, è successo più di una volta. Penso a Campioni di ballo su Rete: avevamo fatto il 20% di share, credo sia ancora il successo di ascolto della rete. Era andato in onda quando ancora non si sapeva nulla di Ballando con le stelle, ma neppure all’estero. Era nato da una costola di Buona domenica, ma anche lì – evidentemente – i tempi non erano maturi”.
Anche nel 2004 avevi proposto Pechino Express alla Rai. Ma forse, pure lì, era troppo presto?
“Era un po’ presto. Proposi questo format perché mi colpì moltissimo, c’era l’idea del conduttore che viaggiava con i concorrenti. Mi sarebbe piaciuto fare un reality dentro la gara, a contatto con i concorrenti. Ma mi rendo conto che all’epoca non se ne parlava di programmi senza studio ed era considerato un rischio troppo grande da correre”.
Capitolo Milleluci. Ci stai già lavorando o effettivamente è solo un sogno?
“Non ci sto lavorando, è chiaro che uno spettacolo come Milleluci mi abbia lasciato il segno. Ancora oggi potrebbe essere un tipo di spettacolo… anzi, sarebbe proprio un vero evento considerando la portata di ospiti e partecipazioni che richiederebbe. Sarebbe un regalo meraviglioso per i miei 30 anni di carriera. Alcune volte ho pure lanciato l’idea a Laura Pausini. Chissà, Lauretta, potrebbe essere un bel progetto”.
Non ti ho fatto domande su Raffaella Carrà, sono stato bravo?
“(ride, ndr) Ho voltato pagina, ne parlo con serenità. Raffaella continua ad essere una donna che ha segnato positivamente la mia vita e la mia crescita professionale”.