The Leftovers, la seconda stagione è più libera ed audace della prima
Rispetto alla prima stagione, The Leftovers con la seconda stagione diventa più libero nella sceneggiatura e più audace, concentrandosi di più sui personaggi ed i loro problemi con gli altri
La seconda stagione di The Leftovers ha subìto una serie di cambiamenti nella sceneggiatura, nelle location e nei personaggi: per la serie tv della Hbo si è trattato di una necessità per trovare nuovi spunti narrativi dopo una prima stagione che, sebbene sia stata molto discussa, non era riuscita a convincere.
Il lavoro fatto da Damon Lindelof e da Tom Perrotta si differenzia rispetto alla prima stagione per alcuni motivi: la sceneggiatura è più libera rispetto a prima, e più concentrata sui personaggi, tutti alle prese con pochi eventi ma abbastanza forti da scuotere i loro punti di vista, rendendo lo show più character driven rispetto al passato.
-Attenzione: spoiler-
La seconda stagione è ambientata a Jarden, cittadina del Texas che non ha avuto dipartite e che, ora, sfrutta questa sua caratteristica per attirare turisti in cerca di un po’ di quella “magia” che gli ha permesso di diventare famosa, fino ad avere un campo fuori dai suoi confini popolato da personaggi che cercano un modo per entrarvi. E’ qui che decidono di andare ad abitare Justin (Justin Theroux), Nora (Carrie Coon), Jill (Margaret Qualley) e Lily, la bambina che Nora ha trovato sull’entrata di casa nel finale della prima stagione. A Jarden ci sono anche Matt (Christopher Eccleston) e la moglie Mary (Janel Moloney), mentre Laurie (Amy Brenneman), abbandonata la setta dei Guilty Remnant, cerca di aiutare coloro che vogliono uscirne, supportata dal figlio Tommy (Chris Zylka). Questi i personaggi intorno a cui ruota la seconda stagione, in cui si aggiunge la famiglia Murphy, abitanti di Jarden alle prese con i loro problemi.
Il mistero della Dipartita, nella seconda stagione, diventa sempre più superficiale: sebbene si citino studi ed esperimenti che dovrebbero rivelarne le cause, ciò che viene sottolineata nella seconda stagione è l’azione dei personaggi. La narrazione si svolge in un tempo abbastanza breve, ma a correre sono i protagonisti, di cui impariamo molte più cose grazie ad episodi che si concentrano esclusivamente su di loro: puntate che, più che andare a raccontare un’azione di gruppo, raccontano quelle dei singoli, dimenticandosi della sceneggiatura della prima stagione a favore di una scrittura più audace (anche nel mostrare, cosa abbastanza singolare in tv, nudi integrali maschili).
Il telefilm continua a contenere elementi sovrannaturali, con una serie di colpi di scena che permettono a The Leftovers di provocare anche tramite i personaggi principali: in altre parole, la serie entra nel filone di quegli show che non si fanno problemi ad eliminare personaggi chiave scrivendo storyline a metà tra il mistery ed il dramma d’autore.
Il cambio di location e di idee sembra aver giovato, quindi, a The Leftovers, che si sta avviando verso il finale di stagione (o di serie, dal momento che la Hbo non ha rinnovato la serie tv, complici anche i bassi numeri che sta ottenendo) riuscendo a dare a personaggi che prima sembrano vagare vittime degli eventi una forza narrativa che ha permesso allo show di diventare una delle produzioni più curiose della stagione.