In una stagione che vede la comicità tornata in auge, tra programmi leggeri come Stasera tutto è possibile e i tentativi di lanciare nuove leve in prima serata su La7 (presto con un talent targato Abatantuono e Cirilli), Leonardo Manera ha condiviso una lucidissima analisi sul futuro della risata in tv.
Ospite di Andrea Scanzi a Reputescion, il comico ha scoperto di avere un webfeeling positivissimo, che prevede una percentuale di detrattori inferiore al 10%. Per non parlare del suo ottimo reputometro in Rete, pari a +3,23 con tanto di giudizio lusinghiero:
“L’opinione della rete è decisamente positiva. Il comico è apprezzato per il fatto di essere poliedrico e versatile. I suoi personaggi riscuotono successo, non è mai volgare, è genuino e spiccatamente comico”.
Così Manera ha ripercorso la sua carriera, da una gavetta piuttosto “imbarazzante” ai suoi primi passi nello spettacolo:
“Nel 1996 ho iniziato a fare i concorsi di cabaret, ne ho vinti 3-4, ho anche ricevuto un premio da Alberto Sordi che è stato una soddisfazione per i miei genitori. Dopo ho iniziato a fare Paperissima Sprint con Ricci, poi ho fatto Ciro e Fabio Fazio mi ha chiamato per le telepromozioni in diretta a Quelli il calcio. Quindi sono andato Costanzo Show e poi è arrivato Zelig”.
La sua fortuna è stato il numero sul cinema polacco, tuttora cliccatissimo sul web:
“Le cose che faccio io non sono mai totalmente immediate. Il cinema polacco era più strano rispetto al linguaggio televisivo normale. Magari il pubblico della rete apprezza di più le cose che si vedono poco sulla generalista. Il pubblico del web è più evoluto rispetto ai linguaggi consueti. E’ nato vedendo il film di un regista finlandese. Nuvole in viaggio. C’è una coppia che litiga con toni seri, senza alzare la voce. Metà del pubblico in sala, quando l’ho visto, se ne andava. L’ ho chiamato cinema polacco perché è più evocativo”.
Il comico ha ammesso che la comicità di Zelig ha un po’ appannato lo spazio alla satira in Italia negli anni Duemila:
“L’ultimo esempio di grande trasmissione di satira era stato Su la testa su Rai3, con Cochi e Paolo Rossi (tra gli ideatori gli stessi Gino e Michele, ndr). Poi con Zelig si è passati a una comicità esclusivamente di evasione. La prima generazione di Zelig aveva girato locali di cabaret dove non si faceva mai satira politica, che al pubblico medio non interessava, andavano più argomenti standard di satira di costume. Abbiamo portato il repertorio accumulato nella nostra gavetta nei locali e nessuno di noi di quella generazione aveva un repertorio di satira politica, funzionavamo come risata sul pubblico ma avevamo contenuti di satira assenti. Oggi il contenitore si è un po’ esaurito. Adesso i tempi sono cambiati di nuovo e una comicità più legata a quello che c’è intorno a noi sarebbe più apprezzata dal pubblico”.
Le persone con cui ha lavorato meglio in tv?
“Mi sono trovato bene con Bisio, fare la spalla non è facile, significa mettere la parola giusta al momento giusto, la sua forza è la velocità nel risaltare quello che dice il comico. Quando andavo a Quelli che il calcio anche Fazio, a modo suo, ti portava la battuta che voleva farti dire”.
Sul successo delle webstar su Youtube ha dichiarato:
“Molti del web dal vivo non sanno fare uno spettacolo, è un linguaggio da video. Io sono più legato, per la mia generazione, a chi va sul palco e fa lo spettacolo anche senza grandi mezzi. Per quanto mi riguarda ormai faccio fatica, sono vecchio, devo cambiare vita. Ho 48 anni, ho dovuto a malincuore imparare a usare il computer per scrivere i monologhi che posso correggere più facilmente, ma ho ancora la macchina da scrivere e la guardo perché le sono affezionato. I primi testi li scrivevo a penna. Non sono un grande amante dei social, faccio il minimo necessario”.
Oggi, però, i locali e i programmi comici di una volta non ci sono più ed è difficile tanto lanciare nuovi comici, quanto far lavorare quelli consolidati:
“Nella tv italiana ci sono sette-otto che fanno quello che vogliono. Sono Crozza, Zalone, Brignano… Il mio preferito è Corrado Guzzanti che ha ancora un grande seguito. E poi alcuni monologhisti come Teresa Mannino. Però non sono tanti. Hanno più potere contrattuale rispetto a me. Gli altri devono adeguarsi agli spazi che ci sono e in Italia sono 3-4. C’è Zelig, Colorado, Made in Sud e poche altre cose. La televisione ti permette di avere quella visibilità che ti porta ad avere le persone dal vivo, è come uno spot”.
Complimenti a Manera per l’umiltà e la sincerità.