Focus Ascolti: Callas il nuovo Macbeth di Rai1?
L’importanza dei contenitori e dei contenuti
Il 7 dicembre del 1997 è andata in scena -come consuetudine nel giorno di S.Ambrogio- al teatro alla Scala di Milano l’inaugurazione della stagione lirica del celebre teatro milanese. L’opera che fu rappresentata in quell’occasione era il Macbeth di William Shakespeare su musiche di Giuseppe Verdi, alla direzione il maestro Riccardo Muti, alla regia Graham Vick. L’allora presidente della Rai Enzo Siciliano decise di far trasmettere l’evento (circa 4 ore) in diretta su Rai1 a partire dalle ore 20 (fu annullato il Tg1).
L’intenzione di Siciliano era chiarissima, fare un’operazione da servizio pubblico permettendo ai telespettatori italiani di poter assistere, seppur da casa, in diretta a questo evento. Un’operazione culturale quella voluta da Siciliano, che per altro aveva lavorato nella Rai di Bernabei, quella degli anni sessanta quando non c’era altra televisione che quella pubblica, in cui si era occupato principalmente proprio di cultura. Il risultato di quell’operazione, televisivamente parlando, fu di un ascolto di 1.186.000 telespettatori ed il 5,5% di share. Minimo storico per la prima serata , anche se in quel caso allungata, del primo canale della televisione pubblica.
Venerdì sera è andato in onda sulla rete più popolare della Rai lo spettacolo di prosa Callas, con un grande esercizio di bravura dell’accoppiata presente sul palcoscenico dello studio 2000 di Milano, Paola Cortellesi e Dario Fo, anzi Dario Fo e Paola Cortellesi. Ci siamo già soffermati sul grande esercizio di bravura dei due attori, qui invece ci vogliamo soffermare prima sui risultati di ascolto del programma, anche per quel che riguarda il fattore target e poi sull’opportunità di mandare in onda quello spettacolo su Rai1.
Il dato di ascolto lo sappiamo, nei 130 minuti di messa in onda è stato di 1.822.000 telespettatori ed il 7.82% di share. Il programma è partito alle ore 21:34 con 2.591.000 telespettatori, che sono saliti fino a ai 2.749.000 delle ore 21:42. Poi è partita la lenta ed inesorabile discesa arrivando ai 2.106.000 delle ore 22, 1.985.000 delle 22:30, 1.511.000 delle 23:00, fino a 1.163.000 delle ore 23:42 a fine emissione. Fra il pubblico di laureati, Callas, è stata la terza scelta della serata viaggiando in prima serata fra il 5 ed il 7% di share, superata nettamente da Crozza nel paese delle meraviglie che ha toccato il 19% di share in questo target e da Voyager che ha superato il 10% di share.
Nettamente superiore la percentuale di pubblico femminile nella misura del 65,20% a fronte del 34,80% di pubblico maschile. Curiosamente lo share più alto (partendo dalla media totale del 7,82%) per quel che riguarda il titolo di studio è fra l’elementare con l’8,89%, mentre per età la percentuale di share più elevata è degli over 65 (zoccolo duro della rete) con il 12,69%.
Dati davvero tiepidi, partendo dal fatto che il programma è stato trasmesso da Rai1, quelli conseguiti venerdì sera da Callas, che fanno venire in mente per certi versi proprio l’operazione Macbeth del 1997. Giusto e doveroso che la Rai trasmetta questi eventi e che cerchi di dar loro la massima visibilità, ma è del tutto evidente, sopratutto al giorno d’oggi con tutta la multitudine di canali a disposizione, piattaforme web comprese, che la scelta del contenitore in cui veicolare il contenuto diventa sempre più importante. E’ controproducente pensare di offrire ad un pubblico che frequenta un grande centro commerciale dei prodotti più adatti a piccole botteghe artigiane, si rischia solamente di far fuggire il pubblico di Rai1 (come è accaduto) e di non valorizzare un operazione culturalmente così importante come è stata questa Callas, non collocandola là dove avrebbe dovuto essere collocata. Forse però è giusto provarci ed un pizzico di follia, sopratutto “fuori garanzia” ci vuole…
Nei corridoi di viale Mazzini qualcuno dice:
“Leone vuole coprire le sue insufficienze editoriali, nascondendole sotto il tappeto del servizio pubblico, con operazioni che dovrebbero essere trasmesse solo da Rai3 (o da Rai2, vedi Pausini) distruggendo in questo modo l’anima della rete ammiraglia del servizio pubblico”.
Ipse dixit?