Altro che reality che avrebbe disonorato la montagna. La vittoria di Monte Bianco targata Gianluca Zambrotta e Giovanna Mongilardi (qui il resoconto della Finale) è stato il degno coronamento di un reality agonistico e adrenalinico, perfetto per il ciclo di film Alta tensione. Al campione di calcio è piaciuto vincere facile, quasi senza rivali, e il suo primato ad alta quota ha dimostrato che Monte Bianco, un adventure show anti-televisivo, non poteva premiare che la forza fisica.
Tanto di cappello al cerebrale Filippo Facci che, per aver gareggiato con la testa, ha dato alla Finale quantomeno dei testi con cui reggere due ore di prima serata. Se fosse stato per Zambrotta avremmo assistito a un documentario senza parole.
Così Caterina Balivo, che tifava palesemente Arisa, ha premiato un vincitore che “non la rappresenta” e le ha sbattuto in faccia il limite del programma: l’eccessiva seriosità del mondo alpino. Le va dato atto di non averlo snaturato con dell’ironia forzata e di essersi adattata al clima e ai sacrifici di un set piuttosto impegnativo. Da perfetta padrona di casa in daytime, quando la Balivo esce dalla chiacchiera da salotto è meno valorizzata.
Alla fine, proprio perché non ha fatto parlare di sé, Monte Bianco non è stato un grande successo. Eppure gli si può perdonare anche un riscontro sottotono perché, se gli ascolti non sono mai decollati, l’immagine della tv di stato non è stata affatto compromessa, anzi.
Gianluca Zambrotta, il vincitore di Monte Bianco
Gianluca Zambrotta nasce a Como il 19 febbraio 1977. Cresce nelle giovanili del Como, squadra nella quale gioca fino al 1997, anno in cui passa al Bari e inizia la sua carriera in serie A. Qui ha l’opportunità di mostrare le sue doti tecniche e tattiche, che gli valgono la chiamata nella Nazionale italiana Under 21, per la quale gioca, nel 2002, come titolare ai campionati Europei e Mondiali. Due anni dopo lo ingaggia la Juventus e si guadagna subito l’Intertoto.
Con la maglia bianconera conquistato, negli anni 2002 e 2003 due scudetti e due Supercoppe, giocando anche la finale di Champions League contro il Milan. Nel 2004 torna con la Nazionale agli Europei e, sempre da titolare, vince i Mondiali del 2006. Nello stesso anno lascia la Juventus per il Barcellona ed è nominato presidente onorario del Como. Viene successivamente acquistato dal Milan per 9 milioni di Euro ed è qui che vince il suo terzo scudetto personale nel 2011, per poi ritirarsi a fine stagione.
Nel 2010 disputa la sua prima gara da capitano dell’Italia e riceve la terza chiamata per i Mondiali. Nel 2012 riprende ad allenarsi con il Como ottenendo il patentino da allenatore di Prima Categoria. L’anno successivo firma con il Chiasso, per i quale ricopre il ruolo di giocatore e vice-allenatore. È opinionista televisivo presso l’emittente svizzera italiana RSI per le partite di Champions League e nel maggio 2014 pubblica la sua autobiografia, Una vita da terzino, scritta con Paolo Fontanesi.