Tutti salvi per amore remixa i sentimenti con l’attualità. La Bortone più radical dell’Ercolani
Tutti salvi per amore è un numero zero di Serena Bortone, andato in onda nella seconda serata di Rai domenica 3 gennaio. La recensione di Blogo
La rete di Vianello ha trovato nella seconda serata il suo laboratorio sperimentale ideale. Dopo Hotel 6 stelle e in attesa di Chiedi a papà è stato il turno di Tutti salvi per amore, un interessante numero zero andato in onda ieri su Rai3 intorno alle 23.00, purtroppo con riscontri più tiepidi di Gazebo: 342.000 spettatori e il 2.89% di share.
Alla conduzione c’era Serena Bortone, già inviata e autrice di Agorà oltre che conduttrice di Agorà Estate, che in questo caso ha avuto la doppia veste di ideatrice e conduttrice di un reportage originale sull’amore.
La Bortone ha, infatti, realizzato il primo docu-reality che attribuisce ai sentimenti un potere salvifico, “contestualizzandoli” nel periodo storico in cui viviamo. Ripercorrendo l’Italia da Nord a Sud, infatti, Tutti salvi per amore ha dato una bella lezione di realismo a Rai1 come alla De Filippi, abituate a raccontare storie eterosessuali piuttosto benestanti, edulcorate o modaiole.
Per farlo la Bortone ha fatto un passo in avanti rispetto alla stessa Simona Ercolani, che pure ha aperto la strada del people-docu-show con Sconosciuti e ha raccontato le multietnich (ma democristiane) Coppie in attesa su Rai2.
Assai significativa, infatti, è stata la storia di Dima e del marito Sumer. Entrambi siriani e, dunque, provati dalla guerra in corso lei ha avuto una borsa di studio a Milano e lui ha vinto un dottorato di ricerca, ma purtroppo è stato bloccato per alcuni mesi in Turchia senza poterla raggiungere. Il suo sogno era quello di vedere il Duomo insieme a lei e alla presenza della Bortone è diventato realtà in tv.
Mentre scorrono tappeti musicali avvolgenti in una cornice fotografica patinata, in stile Ama e fa ciò che vuoi di Rai Premium, Dima ha condiviso una riflessione toccante:
“C’è un bombardamento e c’è la felicità che sono pochi i morti, che era vicino a noi ma non siamo noi, non era la nostra casa, la nostra macchina. Io sono felice quando mi sono salvata, perché potevo essere io. Anche nella morte c’è felicità, non lo sapevo prima”.
Insomma, anche i sentimenti diventano radical su Rai3, davanti alle immagini di Damasco in fiamme, per spiegare cosa significa amare in guerra.
Per il resto Rai3, non fosse altro per la sua vocazione politica, resta la rete più open-minded della tv. Così la Bortone ha raccontato un’altra storia forte, quella della blogger Veronica che, da moglie con due figli, ha scoperto di essere lesbica. Si era sposata a 21 anni con un insegnante di matematica conosciuto un anno prima, essendo rimasta subito incinta. Lui ha accettato il suo coming out e i due sono rimasti buoni amici.
Insomma, Tutti salvi per amore è un titolo che fa chiaramente il verso alla fiction di Rai1 un tempo giudicata innovativa. Con una differenza: la vita reale è molto più imprevedibile di una fiction per famiglie (tradizionali).