Il Commissario Montalbano | La piramide di fango | Diretta | Riassunto

Sotto la pioggia, un uomo in mutande e canotta sta scappando in bicicletta.

L’uomo cerca riparo dentro una conduttura.

Montalbano va a vedere il cadavere dell’uomo, trovato da alcuni operai. Secondo Fazio, l’uomo è stato ferito da un’altra parte.

Per Montalbano l’uomo stava scappando, e chi gli ha sparato lo ha fatto prima che salisse sulla bicicletta.

Augello informa il Commissario che la giornalista Gambardella gli vuole parlare. Montalbano crede che la vittima abitasse sopra la conduttura, perchè non sarebbe riuscito a fare molta distanza, e che si è nascosto da qualcuno.

Montalbano e Fazio vanno nella contrada Pizzodello, dove credono abitasse la vittima, ma non vi trovano nessuno, eccetto una donna, proprietaria di un ristorante abusivo. Il protagonista le dice che non la denuncerà se risponderà alle sue domande. Scopre che la vittima si chiamava Nicotra, la cui moglie Inge lo tradiva spesso. Il Commissario teme anche la moglie sia stata uccisa.

Augello, che sta facendo le veci di Montalbano in Commissariato, è riuscito ad arrestare un uomo, Saverio Piscopo, che secondo una soffiata sarebbe uno spacciatore.

La Gambardella vuole vedere Montalbano, ma non in Commissariato.

La giornalista indaga sulla società Albachiara, che starebbe costruendo edifici con materiale scadente. La Gambardella è stata minacciata. Montalbano le consiglia di portarlo immediatamente in un altro paese. La donna accenna a Piscopo.

Il protagonista cerca di far uscire Piscopo di prigione. L’uomo uscirà dal carcere.

Augello riceve un rimprovero dal Commissario per aver creduto ad una telefonata anonima. Fazio, invece, dice a Montalbano che la vittima era Geraldo Nicotra, contabile per la società edile Rosaspina, che sta lavorando alla conduttura in cui si era nascosto. Prima lavorava per la società Primavera, che lavorava alla conduttura prima di chiudere e che avrebbe raccomandato l’uomo tramite l’avvocato Nino Barbera, che sarebbe l’amante di Inge.

In Commissariato arriva Ignazio Nicotra, padre di Geraldo, che si dice preoccupato per il figlio, che non vede da sei mesi, quando gli dice che non doveva più farsi vedere. L’uomo pensa che sia colpa della moglie. Montalbano gli dice che la vittima trovata nella conduttura è Geraldo.

Nell’ingresso della casa di Nicotra è stato trovato un proiettile. Inoltre, nell’abitazione abitava un altro uomo, di cui però non ci sono tracce. Per Montalbano questa persona era lì da sei mesi, da quando Geraldo aveva detto al padre di non farsi vedere. Potrebbe essere un latitante, ma il Commissario non è certo.

L’avvocato Barbera si presenta in Commissariato: la sua pistola, contenente nella cassaforte del suo ufficio di cui lui e Nicotra avevano le chiavi, è sparita. L’avvocato crede che la vittima avrebbe preso l’arma per uccidere l’amante della moglie, ma questo lo avrebbe ucciso. Barbera è andato in Commissario per fare una prova: Montalbano crede che qualcuno voglia depistare l’inchiesta.

Augello riceve un’altra telefonata anonima, su un’auto bruciata nella contrada vicina alla contrada Pizzodello. Qualcuno, però, ha sparato a Piscopo.

Piscopo stava per essere ucciso: ora è ricoverato.

La Scientifica scopre che la terza persona che si trovava nella casa di Nicotra usava sempre dei guanti e che nel suo cassetto aveva una pistola, così come la vittima a cui, però, hanno sparato con una pistola identica a quella di Barbera.

Il Pm non vuole assegnare la scorta a Piscopo. Montalbano decide che lui ed Augello sorveglieranno la stanza in cui è ricoverato l’uomo.

Mentre è in ospedale, Montalbano vede qualcuno che cerca di entrare nella struttura. Cerca di inseguirlo, ma qualcun altro lo aggredisce: i due riescono a fuggire.

Piscopo sta andando in un altro ospedale, scortato. I latitanti in provincia sono 6, ma l’uomo che stava dai Nicotra non è uno di questi. Per Augello potrebbe essersi allontanato volontariamente per ottenere un accordo.

Il cantiere in cui è stato trovato Nicotra è sotto sequestro perchè i materiali usati per realizzarlo sarebbero fuori norma.

L’avvocato di Inge ha chiamato il proprietario della villetta in cui abitavano i Nicotra, per avvertirlo della disdetta del contratto. La donna tempo prima gli chiese di poter sistemare il garage, ma il proprietario non lo ha mai visto. L’uomo che sarebbe stato ospitato sarebbe un vecchio zio.

Suonando una campana all’interno del garage, Fazio azione un’entrata ad un sotterraneo, dentro cui c’è una cassaforte. Montalbano non è convinto che l’ospite fosse lo zio di Inge. Il figlio della donna proprietaria della locanda abusiva, intanto, rivela di aver avuto una relazione con Inge.

L’avvocato di Inge ammette di aver visto poche volte la donna. Montalbano crede che la donna non sia Inge, ma qualcuno che finge di essere lei.

Il protagonista cerca informazioni sul presunto zio di Inge. L’uomo non era lo zio, ma l’amante, un uomo con un tatuaggio.

Per Montalbano a conoscere l’esistenza della cassaforte nel sotterraneo erano in pochi. Augello crede di aver già visto un tatuaggio simile a quello dell’uomo.

Il Commissario prova a convincere Livia a non venire a Vigàta il giorno seguente, ma la donna non vuole saperne.

Pino Pennisi, accompagnato dal suo avvocato, confessa l’omicidio di Nicotra: sarebbe l’amante di Inge. Ma Montalbano crede che qualcuno stia cercando di chiudere in fretta le indagini. Nonostante questo, finge di credere alla sua versione, per tendere una trappola ai veri colpevoli.

Il padre di Nicotra non capisce come possa essere Pennisi l’assassino: l’uomo era stato lasciato da Inge perchè giocatore d’azzardo. L’uomo, poi, fa il nome di Emilio Rorales.

La Gambardella spiega a Montalbano che Rosales è un furbo imprenditore che lavora per un clan mafioso, che commise l’errore di entrare nel territorio di altri due clan, i Cuffaro ed i Sinatra. Pennisi, intanto, viene ucciso in prigione da un uomo dei Sinatra.

Rosales sarebbe riuscito a far raggiungere un accordo tra i clan, che però è saltato con l’irruzione nella casa di Nicotra.

Il cantiere, con l’omicidio di Pennisi, si riapre. A questo punto, Rosales può riprendere a fare le proprie manovre: per questo Montalbano vuole intercettarlo. Augello ora ricorda chi aveva il tatuaggio simile a quello dell’amante di Inge: era Rosales.

Era Rosales l’ospite dei Nicotra. L’uomo era stato condannato ma, ottenuti gli arresti domiciliari, propone ai due clan di costituire sei società che fingono di farsi concorrenza, vincendo tutti gli appalti del territorio e di stabilire le regole degli appalti. Inoltre, i soldi ottenuti sono utilizzati per gli operai in nero dei cantieri. Così, I due clan fanno costruire il sotterrano dove mettono i soldi. Rosales va ad abitare dai Nicotra, che sarebbe stato ucciso durante un tentativo di sequestro di Rosales.

Il Pm non può disporre nessun arresto, ma Montalbano potrebbe provare ad incastrare i colpevoli.

Montalbano vuole lasciare fuori dal piano Fazio ed Augello, che però non vogliono che il Commissario proceda da solo.

Il protagonista va a casa di Rosales per arrestarlo.

L’uomo dice di essere solo un imprenditore. Montalbano gli dice che sa che conosce Nicotra, e che c’è un testimone che dice di averlo visto con Inge.

I guanti indossati dall’ospite dei Nicotra conterrebbero il Dna di Rosales, che confessa: sono stati i Cuffaro.

L’uomo ormai deve dire dove sono i soldi provenienti dagli appalti, che si trovano nell’abitazione: dice a Montalbano che sapeva che non avesse prove, ma era stanco di nascondersi. In questo modo, inoltre, potrà vendicarsi di Cuffaro.

Montalbano pensa che è riuscito a risolvere il caso, ma i legami tra mafia e politica sono tanti.

Livia è a Vigàta. Montalbano, ora, può riposarsi. La puntata finisce.