“Tvblog, tvblog, cercate di volermi bene, adottatemi, faccio anche una trasmissione a La7, cosa devo fare di più per voi?”
Inizia così, con questo divertente appello a Blogo, la nostra video intervista a Paolo Ruffini, giudice ad Eccezionale veramente insieme a Selvaggia Lucarelli e Diego Abatantuono. Un ruolo sicuramente non semplice e che il conduttore e attore ci racconta. E si parte proprio dal concept del programma:
La trasmissione è semplicissima, è una sorta di contest, un X Factor con i comici mi sembra riduttivo. E’ una trasmissione che presenta 20 comici a puntata che dovranno essere giudicati da una giuria di tre elementi composta da me, Selvaggia Lucarelli e Diego Abatantuono. Il comico che riuscirà a vincere questa edizione vincerà 100.000 in due anni di contratto di lavoro con la ColoradoFilm per cinema e tv. E’ un esperimento che vuole presentare la comicità in un altro modo rispetto a come siamo abituati a frequentarla in tv, non c’è un comico che entra e che esce ma c’è un comico che entra, viene giudicato, ed esce. Questa potrebbe essere un’applicazione interessante del meccanismo dei talent in un genere che di solito è sempre stato delineato e senza troppi margini negli ultimi anni come quello della comicità”
Tu sei uno dei tre giudici. Come ti definiresti? E gli altri, anche…
I giudici sono lampanti. C’è Diego Abatantuono e, ovviamente, che gli vuoi dire? Il titolo è suo, è 40 anni di storia della comicità, c’è Selvaggia Lucarelli che è un’opinionista, una giornalista, ha opinioni su tutto e quindi riesce a dare un’opinione interessante anche sulla comicità e poi ci sono io che ho condotto una trasmissione comica, ho fatto da regista a qualche film -due film da regista e qualche film da attore. Io cerca di dire la mia anche davanti a persone e professionisti che fanno questo lavoro da quando io ero piccolo. E lì si subisce anche qualche imbarazzo perché io risento sempre anche un pochino della sensibilità del comico che è un mestiere terribile e spietato. Perché quando tu fai il comico, la realizzazione di quello che è il tuo lavoro la vedi nell’immediatezza. Cioè, se tu fai una battuta lo senti subito se fai ridere o no. E se non ridono è un fallimento grande che può provocarti anche delle fragilità. E io cerco sempre di considerare la fragilità del comico, non mi fido mai di un comico che non sei sensibile. E cerco anche di valutare al di là del fatto che mi possa piacere o meno. C’è un bellissimo film di Woody Allen che si intitola Basta che funzioni. E’ quello che molto spesso provano gli spettatori quando guardano la televisione: “Sì sì, vabbè quello è un cretino, sono bravo anche io”. Ma non devi essere bravo devi funzionare. Ed è questa la cosa importante
Abbiamo poi chiesto a Paolo cosa secondo lui funziona nella comicità (Essere naturali? Improvvisazione?) e se è difficile dire di no. Guardare la nostra intervista video in apertura post.