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Amore Criminale, Matilde D’Errico a Blogo: “In questa edizione anche la storia di un uomo, perché condanniamo la violenza in tutte le sue forme”

Matilde D’Errico, autrice e regista di Amore Criminale, ci racconta la nuova edizione di Amore Criminale, da questa sera su Raitre per sette nuovi appuntamenti.

pubblicato 2 Maggio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 01:37

Torna questa sera, alle 21.05, Amore Criminale, la trasmissione che si occupa di violenza contro le donne che da nove anni porta avanti una vera e propria missione di servizio pubblico su Rai3. Ideatrice, autrice e regista del programma è Matilde D’Errico che, come ormai tradizione, ci racconta le novità della nuova stagione e ci svela alcuni dei segreti del dietro le quinte. “Le storie che noi raccontiamo sono degli archetipi in cui tante donne possono riconoscersi: molte di loro ci dicono che, vedendo le nostre puntate, hanno riconosciuto se stesse in quelle storie e hanno trovato un modo per venirne fuori. E questo dà un senso a tutta la nostra fatica, oltre alla gratificazione di far bene il proprio lavoro.”, ci dice Matilde con una punta di meritato orgoglio, perché quello che all’inizio era solo un lavoro è diventata una vera e propria ‘missione’. L’appuntamento con le nuove puntate è per stasera su Raitre.

Nonostante tu abbia sempre ‘rivendicato’ la decisione di occuparvi, con Amore Criminale, solo di violenza contro le donne, quest’anno tra le storie raccontate c’è anche quella di un uomo ucciso dall’amante della moglie con la complicità di lei. Come mai questo ‘cambiamento di rotta’?

Intanto ti confermo quello che ho sempre detto: la nostra specificità è il racconto di storie legate alla violenza sulle donne in tutte le sue forme, e quello resta. Ogni tanto (perché questa non è la prima volta che raccontiamo della violenza su un uomo, mi pare sia la terza volta in nove anni) ci occupiamo anche degli uomini, ma si tratta di eccezioni, e lo facciamo perché noi di Amore Criminale condanniamo la violenza in tutte le sue forme. Poi ci è capitata questa storia molto complessa, in cui il protagonista che viene ucciso è un uomo molto manesco con la moglie, e abbiamo deciso di occuparcene. In questo caso è chiaro che lei ha scelto un’opzione molto negativa per uscire da questa spirale di violenza, perché ne avrebbe potute valutare molte altre.

Ogni anno, pur mantenendo la stessa struttura del programma, riuscite ad inserire degli elementi di novità. E quest’anno, appunto, ci sarà la novità delle due interviste a ‘uomini maltrattanti’, uomini che hanno riconosciuto di avere un problema di gestione della rabbia e che si sono affidati alle cure di specialisti. Ad intervistarli, tra l’altro, sarai tu…

Sì, è così. In Italia esistono dei centri di cura per questi uomini. Sono molti pochi e sono poco conosciuti, quindi ci sembrava importante parlarne e farli conoscere. Abbiamo contattato alcuni di questi uomini e ne abbiamo trovato due, di due centri diversi, disponibili a raccontarsi. Ci sembrava importante raccontare che ci sono degli uomini che prendono consapevolezza del fatto di avere un problema a saper gestire la rabbia in un rapporto di coppia e, cosa ancora più importante, volevamo informare che esistono delle strade e dei percorsi per uscire da questa situazione. Abbiamo quindi intervistato questi due uomini: la prima intervista andrà in onda nella prima puntata, la seconda più avanti, nelle prossime puntate. Sono state delle interviste molto interessanti perché ci hanno aiutato a capire cosa scatta nella testa di questi uomini nel momento in cui c’è da gestire un conflitto con la donna che hanno accanto e le dinamiche che poi derivano dal fatto di non sapersi controllare. Le interviste le ho fatte io, anche se non mi vedrete in video, perché in montaggio abbiamo fatto in modo che risultasse come un racconto fatto dai due intervistati.

Quando ti trovi davanti a storie molto tragiche e che ti toccano profondamente, non ti viene mai la tentazione di dire “Basta”?

No, non mi capita mai. Primo perché con il mio lavoro faccio anche altro, secondo perché ormai lo vivo come un vero e proprio impegno civile. Credo che di violenza sulle donne si parli poco e se ne parli male, e credo che sia necessario invece continuare a sensibilizzare le donne. E la nostra trasmissione lo fa. Poi è chiaro che dopo nove anni il coinvolgimento emotivo è diverso, impari a utilizzare dei meccanismi di protezione. Il che però non vuol dire che diventi freddo e non partecipi, semplicemente non ti fai sovrastare più da quella massa di dolore che rischia di annichilirti e annientarti. È quindi importante raccontare questo aspetto del vissuto umano, perché esiste e va portato alla luce. Le storie che noi raccontiamo, poi, sono degli archetipi in cui tante donne possono riconoscersi: molte di loro ci dicono che, vedendo le nostre puntate, hanno riconosciuto se stesse in quelle storie e hanno trovato un modo per venirne fuori. E questo dà un senso a tutta la nostra fatica, oltre alla gratificazione di far bene il proprio lavoro.

Tra le sette storie di questa stagione ce n’è una che ti ha colpito in particolar modo, per la violenza che la contraddistingue o perché particolare rispetto alle altre?

Sì, c’è una storia che ha colpito non solo me ma tutta la squadra, per la particolare violenza ma anche per l’incredibile immaturità, narcisismo e irresponsabilità di chi ha commesso un’atrocità, perché innamorato solo di se stesso. È la storia di una strage familiare accaduta in provincia di Milano. Nonostante la tragicità delle storie raccontate in questi nove anni, non si può restare indifferenti davanti alla storia di questo giovane, poco più che trentenne, che una sera ha ucciso la moglie e i suoi due bambini e poi, per costruirsi un alibi, con una freddezza incredibile, va a vedersi la partita dei mondiali a casa di amici. Questa storia ci ha veramente sconvolto. Ci è sembrato importante raccontarla per la dinamica che si era creata nella testa di lui, e poi perché la loro sembrava davvero una famiglia perfetta e così ce la raccontano i familiari della vittima, gli amici, i colleghi. E invece, poi, è accaduta questa tragedia, il tarlo della violenza c’era. Mi viene da dire che il sottotitolo di questa puntata potrebbe essere “Niente è come appare”.

Le storie che voi trattate hanno sempre almeno un grado di giudizio concluso e ci sono quindi degli atti processuali a cui voi fate riferimento. Ti sei però mai trovata di fronte al tentativo del legale del condannato di bloccare la messa in onda delle vostre puntate?

Sì, è successo, più di qualche volta. Ci sono stati tentativi – non riusciti – di bloccarci. Non riusciti perché da quel punto di vista noi siamo molto rigorosi, proprio perché come dici tu ci atteniamo a ciò che c’è scritto sugli atti giudiziari, e in un certo senso siamo ‘inattaccabili’. Ma i tentativi ci sono stati eccome.

Mi viene in mente, al contrario, il caso televisivo di Storie maledette, con le polemiche scatenate per l’intervista a Luca Varani e i tentativi di bloccarne la messa in onda…

Lì la situazione era un po’ diversa: protestò la Procura perché Luca Varani si era sempre avvalso della facoltà di non rispondere e parlava per la prima volta, facendo delle dichiarazioni su quanto commesso, per giunta in una trasmissione televisiva. Mancava ancora un grado di giudizio, quello della Cassazione, quindi il giudizio tecnicamente era ancora in piedi. Per questo la Procura ha tentato di bloccare la messa in onda del programma. Solo una grande professionista come Franca Leosini, comunque, poteva gestire una situazione così complicata.

Continua il sodalizio tra Amore criminale e Barbara De Rossi: c’è infatti ancora lei alla narrazione…

Sì. Barbara, come ho sempre detto, è una grande attrice e questo non può che giovare alla trasmissione, visto che il nostro format non ha bisogno di un conduttore, ma piuttosto di un’attrice che reciti il copione che noi autori scriviamo per lei, diventando quindi una narratrice che accompagni per mano il telespettatore all’interno della storia. Barbara questo compito lo svolge in maniera eccellente e quindi da parte di noi autori c’è grande soddisfazione per questa collaborazione con lei. Riteniamo, tra l’altro, che Barbara abbia portato del pubblico al nostro programma, visto che è un’attrice molto conosciuta e molto amata, avvicinando alla trasmissione persone che magari non l’avrebbero vista. Siamo molto grati a lei per tutto il lavoro che ha fatto insieme a noi, su Amore Criminale.

Per chiudere, una domanda sulla nuova direzione di Raitre, partendo dal fatto che Andrea Vianello negli anni in cui è stato direttore della rete ha sempre avuto parole molto gratificanti per il vostro lavoro e per la vostra trasmissione: sei preoccupata per il cambio al vertice, anche se ora alla direzione c’è una donna, Daria Bignardi, che dovrebbe quindi avere a cuore queste dinamiche?

È chiaro che – come sempre accade – ogni cambio dei vertici e dei dirigenti è un passaggio molto delicato. Questo vale per ogni trasmissione e per ogni autore. Poi, negli ultimi tempi, i direttori cambiano con una tale velocità che veramente non fai in tempo a costruire un rapporto che devi ricominciare daccapo. Quindi ecco, il vero problema è la velocità con cui cambiano. Dopodiché, noi facciamo il nostro lavoro, cerchiamo di farlo al meglio, e siamo pronti ad ascoltare ciò che il direttore di Raitre ha da dirci. Chiaramente ogni direttore che arriva ha una sua linea editoriale. Aspettiamo di conoscere la nuova linea editoriale di Raitre, ma sono certa che – come abbiamo collaborato bene con gli altri direttori – collaboreremo molto bene anche con Daria Bignardi.

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