Il labirinto: da giovedì 26 maggio Carmelo Abbate racconta storie “di ordinaria in-giustizia”
Il nuovo programma di Rete4, “Il labirinto – Storie di ordinaria in-giustizia” doveva partire questa sera: rinviato di una settimana in segno di rispetto per la morte di Pannella.
IL LABIRINTO NON VA IN ONDA QUESTA SERA
Di fronte alla morte di Marco Pannella ritengo sia doveroso fermarsi.
Ho chiesto e ottenuto che la prima puntata de Il Labirinto sia mandata in onda la prossima settimana.
Mi scuso con tutti, sono certo che capirete.
Marco Pannella mi piace ricordarlo così, con questa sua lettera manoscritta che ho scoperto tra montagne di documenti riservati di Bettino Craxi, che ho spulciato per la stesura del mio ultimo libro, Bolero, una perfetta storia italiana.
Con queste parole, attraverso la sua pagina Facebook, Carmelo Abbate annuncia il rinvio di una settimana de Il labirinto, il programma che lo vede impegnato in prima linea a raccontare gli errori giudiziari e le vittime di una giustizia che, purtroppo, non sempre funziona. Il giornalista di Panorama, e opinionista fisso di Quarto Grado, sarà infatti protagonista della seconda serata di Rete4, per sei giovedì a partire dal prossimo, 26 maggio, con un nuovo programma che ruota attorno ad alcuni casi di malagiustizia del nostro Paese, raccontati attraverso delle interviste alle vittime di questi ingranaggi non sempre funzionanti.
Carmelo Abbate, del resto, nelle sue partecipazioni a Quarto Grado si è sempre contraddistinto per il suo atteggiamento garantista in numerosi casi mediatici, sollevando dubbi legittimi e argomentando di volta in volta le sue posizioni sui singoli casi. Sembra quindi essere la persona giusta nella trasmissione giusta.
Caratteristiche di questa nuova trasmissione l’assenza di uno studio, l’assenza del talk, e quindi degli opinionisti. Al centro de “Il labirinto – Storie di ordinaria in-giustizia” c’è solo la vittima nella sua doppia dimensione, quella di chi ha subito un’ingiustizia e di chi giustizia non ha avuto. Sarà Carmelo Abbate a farci conoscere il percorso della vittima, passata attraverso un’accusa e un processo, che hanno cambiato la sua vita, travolgendo il suo privato, il suo corpo, gli affetti, il lavoro, le finanze, la reputazione sociale e/o politica.
Accanto all’intervista face to face, ci saranno reportage, testimonianze, una visione completa del contesto storico. I casi trattati, inoltre, saranno quelli più recenti, come anche i cold case, casi ancora irrisolti e mai dimenticati. Ad accomunarli, però, è sempre la malagiustizia e le vite danneggiate – talvolta distrutte – da errori, superficialità, false testimonianze.
Protagonisti di queste storie sono personaggi famosi, vittime degli stessi meccanismi che li ha resi popolari per la risonanza mediatica che il caso suscita, minando vita privata e carriera professionale; figure politiche, finite talvolta in un intreccio perverso di giochi di potere, lotte politiche vendette, ricatti; persone comuni, protagoniste di fatti di attualità diventati mediatici, con processi interminabili, incertezza della pena, passati da condanne ultraventennali all’assoluzione piena.
Tra le storie affrontate da Abbate troviamo quella ormai nota di Giuseppe Gulotta, uno degli errori giudiziari più clamorosi nella storia italiana: nel 2012 è stato scagionato, ma ha passato 22 anni in carcere da innocente. Ma ci sarà spazio anche per il caso di Gabriele Cagliari, presidente ENI tra l’’89 e il ’93, coinvolto nello scandalo Enimont e morto a San Vittore, in circostanze non del tutto chiarite, dopo quattro mesi di carcere preventivo.
Massimo Mallegni, invece, è il sindaco della cittadina di Pietrasanta, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria per la quale ha trascorso 39 giorni in carcere e tre mesi e mezzo ai domiciliari: al processo è stato assolto.
Come dimenticare, poi, la storia di Filippo Pappalardi, padre dei fratellini di Gravina di Puglia, Ciccio e Tore. Arrestato per sequestro di persona, duplice omicidio volontario e occultamento di cadavere, l’autopsia stabilirà che la causa della morte dei due bambini è una caduta accidentale. Pappalardi ha fatto tre mesi di carcere e ottenuto un risarcimento.
Infine, un caso recentissimo, quello di Fausta Bonino, l’infermiera del reparto di rianimazione dell’ospedale di Piombino, accusata della morte di 13 pazienti; dopo 21 giorni di carcere è stata rilasciata perché il tribunale del riesame di Firenze ha annullato l’ordinanza d’arresto.