Home Ballarò Monica Maggioni: “Nicola Porro? Non è un’epurazione. L’informazione non diminuirà”

Monica Maggioni: “Nicola Porro? Non è un’epurazione. L’informazione non diminuirà”

Monica Maggioni interviene per parlare di Nicola Porro, Massimo Giannini, epurazioni, talk ed informazione targata Rai.

pubblicato 20 Maggio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 00:39

Monica Maggioni non ci sta. “L’unica cosa vera è che da presidente non posso sopportare la trasformazione di quest’azienda in una specie di suk. Questo non è un mercato dove uscire allo scoperto e gridare per far sì che i difensori pubblici accorrano a difenderti. Stiamo provando a scrivere i nuovi palinsesti: emergeranno molti punti di vista, tante Italie le cui voci in questi anni non si sono udite, che non hanno trovato lo spazio adeguato”, si sfoga sulle colonne del quotidiano La Repubblica.

Quella di Nicola Porro, ribadisce, non è un’epurazione: “Qualche epurazione nella mia vita l’ho vista davvero, ma mai con una trattativa in corso sul programma successivo, il mantenimento dello stesso trattamento economico, la possibilità di studiare un format diverso insieme al nuovo direttore di rete. Se le epurazioni sono così, vorrei essere epurata anch’io”.


Massimo Giannini subirà lo stesso trattamento riservato al conduttore di Virus? “Non voglio entrare nelle dinamiche delle singole reti e nel racconto dei singoli programmi […] L’informazione non diminuisce e non diminuirà. Quel che c’è è un disegno generale di riscrittura dei racconti della realtà e una differenziazione dell’offerta sulle varie reti”.

“Ci sono delle linee guida sulle quali i direttori di rete stanno lavorando – prosegue -. Da qui a quando verranno presentati i palinsesti emergeranno i vari cambiamenti. Spero che non assisteremo ogni volta a polemiche insensate”. E sulla ‘scomodità’ dei talk precisa: “Oggi si può dare molto più fastidio alla politica che non fa le cose che promette andando nei luoghi e facendo le inchieste, piuttosto che chiudendosi in un salotto. C’è molta più scomodità nell’incontro diretto con la realtà. Guardi il programma di Giovanni Floris su La7, parlo di lui perché lo conosco da vent’anni: quando si sposta fuori dall’ambito stretto del talk, paradossalmente è molto molto più scomodo. Io capisco che esistano le logiche politiche e che si riporti sempre tutto a quelle, ma per una volta possiamo tentare di riformare un linguaggio? […] Questo però non vuol dire chiudiamoli tutti, semplicemente ingegniamoci perché lo spazio del dibattito possa essere garantito da format nuovi”.

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