Home Ballando con le Stelle Giancarlo De Andreis a Blogo: Da Ballando al giallo passando per l’Auditel e su Baila…

Giancarlo De Andreis a Blogo: Da Ballando al giallo passando per l’Auditel e su Baila…

L’intervista all’autore di Ballando con le stelle e La vita in diretta

di Hit
pubblicato 28 Maggio 2016 aggiornato 21 Gennaio 2021 18:10

L’occasione nasce dall’arrivo in libreria di “Il destino suona sempre due volte” il secondo libro di un navigato autore della nostra televisione: Giancarlo De Andreis. Con lui parleremo del libro, un giallo che dipinge anche un’inquietante, delirante e surreale visione del mondo dello spettacolo, in un viaggio che partirà dalle pagine del suo ultimo lavoro da scrittore, per arrivare a trattare della televisione di oggi e di tutto ciò che è collaterale al piccolo universo dei temi che riguardano il piccolo schermo.

E’ uscito pochi giorni fa un tuo nuovo “Il destino suona sempre due volte”, da grande vuoi fare lo scrittore ?

Magari. Per ora sono solo una persona che ha scritto due libri per divertimento. Nel primo, 4-3-3, un’altra visione della vita, c’era tutta la mia passione per il calcio, per la Roma e per l’allenatore Zeman ed era anche la storia di una grande amicizia: il libro ha avuto un ottimo riscontro non solo fra gli appassionati di calcio e questo mi ha incoraggiato a tentare un’altra esperienza. Così è nato questo giallo che mi sta dando grandi soddisfazioni, ma da qui a diventare uno scrittore ce ne corre.

Come mai un giallo ?

Perchè è un genere letterario che mi ha da sempre appassionato. Mi sono sempre piaciuti i romanzi di Simenon, non solo quelli con Maigret protagonista, ma anche gli altri ricchi di pathos, mistero e tormento con personaggi terribili eppure empatici e verosimili, di Agata Christie e dei grandi autori svedesi. Ho adorato il Nero Wolf di Rex Stout, divorato i romanzi di Andrea Camilleri e ora sto apprezzando Marco Malvaldi e le sue storie del Bar Lume e Antonio Manzini e il suo Rocco Schiavone. Ho sempre letto molto questo genere e voelvo vedere se ero capace di scriverne uno.

Come sta andando ?

Meglio di quanto immaginassi. Ho pubblicato con Eclissi editrice, che fa esclusivamente gialli. La prima ristampa è già esaurita, mi hanno detto che il 60% dei libri in Italia viene acquistato a Milano, ora sono a Milano dove farò una presentazione fra settembre ed ottobre e nei posti in cui c’era è andato esaurito. Sono entrato per esempio prima in una Feltrinelli in via Manzoni erano rimaste solo due copie, ho fatto poi un giro, sono tornato e le due copie non c’erano più e la cosa mi ha fatto molto piacere. Ma soprattutto sono contento che chi lo ha letto mi ha scritto messaggi entusiastici, insomma nessuno mi ha aspettato sotto casa per picchiarmi o chiedermi i danni. E’ già un buon risultato.

Hai scelto come argomento centrale il mondo della televisione, un mondo che tu conosci molto bene essendo autore televisivo da molto tempo. Quanto ci hai messo delle tue esperienze in questo romanzo?

Qualcosa ci ho messo, ma in realtà ho usato il mondo dello spettacolo per provare a scrivere un giallo appassionante, in fondo il libro parla del potere, del senso d’onnipotenza che coglie le persone nel momenti del successo e di altre debolezze umane. Il mondo dello spettacolo non è immune da questo e così ho inserito in questo libro più gli aspetti psicologici che governano il mondo dello spettacolo che altro: l’ambizione, l’ego, l’arrivismo. Li ho concentrati tutte in alcune figure terribili, ma comunque affascinanti. Ho volutamente esagerato con i vizi, le follie e i deliri d’onnipotenza, chissà magari in qualche caso ci ho anche preso. Non so chi diceva che la riuscita di un thriller dipende da quanto è stato disegnato bene il cattivo, qui di cattivi ce ne sono più d’uno, ma l’anchorman è addirittura diabolico. Ma il libro non è un attacco alla Tv. A me la tv piace tantissimo e ritengo sia un mondo meno brutto di come in realtà viene dipinto. In questo romanzo mi sono divertito ad esagerare facendone un ritratto un po’ surreale e grottesco e anche abbastanza impietoso, quasi per esorcizzare quanto c’è di brutto e scacciarlo via.

Quanto c’è di vero e quanto c’è di verosimile nel “Destino suona sempre due volte” ?

Di verosimile tutto o quasi. Di vero nulla, perchè è un romanzo di fantasia. Talvolta noi leggiamo delle notizie sui giornali che sembrano inventate per quanto sono strane e ripensandoci ci sembra impossibile sia accaduta quella determinata cosa. Purtroppo nel mondo d’oggi tutto è verosimile. All’inizio del romanzo ho aggiunto una frase tratta dal film “Le mani sulla città” di Francesco Rosi in cui si dice “i personaggi sono immaginari ed anche i fatti, ma non la realtà che li produce”. Per cui in un mondo in cui c’è grande ambizione, voglia di prevalere uno sull’altro e di voler dimostrare sempre di essere il migliore, tutto potrebbe accadere. E’ così ovunque non solo nel mondo dello spettacolo, ho usato questo mondo un po’ come coperta di Linus.

Parli nel libro anche di ascolti, non è la prima volta che lo fai, ricordiamo per esempio dei tuoi messaggi lanciati sui social network rispetto a questo argomento. Cosa pensi veramente dell’Auditel ?

Visti gli eccellenti risultati di Ballando dovrei dire va tutto bene è tutto perfetto, ma invece credo e non solo io che molte cose vadano valutate diversamente. Tanto che proprio la società Auditel sta provvedendo.
Prima di tutto va detto che quest’anno è successa una cosa epocale per l’Auditel, visto che per alcune settimane non sono stati resi noti pubblicamente i dati di ascolto per un errore umano, cioè erano stati resi pubblici per errore i nomi di alcune famiglie Auditel. Poi ci sono state le dimissioni del Presidente di Auditel, sicuramente per altre ragioni. E’ successo dunque qualcosa per cui è stato deciso che questo sistema non solo andava perfezionato, ma anche ampliato con un campione più congruo e significativo di famiglie. Per quello che so ancora non sono state ultimate le modifiche, si è ripreso a valutare tutto col vecchio sistema, ma ho grande fiducia. Penso che i dati di ascolto siano una tendenza che sicuramente dà un riscontro, ma come tutti i rilevamenti è soggetto ad una percentuale di errore, sia per eccesso che per difetto, per stessa ammissione di chi gestisce questo sistema di rilevamento. Trovo poi ridicolo quando gli addetti ai lavori o i giornalisti parlano di confronti televisivi come di partite di calcio. Se uno fa il 20 e l’altro il 21 hanno avuto successo entrambi, gli slogan “abbiamo vinto siamo i più forti sono un po’ ridicoli”. Tutti noi questi dati li guardiamo, siamo pure contenti quando ci premiano, ma ritengo che non debbano essere la Bibbia. Noto poi che ci sono vari tipi di lettura dei dati, per esempio Sky fa valere le varie messe in onda, comprese le repliche e le trasmissioni che vanno su varie piattaforme sommando il tutto, cosa questa che la Rai non fa, pur trasmettendo i programmi oltre che sui tre canali generalisti, anche sulle tv tematiche. Aggiungo poi la questione del target commerciale, che al giorno d’oggi secondo me è risibile, visto che i detentori del portafoglio di questi tempi sono di più i senior (con i bimbi che hanno comunque un peso visto che convincono i nonni a comprargli questo o quel prodotto) rispetto ai giovani.

A proposito di Twitter ogni tanto ti vediamo simpaticamente battibeccare con l’ufficio stampa di Betti Soldati, lei ti ha invitato simpaticamente ad un incontro, ci andrai ?

Veramente ha fatto tutto lei. Mi ha molto stupito e divertito il suo messaggio pubblico su Twitter in cui m’invitava a bere un caffè, credo che se davvero vogliamo incontrarci dovremmo sentirci in privato. Lei non la conosco, ma credo sia un personaggio appassionato, brillante e pirotecnico, i suoi comunicati sono spesso molto divertenti (ride, ndr). Io la domenica dopo aver visto gli ascolti e averli commentati brevemente stacco il telefono. Mi capitava che quando lo riaccendevo la sera, trovavo una marea di messaggi che dicevano: “hai visto cosa hanno scritto?” e cose di questo tipo e la mia risposta è sempre stata: ma perchè la domenica non si rilassano e vanno a pranzo fuori? Però ognuno fa giustamente quello che crede e poi è stata gentile quindi prima o poi prenderemo questo benedetto caffè, sono certo che imparerei molte cose e magari le regalerei il mio libro…

A proposito Maria De Filippi ha detto che Amici quest’anno è calato per merito di Ballando, che ne pensi?

Davvero ha detto così? Mamma mia spero che la Soldati non l’abbia sentita, sennò ci sarà rimasta male… (ride,ndr)

Sei figlio d’arte, essendo stato tuo padre un celebre e bravo dirigente Rai, mi riferisco a Paolo De Andreis. Qualcuno dice che tu fai la Tv perchè sei figlio di cotanto padre, cosa rispondi?

Sento parlare di spettacolo da quando ero bambino, diciamo che è stato il destino. E’ chiaro che un’influenza l’ha avuta, ma ne approfitto per chiarire un grande equivoco, perchè qualcuno ha scritto che mio padre mi avrebbe lasciato il posto in Rai, ma non è vero. Io sono un professionista libero che lavora con chi lo chiama. Mio padre è stato prima un grande uomo di cinema, avendo lavorato nella produzioni cinematografiche di film come “Novecento” di Bertolucci, “Fratello Sole sorella luna” di Zeffirelli o “Pane e cioccolata” di Brusati. Poi attraverso il “Marco Polo” che è stata forse la più grande produzione Rai di fiction internazionale, è entrato in contatto con i dirigenti della televisione pubblica che se lo sono giustamente accaparrato, perchè dal punto di vista produttivo e organizzativo mio padre era molto bravo. Allora il suo compagno di lavoro era Mario Cotone, che poi è diventato il produttore esecutivo di film come “C’era una volta in America” e “La vita è bella”, una generazione straordinaria.
Mio padre poi per stare vicino alla famiglia decise di accettare la proposta Rai. Io fino a quando lui era dirigente facevo il giornalista freelance precario e solo gli ultimi anni mi sono affacciato ai programmi. Mi sono avvicinato a questo mondo in punta di piedi grazie ad un incontro con Raffaella Carrà che faceva Carramba e la struttura di quel programma era quella di un concorrente di mio padre, Giampiero Raveggi, con cui -diciamo- non correva neppur buon sangue. Poi mio padre è andato in pensione e io ho proseguito a lavorare da freelance, acquisendo un ruolo con maggiori responsabilità, quindi con nessun posto fisso e assicurato. Mi richiamano se faccio bene il mio lavoro e devo dire che ho avuto la fortuna di fare un percorso che mi ha dato grandi soddisfazioni. Ho fatto cose anche con emittenti tematiche, anche se nel mio DNA c’è sicuramente la Tv di RaiUno, che poi in parte è la Tv che piace a me. Mio padre mi ha dato certamente un grande insegnamento, mentre in fatto di rapporti, essendosi lui lasciato non proprio benissimo con alcuni dirigenti Rai, mi ha creato anzi qualche piccolo problema che ho vissuto comunque volentieri, perchè poi alla fine tutti hanno considerato il mio lavoro e perché i tecnici e le maestranze Rai ancora oggi lo adorano e questo è motivo d’orgoglio per me.

Cosa ti appassiona della televisione, coma mai hai scelto di lavorarci ?

Volevo fare il giornalista ed ho iniziato come ti dicevo da freelance collaborando con Stream e Telepiù prima che nascesse Sky, poi con vari giornali e radio private. Poi c’è stato l’incontro di cui ti accennavo prima con Raffaella Carrà a Carramba che sorpresa. In quel frangente mi sono trovato molto bene e da lì la produzione mi ha portato a Ballando con le stelle. In quell’occasione è nato un rapporto straordinario con Milly Carlucci, una magnifica persona ed una grandissima professionista. Poi ho fatto esperienze con Morandi, Giletti, Frizzi, Antonella Clerici e molti altri. Da tutte le esperienze ho tirato fuori qualcosa di positivo e ho avuto la fortuna di fare anche dei programmi che hanno avuto un buon riscontro.

E’ più difficile fare la Tv generalista o la Tv tematica ?

Secondo me è più difficile fare la televisione generalista: conciliare qualità, ascolti, cercare di piacere a tanti e scontentare meno gente possibile talvolta è un’impresa ardua. Per fare quella tematica ci vuole una conoscenza specifica e anche tecnica non indifferente. In quel caso spesso ci sono dei consulenti che lavorano proprio in quei settori e che aiutano le produzioni a confezionare i programmi, ma c’è meno pressione perché devi piacere a un target preciso di telespettatori.

Quindi secondo te la più difficile da fare in assoluto è Rai1?

Credo di si. Prima di tutto su Rai1 ci sono molte cose che non puoi fare e neppure lasciare intuire. Abbiamo visto per esempio di recente che cosa è successo per una parolaccia detta in modo goliardico, lo dici da un’altra parte non succede quasi nulla. Nella tv pubblica questo non può accadere, facendo poi le dirette il rischio che qualcosa non vada per il verso giusto c’è. Credo che Rai1 e la Ballandi siano i numeri uno nel fare le dirette e noi ogni volta dobbiamo dimostrare di essere all’altezza.

Che cosa non ti piace della tv?

Non mi piace la speculazione sui sentimenti che spesso è trasversale e la Tv dei drammi. Mi rendo conto però che purtroppo, anche per un fatto utilitaristico ed economico, è un tipo di tv che va per la maggiore e che una fetta di pubblico dimostra di gradire, però credo si possa fare in vari modi. Ci sono alcuni programmi che trattano anche temi molto forti, in maniera molto delicata con un taglio prettamente giornalistico, altri invece che calcano un po’ troppo la mano e questo a me non piace. Spesso poi le vittime di un crimine si lasciano un po’ anche “violentare” per solitudine, per voglia di parlare dei propri cari scomparsi, perchè gli sembra un modo di tenerli in vita. Tra il rigore di Chi l’ha visto, che è un programma fatto da grandi professionisti, con Federica Sciarelli che è veramente straordinaria ed altri programmi c’è una profonda differenza. Anche Marco Liorni e Cristina Parodi con cui ho avuto il piacere di lavorare in questa edizione de La vita in diretta hanno un tatto e una sensibilità non comuni e riescono a trattare con rispetto e professionalità anche l’argomento più delicato.

Di tutte le fasi di costruzione di un programma televisivo, qual è quella che ti piace di più?

Mi piace tutto, pensare le cose, immaginarle, scegliere le musiche, impostare le clip, il taglio con cui raccontare i personaggi (parlando di Ballando) o sviluppare un momento di varietà, il rapporto con gli artisti, ma soprattutto mi piace la diretta: l’adrenalina che ti dà la diretta è una cosa che mi da grande soddisfazione ed è uno dei motivi per cui ritengo che questo sia uno dei lavori più belli del mondo.

Ti è capitato spesso di dover cambiare la scaletta di un programma in diretta ?

Tantissime volte, perché ti rendi conto che una cosa sta funzionando e la lasci andare oltre i tempi previsti. Oppure capisci che in quel momento funziona più una cosa comica rispetto a quella emozionale che avevi previsto e cambi in corsa. Poi ci sono gli imprevisti: come a Miss Italia quando Paris Hilton non voleva uscire dal camerino o come quando Anna Oxa ha lasciato lo studio.

Sei autore storico dei programmi di Milly Carlucci, Ballando con le stelle in testa. Cosa ti piace nel lavorare con Milly Carlucci ?

Di Milly mi piace la sua straordinaria apertura mentale e la sua capacità di essere moderna, di voler fare sempre qualcosa in più e d’industriarsi per vedere cosa si può fare per non tradire i telespettatori, facendo però uno scatto in avanti. La sua apertura nei confronti dei social di quest’anno è stato qualcosa di straordinario: tutto grazie alla sua tenacia, alla sua grinta e alla profonda conoscenza del mezzo. Anche il tour di Ballando on the road è stato un successo straordinario con bagni di folla ovunque e con una marea di giovani. Il programma sul target giovani ha avuto dei numeri impensabili per Rai1 e oltre i numeri c’è l’entusiasmo che ancora oggi abbiamo tocchiamo con mano stando in mezzo alla gente. Milly ha avviato un dialogo con il pubblico social rispondendo a tutti, anche a chi le muoveva delle critiche, perchè si cresce e si migliora anche così. E’ giusto rispettare e ascoltare tutti se si vuole fare al meglio la Tv generalista. Milly è una persona che tira fuori il meglio da tutti ed ogni volta che incontriamo uno dei nostri amici tecnici su altre produzioni ci dicono:,”ma quando ricominciamo?”

Con chi ti piacerebbe lavorare in futuro ?

La persona con cui lavorerei più volentieri, e ci sono andato vicino e lui neanche lo sa, è Corrado Guzzanti che ritengo il più grande genio vivente dal punto di vista dello spettacolo. Lo trovo straordinario, ma non credo lui abbia bisogno di me, per cui è una cosa che non si avvererà, però è un artista pazzesco.

Quindi hai visto “Dov’è Mario” su Sky ?

Assolutamente si, come tutto quello che ha fatto lui. L’ho trovato geniale, è una delle migliori cose che ha mai trasmesso la televisione.

C’è un momento del film di Peter Weir “L’attimo fuggente” in cui il professor Keating, interpretato da un grande Robin Williams, scrive sulla lavagna il teorema su come comprendere la poesia di Jonathan Evans Pritchard. Williams lo definisce “Escrementi”, perchè dice in sostanza che non si può misurare la poesia come se fosse un qualcosa di matematico. Vorrei chiederti, quanto è rimasto oggi nello scrivere un programma televisivo di artigianale e quanto invece c’è di meccanico, in altre parole si è più ragionieri o più visionari ?

Bisogna essere entrambe le cose, sia ragionieri che visionari. Dipende da quanto vuoi vincere la pigrizia di fare cose di routine. Purtroppo una regola che vige nel nostro mondo è “si è sempre fatto così”. Questo è un principio terribile perchè con quella regola oggi saremmo rimasti all’età della pietra. Perchè inventare l’accendino se si può accendere il fuoco con le pietre? Fare un passo avanti però non è facile, perchè devi riuscire a trascinare il gruppo a fare un percorso che è più faticoso. La strada che conosci è sempre la più semplice, però ogni tanto cambiare strada è necessario e devo dire che qualche volta lo spazio per essere visionari c’è. All’interno dello schema di un programma che può sembrare sempre uguale, spesso mi è capitato di fare delle cose profondamente diverse. Credo che il pubblico abbia apprezzato lo sforzo, altrimenti non ci avrebbe scelto fino a questo punto, mi riferisco in questo caso all’evoluzione di Ballando dalla prima serie ad oggi. Molti ci fermano e ci dicono che quest’anno è stata l’edizione migliore.


A proposito di idee e di creatività, ma com’è finita la querelle giudiziaria con Baila?

E’ finita che dopo il secondo grado di giudizio che ha stabilito che si trattava di un plagio e riconosceva l’originalità degli elementi inseriti da noi autori all’interno del formato rendendolo una nostra creazione originale, c’è stata una grande transazione con tutte le parti in causa: loro hanno riconosciuto i dettami delle sentenze e si sono impegnati a non riproporre programmi simili, io e Milly abbiamo rinunciato ad ogni risarcimento chiedendolo solo per i nostri colleghi e così… viviamo tutti felici e contenti.

Se dovessi immaginare il futuro della televisione, come lo immagineresti ?

Cambia tutto con grande fretta e cambiano i gusti. Mi auguro sempre di più una Tv che consideri, un po’ come avviene per il cinema, gli incassi, ma anche la qualità, il lavoro che c’è dietro e non vada soltanto per l’accoglienza delle masse, perchè con questo criterio al cinema avremmo premiato con l’Oscar “Pierino contro tutti” e avremmo bocciato “8 1/2” di Fellini. Il cinema è arte e la Tv probabilmente solo intrattenimento, però anche grazie ai Blog che sono molto attenti ai contenuti e a elementi che prima non erano valutati con grande attenzione, credo si stia arrivando ad una valutazione più ampia di un prodotto. Ci sono magari dei programmi che non fanno dei numeri in termini di ascolto enormi, ma che muovono opinioni e sono molto considerati, penso ad alcune produzioni di Sky che inevitabilmente non possono avere i numeri della televisione generalista che sono di ottima fattura, o ad altri programmi di valore che vengono fatti anche in Rai, Mediaset o La7. Spero che si riesca a chiudere la fase del “tutti sappiamo fare tutto”, del “si accende una telecamera e comunque avviene qualcosa” perchè non è cosi. Questo è un lavoro per cui ci vuole grande professionalità, studio e passione: sullo schermo ci devono essere degli artisti o dei personaggi che si cimentano in qualcosa con costrutto.

In conclusione perché i nostri lettori dovrebbero leggere il destino suona sempre due volte?

Se gli sono simpatico per darmi una soddisfazione, se gli sono antipatico per poter dire “ma guarda che ha scritto questo”…(ride) Spero che chi lo leggerà per vedere in che modo ho raccontato il mondo dello spettacolo possa trovarsi di fronte un giallo appassionante e magari trovare in qualche personaggio qualcosa della propria personalità o di quella dei suoi compagni di lavoro e chi cerca un giallo appassionante possa divertirsi con i deliri mi sono divertito a immaginare.

AGGIORNAMENTO:

E’ arrivata stamane la notizia della scomparsa del grande attore e regista Giorgio Albertazzi, che fra le innumerevoli cose che ha fatto, ha anche partecipato all’edizione 2014 di Ballando con le stelle. Giancarlo De Andreis ha scritto su Facebook il suo saluto al maestro:

“Che privilegio aver conosciuto Giorgio Albertazzi. Artista immenso, uomo gentile. Capace di ascoltare e di insegnare, senza mai ostentare la sua grandezza. Un gigante.”

Ballando con le Stelle