Il Segreto dell’insuccesso delle fiction Mediaset
Perché le fiction di Canale 5 non fanno più il pieno di ascolti come una volta? E’ colpa de Il Segreto?
In principio Canale 5 capì l’importanza della lunga serialità americana (vi ricordate negli anni Ottanta Dallas acquistato dalla Rai e valorizzato?), poi, una trentina d’anni più tardi, la assassinò (chi non si ricorda lo sciacallaggio nei confronti di Dr. House, scippato a Italia 1, piazzato con due episodi la domenica sera, uno dei quali, random, in replica? Chi non si ricorda il clamoroso flop del nuovo Dallas, annunciato in pompa magna nel 2012 e finito su La5 dopo due settimane?).
In principio Canale 5 capì l’importanza della fiction italiana (Distretto di polizia, Carabinieri, Il bello delle donne, RIS, I Cesaroni, Caro Maestro, Cuore contro cuore, Elisa di Rivombrosa, Caterina e le sue figlie, I Liceali, L’onore e il rispetto) e la valorizzò, a tal punto da difenderla dal rischio sovrapposizione con la fiction di Raiuno (nel 2009 l’allora direttore di Canale 5 Massimo Donelli, in un’intervista a Il Corriere della sera disse: “Noi ci tariamo su Raiuno e la nostra regola è di non avere mai fiction contro fiction perché è un investimento importante da proteggere: così abbiamo spostato Ris“). Successivamente, dimenticandosi che la fidelizzazione del pubblico per un prodotto seriale passa anche dalla collocazione stabile della stessa nel palinsesto, iniziò a cambiare la programmazione delle fiction anche da una settimana all’altra, ignorando la concorrenza e ciò che una volta era definito dal claim stesso di Canale 5 come un fatto eccezionale (vi ricordate i promo con frasi del tipo: “Eccezionalmente di…”, “Solo per questa settimana raddoppia”) è diventato normalità.
Si dirà: la fiction italiana rispetto alle fiction anglofone (e non solo) è inferiore. Le storie sono vecchie. Gli attori sono dei cani a recitare. E’ tutto opinabile e/o condivisibile. Limitiamoci ai fatti: nel 2016 tutte le serie tv italiane proposte da Canale 5 (Tutti insieme all’improvviso, Non è stato mio figlio, Fuoco amico TF45 – Eroe per amore, Romanzo Sicliano, Matrimoni e altre follie) hanno avuto degli ascolti non proprio esaltanti (per usare un eufemismo) nonostante i protagonisti siano gli stessi che hanno fatto grandi altri titoli (Raoul Bova, Claudia Pandolfi, Fabrizio Bentivoglio Gabriel Garko, Massimo Ghini, Nancy Brilli) e le storie raccontate siano quelle tipiche delle fiction Mediaset.
Qualcuno sosterrà che sia importante il target commerciale (che ricordiamo essere arbitrario) o il chiacchiericcio che si crea sui social e che la colpa dei bassi ascolti sia da attribuire alla “voglia di sperimentare, che lo spettatore ancora non ha assimilato“, piuttosto che alla frammentazione del pubblico a causa della maggiore concorrenza dovuta alla miriade di canali digitali free e all’offerta delle pay tv. (Attenzione: l’uso di queste frasi vale per qualsiasi tipologia di programma che non registra brillanti ascolti, ed è applicato da qualsiasi rete generalista, non solo da Canale 5).
Credo invece che i risultati imbarazzanti che fanno registrare le fiction di Canale 5 sono in parte dovuti alla politica suicida della rete ammiraglia Mediaset di mettere Il segreto mille volte in prima serata: se tu disabitui per anni il pubblico a seguire una storia un po’ più complessa della soap spagnola (non che le fiction Mediaset siano Il nome della rosa) poi la paghi.
Il Segreto è il male assoluto? No. Semplicemente Il Segreto è una soap d’evasione, prodotta velocemente (in Spagna girano due puntate al giorno), vecchia, lineare e semplice. Con questo non voglio dire che chi guarda Il segreto sia uno stupido, piuttosto che se per anni programmi in prime time il segreto una, due, a volte anche tre sere su sette a settimana per tutto l’anno, chi la guarda può non accettare un’offerta differente (non è forse questo il grande problema di La7 con i programmi d’intrattenimento che non funzionano a causa di 3-4 sere dedicate esclusivamente ai programmi d’approfondimento politico?), decretando l’insuccesso delle altre e la morte del genere su Canale 5.
Cosa dovrebbe fare la rete ammiraglia Mediaset per tutelare le proprie Fiction? Educare il proprio spettatore a un racconto diverso, più complesso e strutturato, più nuovo e d’impatto. Il problema è che Canale 5 è una tv commerciale e deve fare i conti con i propri investitori che sono interessati non al contenuto proposto tra una pubblicità e l’altra, ma al fatto che i loro soldi siano ben spesi, quindi non può rischiare. Ma se si continua a guardare alla percentuale di share del target commerciale e non si inverte la tendenza sperimentando veramente la situazione non cambierà.
Siamo sicuri che non sia meglio provare a sperimentare veramente, mettendo già in conto che per un biennio gli ascolti saranno sacrificati, a beneficio di un futuro fatto di nuovi brand avviati e alla possibilità che questi siano più vendibili all’estero?
P.S. Tra le nuove serie che andranno in onda su Canale 5 nel 2016/17 figurano: una soap stile Le tre Rose di Eva (Sacrificio d’amore), una serie adattamento di un film (Immaturi) e un revival (Il bello delle donne). Al di là della qualità del prodotto (aspettiamo a vedere prima di giudicare), mi chiedo: questo è il nuovo e la sperimentazione di Fiction Mediaset?