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Dead of Summer, per gli autori “è uno show sull’identità”

Edward Kitsis e Ian Goldberg parlano di Dead of Summer, serie tv ambientata negli anni Ottanta, spiegando che puntano soprattutto sull’aspetto sovrannaturale e non sull’horror

pubblicato 28 Giugno 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 23:06

I creatori di C’era una volta, Adam Horowitz ed Edward Kitsis si prendono una pausa dal mondo delle favole e da Storybrooke, per spostarsi in un campo estivo dove, però, i misteri non mancano: Dead of Summer, in onda da questa sera su Freeform, in America, è infatti la loro nuova serie tv, scritta con Ian Goldberg, produttore esecutivo della serie della Abc.

Lo show è molto diverso da C’era una volta: innanzitutto, è ambientato negli anni Ottanta, nel campo estivo Stillwater. Qui lavorano come consulenti ed animatori alcuni uomini e donne che, in gioventù, hanno passato le loro vacanze proprio lì, come Deb Carpenter (Elizabeth Mitchell, Lost), ora proprietaria del campo. Tra i suoi collaboratori, Amy Hughes (Elizabeth Lail), in difficoltà ad inserirsi nel gruppo; Drew Reeves (Zelda Williams), poco interessata a legare con gli altri ed il giovane regista Joel Goodson (Eli Goree).

Il lavoro lavoro viene scosso da una serie di episodi che portano a rivelare dei misteri legati al campo ed al suo passato, nonchè alla scoperta di alcuni cadaveri. I consulenti del campo, ma anche i suoi ospiti, dovranno affrontare questi misteri cercando di nascondere dei segreti relativi a loro stessi.

Una trama vicina all’horror ed al sovrannaturale che, però, secondo Goldberg, non culminerà con scene troppo violente:

“Non faremo Venerdì 13. Sebbene ci siano degli omicidi, non abbiamo l’obbligo di uccidere un personaggio a settimana”.

Per Kitsis, l’idea è quella di rendere molto inquietante il campo stesso, fino a fare un paragone con un altro luogo inquietante per eccellenza del cinema:

“Il sangue è davvero secondario rispetto al lato sovrannaturale. Guardiamo al campo come all’Hotel Overlook di Shining. Non ci saranno pugnalate per tutto il tempo”.

L’autore spiega, inoltre, che la scelta degli anni Ottanta vuole rappresentare un mondo diverso dal nostro:

“Abbiamo scelto gli anni Ottanta invece degli anni Novanta perchè questi ultimi ci portano nel mondo di oggi. Gli anni Ottanta salutano il mondo che era. Adoriamo quei sentimenti contrastanti, perchè era così che ci si sentiva a 18 anni e si doveva affrontare la propria identità. Ci sono dei chiari riferimenti a quegli anni, anche a cose successe in quel periodo, omaggi a band e film”.

L’identità sarà al centro della serie tv e, per raccontare al meglio i personaggi, si farà uso dei flashback, che i tre hanno già usato spesso in C’era una volta:

“E’ una serie tv sull’identità. Come si potrà vedere nel pilot, sembra che ciascun personaggio abbia un segreto. Quindi faremo dei flashback per capire chi fossero prima di arrivare al campo”.

Tra i vari personaggi, infine, c’è anche il gay dichiarato Blair Ramos (Mark Indelicato): un personaggio adolescente che esprime così liberamente la propria sessualità difficilmente sarebbe potuto esistere negli anni Ottanta. Kitsis, però, giustifica la scelta:

“Quello che ci piace di Balir è che, mentre gli altri lottano con sè stessi, lui è abbastanza sicuro di sapere chi è. Ci piace la sua audacia, non è cosa comune negli anni Ottanta, soprattutto al liceo. Molti nascondevano chi fossero. Ma volevamo qualcuno che stesse bene con sè stesso, che desse il via a questa tendenza”.

[Via TvLine]