Maurizio Compagnoni a Blogo: “Il livello di Sky è ottimo. Una telecronaca deve essere spontanea ma non sguaiata. Vi racconto com’è nato il mio ‘Rete! Rete!'”
L’intervista di Blogo al telecronista di Sky.
Il viaggio di TvBlog nel mondo della telecronaca calcistica continua. Dopo aver intervistato Sandro Piccinini, Riccardo Gentile, Alberto Rimedio, Stefano Bizzotto e Riccardo Trevisani, questo venerdì è il turno di Maurizio Compagnoni, telecronista di Sky Sport.
Con il giornalista di San Benedetto del Tronto, abbiamo parlato nei dettagli, come ormai di consueto, di telecronaca ma anche di altri argomenti riguardanti Sky Sport.
Qual è il punto di forza di Sky per quanto riguarda la telecronaca?
E’ sempre una questione di gusti ma credo che il livello dei telecronisti Sky è unanimemente conosciuto come un livello molto buono. Si può tranquillamente dire che il livello medio sia ottimo.
In questo periodo, Sky ha seguito sia gli Europei, tuttora in corso, che la Copa America Centenario: c’è un lato negativo nel seguire due grandi eventi in contemporanea?
No, assolutamente perché abbiamo fatto due squadre completamente diverse. A parte Daniele Adani, che ha lavorato per entrambe le manifestazioni, abbiamo avuto due squadre diverse: un gruppo si è concentrato sulla Copa America e un gruppo si sta concentrando sugli Europei. Siamo in un numero sufficiente per garantire una totale copertura ai due eventi senza che qualcuno debba occuparsi di entrambe le manifestazioni.
Il tuo caratteristico “RETE! RETE!”, urlato dopo ogni gol, è nato in modo spontaneo?
Non lo dico dopo ogni gol. Al di fuori delle partite internazionali, ad esempio in Italia, il “RETE!”, raddoppiato o triplicato, lo dico molto di rado. E’ nato spontaneamente, è un urlo quasi mutuato da quando facevo le telecronache di atletica leggera. Durante un periodo, ci furono una serie di record del mondo nel mezzofondo e io mi divertivo ad anticipare il record sul rettilineo. Sono sempre stato abbastanza bravo in matematica e, quindi, già facevo il conto, quando gli atleti stavano sulla curva che portava al rettilineo e prima che arrivassero al traguardo, urlavo più volte “PRIMATO DEL MONDO!”. Era un modo per dare più enfasi.
C’è stato un passaggio dall’atletica leggera al calcio?
Io ho sempre fatto calcio. L’atletica è il mio secondo sport ma l’ho fatto sempre parallelamente al calcio. Il calcio è sempre stato il mio primo sport ma mi piace moltissimo l’atletica leggera.
Durante una tua telecronaca di fine campionato, tu e Daniele Adani vi siete lasciati molto andare durante un gol in rovesciata di Higuain del Napoli. C’è una regola per quanto riguarda la gestione dell’entusiasmo?
Io credo che le regole sono due: la prima è essere spontanei, perché una telecronaca per essere credibile deve essere spontanea. Le telecronache in Sudamerica, ad esempio, pur essendo divertenti, a me non piacciono, perché nella maggior parte dei casi, al momento dei gol, c’è un’enfasi molto costruita. La seconda regola è che la telecronaca non deve essere mai sguaiata.
Durante l’ultimo anno, la concorrenza tra Sky e Mediaset Premium è stato molto agguerrita. Secondo lei, i toni sono andati oltre il dovuto?
Al di là di qualche puntura di spillo della scorsa estate, non ho visto toni antipatici. Con gli altri giornalisti, ci sono anche rapporti di amicizia, non ci facciamo la guerra. Ho molti amici a Mediaset.
A posteriori, Sky ha accusato l’assenza della Champions League oppure no?
Questo bisognerebbe chiederlo al management che si occupa di quota abbonati, di bilanci e di fatturato. Per quello che ho sentito dire, il monte abbonati è rimasto quasi intatto, più o meno stabile, anche se il numero preciso non lo so. La mia è una valutazione superficiale, bisognerebbe chiederlo a chi si occupa di conti e numeri.
Anche la Rai sta facendo gli Europei: avvertite la concorrenza con la tv di Stato?
Da parte mia, io penso solo al mio lavoro. La Rai entra in tutte le case, cosa che Sky non fa perciò la Rai fa numeri diversi. Il nostro obiettivo è che tutti i nostri abbonati seguino gli Europei su Sky. Non si può parlare di vera concorrenza. Sarebbe concorrenza se tutti potessimo entrare in 20 milioni di case.
Vi è capitato di seguire il lavoro della concorrenza per capire cosa fare, cosa non fare e per migliorare la vostra offerta?
Io non ho la più pallida idea di come si comportano i miei colleghi. Ho grande stima della concorrenza. Ho amici anche in Rai. Io, sul lavoro, guardo il mio e non mi faccio condizionare.
Sul web, non sono presenti forti critiche nei tuoi confronti. Hai ricevuto critiche in privato e se sì, come hai reagito?
Per fortuna, mi è accaduto molto raramente. Tra milioni di persone che vedono le partite, è normale che ci sia qualcuno che si lamenta. La cosa buffa è che quando ci sono state lamentele e io ho interagito con la persona che mi aveva criticato, successivamente ho scoperto che si trattava di un mio estimatore ma che nel caso specifico, c’era stata una cosa, una sfumatura, una frase o un tono che non gli era andato bene. Accade molto di rado ma quando è accaduto, c’è stato un confronto. Gli ho fornito spiegazioni e la cosa è finita lì. Quando il “RETE! RETE!” era più diffuso in campionato, arrivava qualche lamentela in più. L’Italia è un paese particolare per quanto riguarda il tifo. Se carichi molto su un gol, esalti il tifoso della squadra che ha segnato ma il tifoso della squadra che ha preso il gol non gradisce. In campionato, ho deciso di ridimensionare l’enfasi. Agli europei o nelle coppe europee, si può andare oltre.
Hai mai ricevuto proposte da un’altra testata?
Nì. E’ successo un po’ di volte. Non ci sono state offerte vere e proprie ma manifestazioni di forte interesse, una in particolare fu bloccata da problemi interni a chi mi aveva fatto la proposta, diciamo così…
Lei ha sempre avuto l’obiettivo di fare il telecronista o è stato un lavoro che è arrivato col tempo?
Da bambino, volevo fare il radiocronista. Poi, ai tempi dell’università, ho cominciato a fare tv ma, ad un certo punto mi era presa la passione della politica estera, facevo cronaca bianca e politica e mi piaceva moltissimo. Poi, sono tornato alle telecronache. Il mio è stato un percorso abbastanza vario. Mi piaceva molto la politica estera e, infatti, quando ci sono mondiali o europei, tiro fuori qualcosa della mia vecchia passione. Anche se il primo amore rimane il commento delle partite di calcio.
Cosa non dovrebbe fare un telecronista assolutamente?
Un telecronista non deve arrivare impreparato all’evento, non solo a livello di cognizione, di preparazione alla partita. Un’altra cosa da evitare, ad esempio, è arrivare alla partita che ti sei “magnato” o bevuto l’impossibile perché serve concentrazione. Anche fare baldoria la notte prima fino alle 7 e dormire due ore prima della partita è da evitare. La telecronaca è uno sforzo notevole di concentrazione sia a livello fisico che mentale.
Come procede la preparazione di una partita?
C’è grande differenza tra una partita di campionato, di Champions League o di un europeo, a livello di squadre. Se parlo di Juventus o Inter, ad esempio, non racconto la storia di Chiellini o di Handanovic. Sono cose che il telespettatore già sa. Al limite, ci possono stare dei riferimenti all’avversario, anche quelli già noti. Si danno notizie riguardanti l’ultimo periodo delle due squadre, tutte notizie legate alla stretta attualità. Se c’è una partita di coppa, invece, si danno notizie interessanti sui giocatori, fermo restando che, quello che ci deve guidare è il senso alla notizia ossia dare notizie che possono effettivamente interessare i telespettatori, che è alla base del nostro lavoro. Se mi metto a parlare della zia di Lukaku, non frega niente a nessuno. Se parlo del fratello terzino di Lukaku, quello può essere interessante. Poi, dipende dalle squadre… L’Albania, ad esempio, è stata preparata in un certo modo per dare un maggior numero di notizie. Sulla Germania, invece, non c’è bisogno di ripetere la storie di Gotze o di Muller. Ormai, tutti sanno tutto.
Lei ha un modello di riferimento?
No, mai avuto.
Il commentatore tecnico con il quale si è trovato meglio?
Anche a commentatori tecnici, il livello medio a Sky è molto alto. Penso anche a quelli passati come Di Gennaro, passato a Mediaset. Quelli che mi affiancano sono considerati bravi, non posso lamentarmi. Ognuno ha le sue caratteristiche ma non mi posso certo lamentare, sono tutti bravi.
Ti è capitato di riascoltare le tue telecronache?
Sì, certo. Non tutte, ovviamente, sennò diventerei matto… Ne riascolto almeno una al mese. Le riascolto per evitare ripetizioni, cosa che durante la telecronaca non ti accorgi. Sto attento a variare molto il linguaggio ma a volte capita quell’aggettivo che ti ritorna più spesso. Non riascolto una telecronaca che mi è venuta bene, di solito riascolto telecronache che non mi hanno lasciato del tutto soddisfatto e cerco di capire dove non mi sono piaciuto per migliorarmi per la volta successiva. Non sono un perfezionista ma sono molto pignolo con me stesso.
Una telecronaca che è andata proprio male?
Non ho mai fatto veri e propri disastri, per fortuna. Ci sono state telecronache che non mi hanno lasciato soddisfatto ma telecronache da rimuovere perché sono state un disastro non ne ho.
Qual è stata la più forte emozione vissuta durante una telecronaca?
Ci sono stati tanti momenti emozionanti. Se parliamo di momenti di una partita, mi ricordo le prodezze di Kakà nelle semifinali del Milan contro il Manchester United, il gol di Maicon nella semifinale dell’Inter contro il Barcellona, il gol di Cavani a Manchester, il gol di Higuain contro il Frosinone o il gol di Del Piero contro il Real Madrid. Mi ricordo anche il coro di You’ll never walk alone all’Anfield di Liverpool, avevo il groppo in gola e non riuscivo più a parlare… Anche a Brasile-Cile ai Mondiali del 2014, al momento degli inni, ero commosso… Sono emozioni bellissime. Nell’atletica, invece, mi ricordo un meeting a Bruxelles dove ci furono tre record del mondo e due record europei ed ero in estasi!
Un telecronista dovrebbe dire pubblicamente per quale squadra fa il tifo o rischia di perdere credibilità?
Secondo me, non c’è niente di male. L’Italia, però, è molto particolare. Io non ho questi problemi: io sono stratifoso di una squadra che non ha mai fatto la Serie A e che sono 27 anni che non fa nemmeno la Serie B ossia la Sambenedettese. Perciò, io problemi zero. Conosco, però, le fedi calcistiche dei miei colleghi e conosco la loro professionalità, posso garantire che, durante la telecronaca, si scordano della squadra per la quale tifano. Non lo dicono perché in Italia c’è quasi un po’ di paranoia. Per me, il problema non si pone.
C’è una collega della concorrenza che porteresti volentieri a Sky?
Sono molti i colleghi che stimo e che apprezzo. Però, dirtene uno in particolare… Di bravi, ce ne sono sia a Rai che a Mediaset.
Qual è la tua opinione riguardo quei programmi che mescolano calcio e intrattenimento?
Io credo che se un programma di questo tipo è fatto bene, può essere gradevole. Alleggerire fa bene. Credo che il calcio sia importante in Italia, credo che vada affrontato molto seriamente, con professionalità e con accortezza, soprattutto per non suscitare il risentimento dei tifosi, ma sdrammatizzare un po’ fa bene. Un po’ di leggerezza ci vuole anche perché ci sono cose più importanti. Apprezzo molto il modo di sdrammatizzare e di ironizzare di Calciomercato – L’originale. Conosco meno, invece, Tiki Taka.
In caso di eliminazione prematura dell’Italia, una redazione come reagisce? Avverte più responsabilità?
Non te lo so dire. Nel 2010 e nel 2014, quando l’Italia fu eliminata, io non ho seguito la nazionale. Ero su altre partite. Per me, personalmente, non cambierebbe nulla. Le mie partite restano quelle. Per chi guida la macchina organizzativa, è ovvio che cambia moltissimo. L’Italia è il faro di tutto l’evento, di tutta la programmazione. Nel momento in cui l’Italia viene eliminata, devi reinventarti tutto.
Per quanto riguarda il tuo futuro, hai un progetto extracalcistico o addirittura extrasportivo?
Ho un paio di progetti che mi intrigano molto. Non tornerò alla politica estera: dopo tanti anni di giornalismo sportivo, non avrei la credibilità anche se sarei all’altezza del compito. Tutti mi identificano con il calcio, quindi, è giusto proseguire con il calcio.
Terminiamo con un pronostico per l’Europeo?
Essendo un campionato di un mese, conta quello che fai in un mese, quindi, mi fido di Antonio Conte che è un grande allenatore, un grande preparatore atletico, uno che sa caricare i giocatori.