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Giornalista e autore televisivo, Andrea Salerno è attualmente direttore editoriale della Fandango, ma con un passato in Rai, prima come assistente del Presidente Enzo Siciliano e poi dirigente di Rai3 dal 1998 al 2007 (è stato recentemente anche fra i papabili direttori di Rai3). Suoi molti programmi Rai fra i quali citiamo Per un pugno di libri, L’ottavo nano, Il caso Scrafoglia, Non c’è problema, La Superstoria, Raiot, Parla con me e Gazebo. E’ proprio lui, Andrea Salerno oggi ospite e padrone di casa a TvBlog nello spazio di “Fuori gli Autori II“.
Bignami di Superstoria per TVBlog, dalle origini ai social network in sei gradi di separazione
Io guardo, tu guardi, egli guarda, noi guardiamo, voi guardate, essi imparano. Se il mezzo è il messaggio, all’inizio il mezzo s’era pensato professore. A un paese di ripetenti usciti a scarpe rotte da guerre e camicie nere serviva il bianco grembiule della conoscenza. Se è difficile spiegare ai giovani d’oggi che una volta gli schermi non erano piatti e che per cambiare canale bisognava alzarsi dal divano, è altrettanto complicato immaginare che con la tv ci si potesse diplomare senza partecipare ad un talent show. 7X8? 54. Sei fuori!
“Signore e signori, buonasera, sul primo e unico canale che abbiamo i programmi cominciano verso le 17 e finiscono subito dopo il film. Non avete alternative, siamo noi l’alternativa. Qui c’è tutto, tg, rivista, cultura e intrattenimento. Un’unica avvertenza: i contenuti devono essere contenuti, molto contenuti”.
Mazzini era uno statista, Asiago un formaggio, Teulada un promontorio. In breve tempo divennero sinonimi di televisione. Viale Mazzini, via Asiago e via Teulada: in una parola, la Rai. Vizi e virtù italiane ci si specchiano dentro e non si trovano per niente male. Nasce così la più grande azienda culturale di un piccolo paese ignorante. La politica ancora non ha capito che l’importante di quella scatola non è il fuori in bachelite, ma starci dentro in carne e ossa.
Al contadino non far sapere quanto è buono Goldoni con le pere. L’autore di questo simpatico gioco di parole sparì nel nulla poco dopo aver pronunciato la terribile frase. Tv maoista? Tv cattolica? Tv pedagogica? Ognuno trovi la definizione che preferisce. L’obiettivo era uno: fare programmi per tutti e comprensibili da tutti. Insomma, fare una media tra alto e basso. Il risultato da quel giorno si chiamò mass media.
Formare, insegnare, preparare. Sessant’anni prima dell’era dei tutorial su youtube la Tv voleva insegnare tutto: italiano, francese, pedagogia, geografia, educazione fisica e tecnica. Ma la materia che piacque di più agli italiani non era nel programma, era in tutti i programmi: era la televisione stessa. Le origini della specie erano cominciate.
Una volta l’onda viaggiava in televisione, oggi si è spostata sui social network. Perso il tubo catodico, la radio con le immagini ha perso anche la sua centralità. Per capire la società non bisogna più stare attaccati al piccolo schermo ma leggere su Facebook, Twitter e chi più né ha più né metta, quello che scrivono gli utenti mentre stanno attaccati al piccolo schermo. Dov’è la differenza? Diciamo che ci si attacca in maniera diversa.
Andrea Salerno
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