Andrea Scanzi a Blogo: “Su La7 parlo di Futbol con l’ironia di Arbore e senza le risse di Tiki Taka. Sì, sono vanesio, tuttologo e tifoso, ma credibile”
Il giornalista del Fatto Quotidiano debutta alla conduzione (a Reputescion si limitava alle interviste) di un programma di seconda serata sul calcio: “Cairo ci crede molto, gli sono debitore”
Debutta stasera su La7 alle 23.10 Futbol, programma che mira a parlare di calcio senza prendersi troppo sul serio. Alla conduzione Andrea Scanzi. Blogo ha intervistato il giornalista del Fatto Quotidiano, che nella trasmissione sarà affiancato da Alessia Reato (ex velina ed ex Isola dei famosi) e dal calciomercatista Pasquale Campopiano. Nel corso delle sette puntate previste (fino a martedì 23 agosto) si alterneranno in studio ospiti come Carlo Freccero, lo scrittore Michele Dalai, l’ex allenatore Corrado Orrico e Luigi Garlando, firma della Gazzetta dello Sport.
Cosa vedremo a Futbol?
Vedrete una diretta di 90 minuti su La7, un canale che da qualche anno non si occupava di calcio e che non faceva seconde serate in diretta così lunghe. La rete ci crede molto. Sono molto contento che Salini (il direttore di rete, Ndr) e Cairo me lo abbiano chiesto: l’estate è il momento giusto per divertirsi e provare cose inedite.
Vedrete un programma dedicato al calcio: in ogni puntata ci sarà una intervista one to one (nella prima a Gianni Rivera, stella del Milan di Nereo Rocco nonché primo Pallone d’Oro italiano nel 1969, Ndr), cioè una sorta di momento Reputescion, un monologo di 5-6-7 minuti alla fine (nella prima puntata sugli Europei 2016, Ndr) e nel mezzo momenti di discussioni con almeno 4 ospiti a rotazione. Le presenze fisse del cast siamo io, il calciomercatista Pasquale Campopiano in collegamento da Roma – comparirà in uno ledwall gigantesco, lo studio è pazzesco, con il pubblico, come quello di Crozza, 11 murales di giocatori del passato – e Alessia Reato. Mi piacerebbe ci fosse una dimensione ludica, ironica. Oltre all’attualità e alla componente narrativa, ci sarà molta ironia. Rubriche e momenti di cazzeggio che stimolino la memoria e il dibattito. Ci sarà, per esempio, la classifica alle 5 sbroccate più grandi degli allenatori in conferenza stampa. Poi si torna in studio divertendoci a commentarle con gli ospiti. Ecco, mi piacerebbe che Futbol avesse tre componenti: di attualità – non vogliamo fare una cosa di nicchia – narrativa – io racconterò delle storie – e ironica. Se sei a casa a mezzanotte puoi sapere se Higuain resta al Napoli magari facendoti due risate. Se qualcuno vedendoci avrà una qualche eco di Renzo Arbore, di Quelli della notte, della Gialappa’s Band… io sono contento. Io – come gli altri due autori Fabio Migliorati e Matteo Corfiati – sono cresciuto con quei programmi lì.
Cosa – di ciò che siamo abituati a vedere nelle trasmissioni sul calcio – non vedremo assolutamente a Futbol?
Premessa: ho lavorato come ospite sia a Tiki Taka sia al Processo del lunedì. Quindi non faccio Futbol dicendo che sono più bravo di Pardo e Varriale. Loro sono molti bravi e sono miei amici. Loro però sono diversi: sono giornalisti sportivi tout court bravissimi a fare l’attualità e basta (Pardo anche con un briciolo di cazzeggio). Loro sono più ancorati all’attualità, io invece posso svicolare dal calciomercato, posso fare più ironia e scherzare. Quello che non ci sarà? Non mi piace la rissa, non mi piace il pollaio. Fa ridere che io lo dica visto che spesso litigo quando parlo di politica in tv, ma mi permetto di dire che il litigio a Otto e mezzo è un litigio di qualità. Tiki Taka è un contenitore dove deliberatamente si cerca lo scontro: chiami Liguori perché prima o poi scazzerà con Mughini. Ripeto, Pierluigi mi piace, è bravo, c’ero alla prima puntata di Tiki Taka, però quella cosa lì, per quanto loro la facciano bene, non ci sarà a Futbol. Non me ne frega niente di fare il pollaio: sicuramente Orrico si beccherà con Freccero perché sono due simpatici cazzari di enorme talento. Però mi piacerebbe che la dimensione rimanesse del tipo ‘si litiga, ma in fondo è soltanto calcio’. Non vorrei che ci fossero momenti in cui uno si scalda dicendo ‘La Juventus ruba’, ‘quell’arbitro è un ladro’, ‘ti devi vergognare’. Il litigio alto con la componente un po’ da curva non fa parte del mio mondo.
Monologhi. Il modello è Federico Buffa?
No. Federico è molto bravo, mi diverte. Io però faccio monologhi in teatro da 6 anni, prima di lui. Parlo di letteratura sportiva da 15 anni, prima di lui. Siamo molto diversi. A entrambi piacciono le storie, la contaminazione, ma siamo diversi. Non sto minimamente dicendo che sono meglio o peggio, ma è un po’ come negli anni Sessanta quando si doveva decidere se preferire i Beatles o i Rolling Stones. Da amante della musica credo si possano sentire tanto i Beatles quanto gli Stones. Non è che se fai un monologo assomigli ad uno o ad un altro che fa monologhi. Sono due narrazione diverse. Lo vedrete. Io divago di più, passo dall’alto al basso, dall’ironia al romantico, mentre trovo che la narrazione di Federico sia lineare, più tecnica, una narrazione che presuppone i 20-30 minuti. La mia narrazione passa dalla citazione musicale a quella di un film, da quella di un cartone animato a quella di una partita epocale. Tutto è condensato in 5-6 minuti, se ogni tanto ci si fa qualche risata, anche dentro il monologo, va bene. Sicuramente tutti mi paragoneranno a Buffa, perché calcisticamente è più famoso di me nel monologo, ma – fermo restando che lui è un fenomeno – credo che siamo diversi.
Alessia Reato è nel cast perché fare un programma sul calcio è impossibile senza una bella ragazza?
Effettivamente nella grammatica del programma calcistico si presuppone che oltre al pallone ci sia la bella ragazza. E in effetti questo accade praticamente in ogni programma. Noi potevamo fare una cosa che non presupponesse la presenza di una bella ragazza, ma non lo abbiamo voluto fare. Non è una concessione al format. Semplicemente a me, agli autori e alla rete piaceva avere affianco una bella ragazza – smisuratamente bella – che fosse adatta a questo progetto. Alessia è una che da stasera deve prendermi in giro, deve scherzare, deve prendere in giro il mondo del calcio, deve ironizzare, si deve divertire. È quello che dico ogni volta che ci vediamo negli studi: non deve concepire il programma come un momento liturgico, sacro; stasera dobbiamo divertirci e divertire il pubblico. Se mi prende in giro mi fa soltanto bene, così mi fa abbassare la cresta. Alessia non la conoscevo, sapevo chi fosse e quanto fosse bella. Più la conosco e più mi rendo conto che sia la persona giusta: è ironica, è divertente, non se la tira per niente, è simpatica, è una che studia. Se non sa una cosa ci lavora tutta la notte e la mattina viene col suo quadernino con gli appunti. Il clima generale di Futbol è strepitoso, la redazione è meravigliosa, gli autori sono divertenti, la rete al momento ci sta assecondando su tutto.
Insomma, la Reato non sarà la classica valletta…
No, non so se definirla co-conduttrice. Di sicuro non voglio che stia lì come un palo della luce e ogni tanto lanci un servizio. È una componente che trovo svilente per la donna e per gli spettatori.
Tifi Milan. Cosa risponderai ai tifosi delle altre squadre che ti accuseranno di essere di parte?
Succederà. Succede già adesso. Tutti i conduttori televisivi sportivi sono tifosi. La differenza è che io lo dico, gli altri no. L’altra differenza è che io sono il primo a prendermi in giro per essere milanista. E sono il primo a prendere in giro il Milan. Il fatto che io sia milanista non vuol dire che parlerò solo e bene di Milan. Anzi, spesso lo prenderò in giro proprio perché esigente. Alessia è interista, tra gli ospiti ci saranno tifosi di tutti i tipi. È una critica un po’ debole perché io stasera a Futbol non vado a fare l’arbitro, ma mi metto in gioco. Non mi presento dicendo che sono imparziale. Io sono milanista perché ho amato Marco Van Basten, ma il mio essere milanista non mi impedirà di parlare bene delle altre squadre che lo meriteranno. Anzi, trovo che nello spirito ironico-cazzaro di Futbol sapere che io sia milanista e che mi prendo in giro per il mio milanismo sia una componente positiva. Ripeto: non c’è nessun conduttore o telecronista che non sia tifoso. Qualcuno non lo dice, io sì, perché non c’è niente di cui vergognarsi.
Futbol potrebbe essere proposto anche durante la stagione calcistica o è un esperimento limitato all’estate?
Al momento è un esperimento limitato all’estate. Da settembre – tengo a ribadirlo, perché sui social vedo che scrivono che mi hanno fatto fuori dalla politica – ricomincerò ad andare a Otto e mezzo, e non solo. In questi due mesi valuteremo tante cose. Valuteremo come è andata, non soltanto dal punto di vista degli ascolti. È chiaro che La7 d’estate non ha mai parlato di calcio, non ci aspettiamo di fare chissà quali cose. Valuteremo se ci siamo divertiti, se è piaciuto alla rete. Poi, probabilmente ci rivedremo – ormai mi sento uno di casa a La7 – e valuteremo se andare avanti. Se anche lo facessimo non sarebbe subito a settembre, ma magari da dicembre o gennaio.
L’ultima puntata andrà in onda dopo la prima giornata di Serie A, martedì 23 agosto. Sarà l’occasione per sperimentare un Futbol più aderente al calcio giocato o rimarrete fedeli al format?
Sicuramente sarà una puntata in cui l’attualità sarà legata alla prima giornata di campionato. Teoricamente potrà essere la puntata più simile a quello che potrebbe essere Futbol a dicembre. Ma è prematuro parlarne. Io non so neanche quanto mi divertirò e se sarò bravo. A parte Reputescion, non ho condotto niente. Magari Cairo mi vede e mi dice che sono un incapace assoluto. Tutto può essere.
Condurrai Le Invasioni Barbariche nella prossima stagione?
Ho letto che sarei stato tra i papabili. Vedo da parte della rete una stima nei miei confronti totale; questo mi lusinga, ma nessuno mi ha mai proposto concretamente di fare Le invasioni. C’è l’idea che io faccia parte stabilmente, non solo come ospite, ma anche come conduttore della rete. A me fare le interviste diverte da morire, ma Le invasioni non me le hanno mai proposte.
Una ottima lettrice. pic.twitter.com/ieAI9REVvE
— Luca Bizzarri (@LucaBizzarri) 16 giugno 2016
Tra le critiche che ti vengono rivolte c’è quella di essere vanesio e narcisista. Su Facebook un donna ti ha accusato di essere “saccentone”. Hai risposto “lo sono molto”. Ad un altro utente, a proposito del tuo pronostico sull’Italia agli Europei, hai risposto così: “Ho preso tutto come sempre (…) È sconcertante come le prenda tutte. Fenomeno”. In un altro caso: “Non sto sul caxxo a tutti. Sto sul cazzo a coloro a cui voglio stare sul caxxo”. Ed ancora, in risposta ai complimenti di una lettrice: “La forza dei miei pezzi sta anzitutto nella forma, nel ritmo, nella musicalità della scrittura”. Quanto c’è di sincero e quanto di costruito in queste tue risposte ad effetto?
È totalmente ironico. Da dicembre 2015 su Facebook ho annunciato che da quel momento in poi avrei risposto ai commenti. Avrei risposto alla sborona, un po’ come Clint Eastwood fa nei film, un po’ come faceva Muhammad Ali nelle conferenze stampa. A me piacciono tantissimo gli sbruffoni. Mi diverte come forma di scrittura. È un gioco che faccio sempre con mio padre su chi è più narciso dell’altro. Dico una cosa e lui risponde ‘sì, lo so, tanto io non sbaglio dal ’57’. È un gioco, perché secondo me la pagina Facebook è una comunità. Chi viene a leggermi automaticamente ride e dice ‘guarda questo bischero’. Poi, è chiaro che se – come è stato fatto – estrapoli una frase e la butti là così è chiaro che uno pensa che Scanzi è scemo. In realtà la lettrice aveva anche scritto ‘Scanzi è un Mozart maturo’. Ora, io figurati se penso di essere un Mozart maturo, io penso di essere Scanzi e neanche maturo. Semplicemente mi diverte scherzare. È un gioco: se poi qualcuno, come Luca Bizzarri, la prende come una cosa seria ed è convinto che io sia serio nel definirmi un Mozart maturo che scrive da Dio è un problema suo. Cito Bizzarri, ma potrei citarne mille, da Cruciani in poi. La differenza tra me e Bizzarri, tra me e Cruciani, tra me e il 99% del mio mondo lavorativo è che io ammetto le mie debolezze e ci scherzo sopra. Sono narciso? Sì. Sono vanesio? Sì. Ma non lo sono soltanto io. Se non fossi vanesio non farei televisione. Se non fossi narciso non avrei una pagina Facebook. Tutti lo siamo in questo mondo. C’è chi lo è e ci ride sopra, chi lo è e fa finta di non esserlo. Io penso di essere narciso 6, vanesio 7, permaloso 10. Credo che la maggior parte dei miei colleghi siano narcisi, vanesi, presuntuosi e permalosi 10 e spesso se lo possono permettere meno di me.
Scrivi di politica, calcio, cinema, tv, cani e musica. Fai teatro e televisione. Ti accusano di essere un tuttologo e, se ho capito bene, tu lo rivendichi.
Sì. Questa cosa del tuttologo mi fa molto ridere. Sono uno che, se appassionato da una cosa, la studia e a quel punto si presenta agli occhi dello spettatore o del lettore. Se quando scrivo di tennis ho un record di accessi o di commenti evidentemente significa che il pubblico mi ritiene credibile. Se succede lo stesso con il calcio evidentemente il pubblico mi reputa credibile. Se ho fatto due libri sul vino per Mondadori e sono stati due best seller nel 2007 e nel 2010 forse è perché son credibile. Se mi chiamano tutti i talk politici e spesso faccio anche ottimi ascolti – altrimenti non mi chiamerebbero – forse è perché il pubblico mi ritiene credibile. Magari antipatico, ma credibile. Il problema non è parlare di tutto – se io fossi uno specialista mi romperei le palle da morire, chi mi chiede di parlare solo di politica mi odia, mi vuole male, se parlassi solo di politica mi ammezzerei – non è l’eclettismo, come preferisco chiamarlo io. Ma la competenza. Non mi sentirai mai parlare di economia, di badminton o di finanza perché non ne so una mazza. Aggiungo che la cosa buffa è che la televisione mi ha reso famoso come politologo più o meno polemista, ma io da giornalista ho iniziato parlando di musica. Il mio primo libro è l’autobiografia di Roberto Baggio. Se poi sono credibile su sei, sette argomenti… vuol dire che un po’ ci capisco, altrimenti mi darebbero dello stupido. Io mi annoierei tanto se parlassi di una sola cosa. Sono fatto così, sono curioso, sono uno che studia, che legge. Anche tu, non credo che tu faccia solo una cosa nella vita! Io cerco di raccontare le mie passioni e le cose che conosco, se ho un pubblico che mi segue ben venga. Però, guarda, la critica sulla tuttologia è quella che mi tocca di meno.
Escludendo Reputescion, andato in onda su La3, è la tua prima volta da conduttore, anche se ti eri già cimentato nella conduzione di una trasmissione di calcio nel 2000 e nel 2001 su Teletruria…
E uno dei redattori che ho voluto a Futbol, Andrea Avato, è un collega che avevo proprio ai tempi di Teletruria. A quei tempi c’era anche Sara Benci, oggi volto Sky. Fu un programma che ha portato fortuna a tutti.
Ecco, dopo tanti anni di ospitate nei talk, come si impara a condurre un programma tv?
Non lo so come si impara. Credo ci sia una attitudine, cioè una naturalezza davanti alla telecamera. Lo capisci subito se uno è a suo agio davanti alla telecamera, già dalle prove. Evidentemente, anche grazie al mio narcisismo, io mi diverto molto. Davanti alla telecamera e a teatro. Anche se non sembra, io sono uno che può avere una componente di timidezza, ma non ce l’ho per niente quando salgo sul palcoscenico o quando ho una telecamera accesa davanti. Credo che mi abbia aiutato il teatro: ho fatto 250 repliche in 4 anni. Ti garantisco che quando fai così tante date davanti a 500, 1000 persone, la televisione diventa la cosa più facile da fare. Nel confronto la fai davvero con le mani in tasca. È verosimile che io alla settima puntata di Futbol sarò più credibile rispetto alla prima. Un conto è fare l’intervista, un conto è gestire un talk. È tutto da vedere se sarò bravo a farlo. Una componente importante è che ci sia una rete che ti dia la possibilità di sbagliare e di crescere. A Salini e Cairo sono molto debitore, perché Futbol è stata una idea loro, me l’hanno proposta due mesi fa. Mi hanno detto ‘vogliamo te’. E io, onorato, ho risposto: ‘Ok, proviamoci’.
Non sei mai stato invitato a Ballarò nell’era Floris. Poi quando lui è passato a La7 hai partecipato come ospite ad alcune puntate di DiMartedì. Avete fatto pace, c’era un precedente o cosa?
Non c’è stato nessun precedente. Ho un ottimo rapporto con Giovanni. Non ne ho mai parlato con lui, ma credo di sbagliarmi di poco a risponderti così: quando lui conduceva Ballarò a Raitre – e faceva ascolti monstre perché era ed è molto bravo – non c’era praticamente mai nessuno del Fatto Quotidiano. Credo che lui, soprattutto ai tempi del Pd bersaniano, non avesse una grande stima nei nostri confronti, magari aveva litigato con Marco Travaglio, non lo so, magari mi vedeva come la brutta copia di Travaglio. Non c’è mai stato nessun litigio, ma nemmeno un contatto. Il momento decisivo per la nascita del nostro bel rapporto è stato quando lui sostituì Lilli Gruber a Otto e mezzo. Io ero fisso lì, due-tre volte al mese ci vado sempre. Non mi chiamò, così pensai dentro di me ‘gli sto sulle palle’. Cosa legittima, per carità, non sei obbligato a chiamare Scanzi in tv. Poi succede che una volta mi chiama, ero in collegamento da Firenze. Ricordo che durante la puntata Giovanni, ad un certo punto, guardandomi fece un sorriso come per dire ‘però, mica è scemo questo qui’. Credo che in redazione abbia detto una cosa tipo ‘caxxo, figo, però, questo Scanzi in televisione, bravo, divertente’. Da allora – 2 anni fa – abbiamo un ottimo rapporto. Spesso mi invita. E mi è pure piaciuto molto il suo ultimo libro, un romanzo molto divertente.
Filippo Facci, dopo un tuo pezzo molto critico nei confronti di Cruciani a La Zanzara, scrisse: “Ieri Scanzi ha scritto un articolo contro Cruciani e la sua trasmissione «La zanzara». L’ha scritto soltanto ora perché prima avevano lo stesso agente (quel genere di agente che procura le ospitate a pagamento ai giornalisti) ma ora Cruciani ha salutato l’agente, quindi via libera”. Il riferimento è all’agenzia Vis Verbi. Cosa c’è di vero?
Io ho sempre scritto quello che mi pare; Barbara Castorina, la mia agente, non si è mai neanche lontanamente permessa di dirmi cosa scrivere o cosa non scrivere. Se lo facesse la manderei affancul0 dopo tre secondi. Quell’articolo lo scrissi in quei giorni lì perché viaggiavo molto per il teatro e mi capitò di ascoltare cinque, sei puntate de La Zanzara. Mi resi conto che Cruciani – molto bravo – stava diventando la caricatura, la parodia di se stesso. Quell’articolo aveva anche note positive, perché Cruciani è bravissimo a fare radio. Dissi a Marco Travaglio la mia idea e il pezzo finì in prima pagina. Aggiungo due cose: quello di Facci è il tipico articolo scritto su commissione. Lo scrisse su commissione da parte di Giuseppe. Conteneva cose che soltanto Cruciani poteva sapere. Quella fu la risposta di Giuseppe che non volle rispondermi personalmente e mandò avanti Facci. Se Facci è diventato una sorta di giannizzero di Cruciani complimenti a lui per l’evoluzione della carriera. Voglio dirti un’altra cosa: il fastidio nei confronti di Giuseppe che emergeva dal mio articolo e che è emerso ancora di più col passare del tempo è legato alla sua faida, battaglia ridicola contro i vegani. Essendo io vegetariano ed amando molto gli animali io mi incazzo molto quando uno fa il simpatico prendendo in giro chi ama gli animali. Non sto esaltando il mondo vegano, che è pieno di sciroccati. Però il motivo principale di quel pezzo – oltre al fatto che Giuseppe stava diventando la parodia di se stesso – era la sua aggressività nei confronti dei vegetariani e dei vegani. Questo suo vantarsi di mangiare il coniglio, questo suo portare conigli morti in redazione, questo sfottere chiunque ami il mondo animale. Io vivo con due cani, sono vegetariano, son contento così, se mi prendi per il cul0, ad un certo punto ti mando a quel paese. Una volta scrissi su Facebook un post su Cruciani, lui lo lesse in diretta ed ebbe una reazione che mi divertì molto: sbroccò totalmente, mi insultò, ‘sei un cretino, sei un pazzo’. Evidentemente lo avevo colpito nel vivo. Io so benissimo dove colpire Giuseppe. Perché lo conosco e ha gli stessi miei punti deboli, amplificati. Su Filippo Facci aggiungo che quando ci vediamo, in realtà, non riusciamo a litigare; entrambi ci divertiamo a provocare, ma Filippo nella vita reale è molto più simpatico di quanto non sembri. Una volta disse ‘non dovevo conoscere Scanzi perché quando l’ho conosciuto mi sono reso conto che è un bravo ragazzo’. Mi sfotte, mi attacca, fa parte del gioco. Ma non immaginare che se ci vediamo ci prendiamo a coltellate. Fa parte della dialettica, si prendono e si danno. Io critico Facci, Facci fa benissimo a criticare me.