Lorenzo Balducci a Blogo: “Il coming out? Un gesto liberatorio che farei altre mille volte”
Lorenzo Balducci si racconta tra professione e vita privata: leggi le parole dell’attore a Blogo.it
Lorenzo Balducci è il protagonista dell’appuntamento con la nostra rubrica dedicata ai personaggi celebri Lgbt o gayfriendly. E’ l’occasione per conoscere meglio, più a fondo, anche la persona, tra riflessioni e ricordi privati. Lorenzo ha debuttato al cinema con il film I cavalieri che fecero l’impresa nel 2001 e, sul piccolo schermo, recentemente, ha fatto parte del cast della serie tv Solo per amore (della quale è stata girata anche una seconda stagione, in onda prossimamente).
Nel 2012 è stato tra i protagonisti del film di tematica gay “Good as you” e, in quel periodo, scelse di fare coming out e di raccontarsi a Repubblica, per la prima volta. Una scelta -quella di condividere la propria sfera personale- non così scontata, in Italia. Abbiamo voluto parlare con Lorenzo e farci raccontare i suoi impegni professionali, alcuni suoi ricordi del passato e riflettere sulla rappresentazione, in tv, del mondo Lgbt.
Ciao Lorenzo, prima domanda: Come stai?
Ciao Alberto, sto bene, grazie. Mi godo gli ultimi giorni di vacanza prima di partire per Madrid. Passerò i prossimi due mesi e mezzo lì per cercare lavoro. Come attore, si spera (sorride)
Spulciando su Facebook, leggo che sei impegnato nelle riprese di un film, ci puoi anticipare o raccontare qualcosa?
Ho finito da poco le riprese del nuovo film di Carlo Vanzina, “Non si ruba in casa dei ladri”, con Vincenzo Salemme e Massimo Ghini. E’ un piccolo ruolo, comico finalmente. Di solito interpreto ruoli drammatici. E’ il mio karma che mi porta verso il dramma.
Oltre alla recitazione, come tutti gli attori o i personaggi tv, viene seguita dalla stampa anche la vita privata. Nel 2012, hai voluto fare coming out e dichiarare di essere gay. Come è nata questa scelta?
Nel 2012 uscì una commedia per il cinema a tematica gay, “Good as you” di Mariano Lamberti. Quando si trattò di rilasciare interviste per il film pensai che fosse giusto essere sincero, trasparente, senza cercare di evitare domande sulla mia vita privata. Sapevo che ci sarebbero state, ma io sentivo d’essere pronto. Fu il mio ragazzo, all’epoca, a darmi coraggio, dicendomi che non avevo nulla di cui avere paura. E aveva ragione. Io avevo dichiarato la mia omosessualità ai miei genitori moltissimi anni prima, a 21 anni. Il tempo delle inquietudini, del timore di non essere accettato era ormai lontano. E’ stato un gesto liberatorio molto importante e forte. Che rifarei altre mille volte.
Si parla spesso di una sorta di discriminazione verso chi fa coming out (un esempio dall’estero è di Rupert Everett che si è quasi pentito di aver raccontato di sè). Tu hai avuto timore sotto questo punto di vista? Ci sono stati casi spiacevoli, in seguito a questa tua intervista?
Non saprei dirti con esattezza. Non so per certo se qualcuno ha detto, ha giudicato, ha cercato di escludermi a priori per questo motivo. Posso dirti che dopo il coming out io ho continuato a fare provini per ruoli eterossuali. In alcuni casi non è andata bene, in altri si. Se vivessi un episodio spiacevole sul lavoro legato al mio orientamento sessuale ne soffrirei, chiaramente. Ma andrei avanti per la mia strada.
In Italia sono state approvate, finalmente, le unioni civili ma non la stepchild adoption, che ne pensi? In futuro pensi di volerti sposare?
E’ passato un po’ di tempo ormai dall’approvazione delle unioni civili, ma la rabbia che provo è ancora grande. Vedere una legge approvata solo in parte mi provoca un senso di frustrazione enorme. Soprattutto se penso al lavoro straordinario che ha fatto e che continua a fare Monica Cirinnà per la nostra comunità. E’ una grande donna e so che un giorno la legge sarà completa. La step child adoption è un diritto di tutte le coppie omossessuali con figli. Perchè continuare a negare il progresso quando gran parte del resto del mondo vive secondo delle regole dettate dall’amore? Le famiglie gay sono una realtà da anni in Italia, grazie alle famiglie Arcobaleno. Le cose cambieranno, inevitabilmente. Ma molto lentamente, purtroppo. Tipico del nostro Paese.
Parliamo di un tema delicato: omofobia, in diversi casi legata anche al bullismo. Purtroppo sono spesso presenti casi di violenza o offese, anche verso i più giovani. Ti è mai capito in passato?
Tanti anni fa ero nei pressi di Villa Celimontana a Roma, con un ragazzo, e dei ragazzi in macchina che passavano di lì urlarono “froci” perchè ci videro mano nella mano. E proseguirono. Quella è stata la prima e ultima volta in cui ho ricevuto un insulto omofobo. Posso ritenermi fortunato, considerando i fatti di cronaca che sono costretto a leggere troppo spesso ormai. E se succedesse a me un giorno? Mi chiedo. Se avessi la possibilità di reagire risponderei con la stessa violenza. Forse non dovrei dirlo, nè farlo. Ma è così. Perchè la rabbia e il dolore che provo sono davvero grandi.
Credi che il cinema e la televisione stiano finalmente aprendosi a raccontare il mondo Lgbt senza luoghi comuni e con la maggiore quotidianità che merita?
In Italia non ancora. Sicuramente le cose sono migliorate negli ultimi anni. I personaggi Lgbt sono molto più frequenti nelle produzioni cinematografiche e televisive. Ma c’è ancora, in molti casi, un certo pudore e timore nel raccontare la realtà gay. Sicuramente il cinema Italiano si è liberato di molti luoghi comuni ma la tv ha bisogno di rompere ulteriori barriere. Basti dare un’occhiata alle produzioni americane degli ultimi anni. “Six feet under” “Queer as Folk” ” Glee” “The normal heart” “Looking” sono esempi di una televisione che non conosce filtri, che non deve proteggere o rassicurare il pubblico, semplicemente lo sensibilizza e lo educa alla libertà ed al rispetto, nella vita quanto nell’arte.
A settembre arriva il trono gay a Uomini e donne. Non so se sei fidanzato in questo momento ma, se fossi libero, parteciperesti? Pensi che sia un passo importante?
No, non sono fidanzato. Ma non credo che parteciperei mai al trono gay. Non mi piace stare davanti alla macchina da presa in qualità di Lorenzo. Mi imbarazza molto. E poi cercare il fidanzato in tv..no, non ce la posso fare.
Se ci leggesse un ragazzo giovane che sta ammettendo a se stesso di essere omosessuale e ha paura di parlarne, che consiglio gli daresti? Credi che il coming out sia necessario o che si possa vivere una vita serena anche mantenendo questo proprio lato personale “segreto” o “privato”?
Mi è capitato di parlare, anche recentemente, con ragazzi di 20 anni incapaci di accettarsi. E malgado anche io ci sia passato, rimango comunque sorpreso, perchè non posso credere che per alcuni di loro non esista la speranza di una vita migliore. Quello che mi sento di dire a questi ragazzi è che il coming out è un momento di crescita personale importantissimo, necessario a mio avviso, che renderà la loro vita straordinaria, autentica. In ogni caso. Vivere nascosti è l’errore più grande. A volte si ha paura di perdere l’amore della propria famiglia, degli amici. Posso capirlo. Ma resta per me una scusa dietro cui nascondersi.
In questo periodo stanno avendo molto successo le app per incontri, da Tinder a Grindr. Le hai mai usate? Ti incuriosiscono?
Si, le conosco e le uso. Si, mi incuriosiscono. E chiaramente possono anche creare dipendenza. A volte perdiamo troppo tempo a cazzeggiare su Grinder, Scruff… a me succede. Spesso riempie dei vuoti di tempo che potremmo colmare facendo altro. A volte mi è capitato di disinstallarle, per qualche mese, per fare altro, appunto. E devo dire che funziona.
Parliamo dei tuoi imminenti progetti. Arriverà la seconda serie di Solo per amore, sarai anche nel cast? Sai quando andrà in onda, ci puoi dare qualche piccola anticipazione?
Si, sono molto contento all’idea di tornare nella seconda serie de Solo per amore. Abbiamo finito le riprese ad Aprile, credo che la messa in onda sarà verso fine anno. In questa seconda stagione il mio personaggio, Claudio, dovrà cercare in tutti i modi di salvare il suo rapporto con la sua ragazza, Arianna. Perchè qualcuno cercherà di portargliela via.
Ti ringrazio per la disponibilità e concludo con una mia domanda di rito: c’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti aggiungere?
Grazie a te. Credo di aver detto tutto, almeno per oggi. Concludo, senza un reale motivo, con la frase che chiude la quinta ed ultima stagione di una delle mie serie preferite, “Six feet under” :
“You can’t take a picture of this. It’s already gone.”