Cultura in tv, Gloria Giorgianni a Blogo: “Le Donne di Rai1 forti del racconto di Camilleri. Ora punto su Carofiglio”
Gloria Giorgianni, CEO e Founder Anele, svela a Blogo il futuro delle Donne di Rai1. E ricorda i suoi inizi in Sms amiche per caso
Chiude in bellezza la rubrica estiva di Blogo che ha visto stimati addetti ai lavori – dal Direttore di Laeffe Riccardo Chiattelli al conduttore “teatrale” Pino Strabioli, passando per lo storico analista televisivo Sebastiano Pucciarelli e la giornalista scientifica Silvia Bencivelli – interrogarsi con noi sullo stato di salute della Cultura in tv. Protagonista dell’ultima puntata – ma soltanto di un primo ciclo di interviste – è una giovane produttrice che, proprio in questi giorni, sta raccogliendo i frutti di una scommessa vinta.
Stiamo parlando di Gloria Giorgianni, fondatrice di una start up indipendente, Anele, che realizza videproduzioni attente ai nuovi linguaggi e ai giovani (la sua webserie, Under, ha riportato più di dieci milioni di visualizzazioni e svariati premi). Alle spalle ha una lunga e prestigiosa gavetta in Palomar, in cui ha lavorato al fianco di un gigante come Carlo Degli Esposti, e una tradizione familiare illustre in quanto nipote di Elvira Sellerio, storica editrice dei romanzi del Commissario Montalbano.
In piena continuità con questo ricco percorso professionale, a metà tra il peso della cultura e la voglia di innovazione, sta andando in onda su Rai1 il suo ultimo esperimento in collaborazione con Rai Fiction. Quello più ambizioso: Donne, la serie di corti tratta dai racconti di Camilleri e promossa nell’ambito access quotidiano dell’ammiraglia Rai. Il suo successo è stato tanto strabordante quanto, forse, inatteso: la prima puntata di martedì 30 agosto è stata vista da 3 milioni e 772mila spettatori per uno share del 19.48%, mentre la seconda ha superato i 4 milioni di spettatori e raggiunto il 20% di share.
Donne è giunto alla sua prima settimana di programmazione (questa sera si ferma, dopo l’altra interruzione di giovedì per via della Nazionale, ma ritornerà in onda da martedì sino a domenica 11 settembre).
Da un bilancio su questo primo, importante, traguardo è venuta fuori un’anticipazione sul futuro del racconto breve in tv e una bella chiacchierata a tutto tondo, all’insegna dell’entusiasmo e della fiducia in una tv generalista migliore. Proprio grazie alla Cultura.
Un racconto letterario, breve ma difficile, ha fatto breccia nel cuore del pubblico estivo di Rai1 all’ora dei pacchi. Ve lo aspettavate?
“Devo essere franca, un così grande successo per Donne non ce lo aspettavamo. Si trattava di un progetto talmente particolare e nuovo, quello di portare su Rai1 un formato del genere…. In Rai c’erano delle idee, ma non si sapeva come poteva reagire il pubblico. Io sono particolarmente contenta, oltre che del grande numero di spettatori che ci stanno guardando, delle critiche. Sono uscite belle recensioni sulla carta stampata. E poi le persone che stiamo sentendo sembrano apprezzare molto questo racconto breve. Questa per me era la vera sfida”.
Ho letto che sei stata proprio tu a insistere sul formato ridotto, quasi “callimacheo”…
“Proprio così, perché a me interessava lavorare su un incrocio di linguaggi. L’operazione interessante è stata quella di portare una forma di racconto breve letterario in un formato tv altrettanto incisivo. Alla fine è la forza del contenuto che l’ha reso possibile. La brevità funziona se c’è la cura del dettaglio – e noi abbiamo cercato di dare il massimo nella realizzazione – ma sorretta da un contenuto importante come, in questo caso, un’opera di Camilleri. Io amo partire dai libri, secondo me letteratura e prodotto audiovisivo devono dialogare molto. Il racconto breve l’ho sempre considerato la forma letteraria più complicata. Deve sintetizzare una pennellata, ma facendo in modo che sia chiusa”.
Quanto hanno contribuito al tuo approccio al mezzo televisivo gli insegnamenti ricevuti in casa?
“Io non ho mai lavorato nella casa editrice Sellerio, ma grazie alla mia famiglia ho letto tanti libri da quando ero piccola. Mio padre ci leggeva le favole di Capuana la sera. A livello professionale ho iniziato a Palomar con Carlo Degli Esposti occupandomi dell’organizzazione, per poi passare al suo fianco nelle produzioni come editor e producer. Lì ho imparato tanto sulla produzione e ho lavorato a Montalbano, che veniva dai libri che pubblicava mia zia. Ma devo tutto anche a un altro grande professionista…”.
Di chi si tratta?
“Io ho la fortuna di avere un grandissimo amico che è Giovanni Minoli, una persona con cui mi confronto tanto e che conosce meglio di chiunque altro il linguaggio televisivo. Nei confronti con lui, ragionandoci, mi è venuta in mente l’idea di Donne che vuole essere la maturazione di Under. Quella webserie partiva da un’operazione fatta con Rizzoli e procedeva in parallelo col libro in uscita. Avevamo cominciato ad adattare metà del libro e secondo me è stato molto utile. La soddisfazione più grande è che quest’anno ho venduto i diritti di produzione internazionale a Canal Plus perché ci hanno cercato e hanno fortemente voluto un prodotto italiano come il nostro. Anche lì il libro era centrale, i due linguaggi possono dialogare perfettamente secondo me”.
Nel caso di Donne c’era la sfida anche di un contenuto piuttosto ostico per il grande pubblico, intriso di riferimento storici e echi letterari…
“Sicuramente, ed è la cosa di cui andiamo più fieri. Posto che Camilleri resta importante per il pubblico di Rai1, la vera sfida è stata quella di raccontare dieci donne diverse in dieci periodi storici diversi dagli anni Trenta agli Ottanta. Sono donne tutte molto forti, indipendenti, non banali. Non sono i soliti luoghi comuni sulla donna raccontata dalle fiction più classiche. Sono donne autonome, che scelgono, su di loro non viene mai espresso un giudizio… Penso alla figura di Ofelia che consente un’attenta ricostruzione storica della seconda guerra mondiale: si capisce che ha subito una grave tragedia. Il lavoro di documentazione storica è stato non indifferente”.
Avevate pensato subito di proporre Donne alla Rai o erano nell’aria opzioni più elitarie?
“Io avevo pensato da subito alla Rai, immaginando all’inizio di lavorare sia sui loro canali web sia in tv. Rai Fiction ha da subito reagito bene. I due Direttori di Rai1, Giancarlo Leone prima e Andrea Fabiano poi, hanno fortemente voluto questo progetto su Rai1 e secondo me questa è stata una scelta molto coraggiosa della Rete. Hanno creato un momento di palinsesto che non c’era, uno spazio apposito di questo taglio. Questo significa che è possibile anche in Rai fare cose nuove, moderne e sperimentali, di qualità”.
La forza di Donne sta anche nel suo cast di primo livello, dai grandi attori di cinema alla continuità di Nino Frassica col pubblico di Rai1. L’hai scelto personalmente?
“Io ho lavorato a questo progetto come se fosse il mio bambino, quindi ho anche seguito le riprese. Ma questo progetto è stato possibile grazie a una squadra splendida. Ho avuto come produttore associato Ettore Sansonetti che ha reso possibile tutto questo. E Carlotta Schininà che ha lavorato sul territorio… E poi il regista, Emanuele Imbucci è stato bravissimo nonostante fosse al suo esordio e avesse, quindi, una pressione molto forte… Abbiamo lavorato con una squadra appassionata, ci tengo a dirlo non perché voglia sembrare romantica e all’antica, ma perché quando tutti hanno un progetto bello, nuovo e che entusiasma lavorano con passione. Gli attori per primi hanno capito il senso di questo progetto e si sono divertiti nel fare un lavoro nuovo, cimentandosi con un formato diverso. Alice Canzonieri, l’interprete di Nunzia, è una nostra scoperta: ha fatto un primo provino splendido ed è stata subito scelta anche in Rai, pur essendo una sconosciuta. Da Carolina Crescentini a Nicole Grimaudo, poi, tutti si sono calati con entusiasmo. C’era la passione da parte di tutti, l’allegria di fare una cosa diversa…”.
Visto il suo ottimo riscontro questo progetto raccoglierà un’eredità in Rai?
“Lo spero e sto già lavorando per continuare. Per me Donne è l’inizio di un’operazione che potrebbe proseguire con i racconti di Gianrico Carofiglio. Ho sviluppato con lui un progetto multipiattaforma che parte dai suoi racconti tratti da Passeggeri notturni per Einaudi e che poi prevederà delle declinazioni diverse per il cinema e la radio. Vorrei ripristinare con Carofiglio in chiave più moderna il racconto femminile fatto da un uomo che è pure un intellettuale. Questo può diventare un messaggio culturale importante. Ne stiamo parlando con la Rai, mi piacerebbe che questa fosse l’evoluzione di Donne”.
Nel farti un grande in bocca al lupo ti lascio con una curiosità al margine della nostra rubrica. Ho letto che all’inizio del tua carriera hai lavorato a un programma a me caro degli anni 2000, Sms amiche per caso. Non pensi che un reality in differita, coi concorrenti che potevano entrare e uscire di casa, fosse troppo avanti per i tempi?
“Io mi ricordo Davvero di Minoli da spettatrice ed era bellissimo, era veramente avanti. Lo stesso regista di Davvero, Andrea Salvatore, è stato il regista anche di Sms. Secondo me da noi c’è stata un po’ di fatica nel riuscire a star dietro a una cosa che andava troppo avanti di linguaggio e forse la collocazione di palinsesto nel pomeriggio di Rai2 non era stata la migliore. Sicuramente il nostro programma ha risentito del fatto di essere un po’ patinato e non aveva la crudeltà e la realtà di Davvero. Sarà che ero nella fascia giusta per guardarlo, Davvero mi era piaciuto tanto, perché era molto real e si avvicinava al documentario. Sms, invece, era un mix tra i reality e la fiction. Io poi lavoravo nella produzione che è stata una macchina micidiale, complicatissima da gestire. Non era ancora il momento, forse”.