Massimo Giletti: “In Rai non mi amano molto, mi sopportano perché faccio ascolti. Mi sono scocciato…”
“Che cosa deve ancora dimostrare un professionista di 54 anni, che per di più conduce da anni un talk che tutte le domeniche fa 4 milioni di telespettatori e il 22% di share?”
Per la seconda volta in meno di una settimana, Massimo Giletti si lamenta pubblicamente delle condizioni in cui lavora in Rai. Segnale del fatto che il suo futuro sarà lontano dalla tv pubblica o strategia in vista della trattativa per il rinnovo del contratto in scadenza? Qualche giorno fa al settimanale Oggi il conduttore dell’Arena aveva confessato di essersi “stancato di essere sempre il primo a credere nelle trasmissioni che sono chiamato a fare” e di sentirsi solo:
Uno deve stare sempre concentrato sul prodotto, se poi deve pure vivere una certa solitudine mentre lo realizza, ecco… non è pensabile (…) Se devo dire la verità, mi sono un po’ scocciato: che cosa deve ancora dimostrare un professionista di 54 anni, che per di più conduce da anni un talk che tutte le domeniche fa 4 milioni di telespettatori e il 22% di share? Uno che qualsiasi cosa ha fatto, ringraziando Dio, ha sempre portato il risultato a casa? Evidentemente in Rai non mi amano in molti (…) Per me, è un momento di riflessione: guardo poco al futuro, ci penso quanto serve e tento di vivere il presente. Anche se, dentro di me, ho già preso delle decisioni su quello che sarà il mio futuro professionale…
Oggi al quotidiano Libero il nuovo sfogo, preceduto dall’annuncio che “a breve vedrò il direttore generale e capiremo cosa sarà del mio domani” (ribadito poco dopo così: “sono al mio ultimo anno contrattuale nella tv pubblica e del doman non v’ è certezza“):
Chi comanda vuole il controllo del prodotto, non lavorare per esso. C’è carenza umana che è la risorsa necessaria per fare la tv: abbiamo sperperato un tesoro immenso. Bisognerebbe tornare a investire su risorse umane e meritocrazia. In Rai tornano i vecchi? Non riescono più a formare nuovi conduttori: i giovani non guardano la tv, fanno fatica a capirla. Forse anche per questo è difficile.
Secondo Giletti, “l’errore è a monte: quando hai Floris che è il numero uno del martedì, non puoi perderlo. Sennò perdi anche il pubblico“. A proposito dell’Arena, il conduttore non nasconde un certo orgoglio:
Io dimostro che si possono continuare a fare 4 milioni di spettatori. (…) Il nostro è un prodotto contaminato. Penso di poter dire di aver creato qualcosa che va oltre al talk. Non è stato semplice.
Ed ecco, il nuovo affondo:
La mia squadra ed io non siamo amati. Siamo un po’ come gli ammutinati del Bounty: brutti, sporchi e cattivi. Siamo visti così. Ci sopportano perché facciamo ascolti. Ma penso sia giusto: dobbiamo continuare a essere brutti, sporchi e cattivi.
Infine, sui contatti con Mediaset degli scorsi anni:
Ci sono stati dei contatti, ma ero giovane e avevo paura di far la fine di Mastrota e vendere pentole (ride, ndr). Oggi è diverso, è ovvio che chi fa milioni di ascolti interessa al mercato.