Home Cielo Roberto D’Agostino a Blogo: “In tv non mi chiamano, politica americana è raccontata male dai soliti tromboni”

Roberto D’Agostino a Blogo: “In tv non mi chiamano, politica americana è raccontata male dai soliti tromboni”

Il creatore di Dagospia da lunedì prossimo introdurrà i film in onda su Cielo per il ciclo Pastorale Americana

pubblicato 21 Ottobre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 18:37

Lunedì 24 ottobre su Cielo (DTT 26, Sky 126 e TivùSat 19) inizia il nuovo ciclo di film Pastorale Americana, per ripercorrere le tappe fondamentali della storia americana dal ‘900 ad oggi (l’elenco dei film lo trovate in fondo al post). Ad introdurre le serate sarà Roberto D’Agostino, che con il suo stile originale e inconfondibile trasporterà lo spettatore nella atmosfere delle diverse epoche culturali e storiche a stelle e strisce. Ma questo non è l’unico progetto televisivo del creatore di Dagospia, che da novembre tornerà protagonista di una una nuova stagione di Dago in the Sky.

Che tipo di introduzioni dobbiamo aspettarci su Cielo?

Non sono un critico cinematografico, non farò recensioni, non dirò se un film ha la sceneggiatura debole. Proverò in tre, quattro minuti, a dare un senso di costume, storia e politica dei film. Spesso vediamo film non solo perché sono ben fatti, ma perché raccontano una realtà o qualcosa che sappiamo sta per arrivare e che condiziona la nostra vita. Al di là della qualità, in questi film ci si può rispecchiare. Non siamo noi che vediamo il film, ma è il film che vede noi.

I film sono frutto di una scelta condivisa con la rete e la produzione?

Sì. Ci sono film che riguardano la politica americana in vista del voto dell’8 novembre, film sulla crisi della democrazia americana nel duello del 2000 tra Gore e Bush. All’epoca il Paese dominante nel mondo, la più grande potenza mondiale, si trovò per 36 giorni senza un Presidente. Bush da abusivo divenne presidente quando ci fu l’attentato delle Torri Gemelle. Ci furono imbrogli nel conteggio dei voti in Florida. Questo fa capire come la democrazia sia opinabile. Il conteggio o meno delle schede da parte di uno scrutatore può causare qualcosa che rende la democrazia sbagliata. In democrazia ogni vota conta? A volte non è vero. Anche la democrazia è una opinione. Poi c’è Game Change, un film che racconta la madre di tutti i Trump, cioè Sarah Palin. Ossia la nuova destra americana, berlusconiana, buffonesca. Quella di Trump, di Palin, di Berlusconi dell’epoca, dei grillini è post-politica. Non è né di destra, né di sinistra, è dopo.

Quali altri temi suggeriscono i film?

Per esempio quello di sentirsi inadeguati rispetto al mondo che ci circonda. Siamo bombardati di sms, chiamate, siamo costantemente sotto esame, dobbiamo essere pronti a rispondere, a scrivere la battuta. Alla fine tanta gente non ce la fa. Una volta il mondo era meno cattivo e severo nei nostri confronti, potevamo avere una vita più rilassata. Oggi siamo multitasking, è un cappio al collo. La vita ci rende depressi. The Hours è il racconto della depressione, della paranoia, di gente che aspettava dal mondo qualcosa e che si sente abusiva della società. The Hours colpisce: chi di noi una volta al giorno non si è sentito fuori posto? Taking chance, che racconta di un marine che scorta una bara con dentro un cadavere di un ragazzo di 19 anni dall’Iraq agli Stati Uniti, fa capire come è differente l’idea di patriottismo tra gli Stati Uniti e l’Europa. In Italia la bandiera la prendiamo in mano solo quando gioca la Nazionale di calcio, in America invece non si vergognano, la bandiera la sanno agitare. Non hanno paura di finire nel sentimentalismo.

Tra questi dieci titoli qual è quello meglio descrive quanto sta accadendo in America tra Trump e Clinton?

Game Change, cioè cambio di strategia: all’epoca il candidato repubblicano John McCain viene costretto a scegliersi un vice come Sarah Palin che rappresenta una destra mai vista prima. Una destra contro gli intellettuali, gli ecologisti, l’establishment, Silicon Valley, alternativa, una destra che oggi è incarnata da Trump. L’8 novembre vincerà Hillary Clinton, ma Trump lascerà una traccia. C’è mezzo Paese che vota Trump, nonostante sia uno che dice battute volgare, uno con un taglio di capelli buffo, con modi di fare maleducati. Trump non è la causa, ma l’effetto di un Paese che sta soffrendo una rivoluzione tecnologica che sta portando alla disoccupazione. Un gruppo di oligarchi californiani stan cambiando la nostra vita: oggi il potere non è di Merkel, Renzi o Hollande, ma di Google e Zuckerberg.

Esteri e politica americani sono temi che attraggono il pubblico televisivo italiano?

Pochissimo. Perché sono raccontati male. Parlano di Trump come fosse un personaggio che vive su Marte. E invece è un politico che riflette la nostra vita. Anche la politica nazionale viene raccontata in maniera completamente sballata. Pensa a quello che dissero di Berlusconi nel 1993. Non è stato Berlusconi a modellare il nostro cervello, ma è l’Italia degli anni ’80 ad aver prodotto Berlusconi. E allo stesso modo c’è un’America che produce Trump, non è che Trump è una metastasi americana. Spesso chi va in tv a parlare di politica estera lo fa in maniera maldestra, dimenticando forse che la realtà americana è anche la nostra realtà.

Roberto D’Agostino esperto di politica americana è una novità per il pubblico televisivo?

Negli anni Ottanta io facevo questo tipo di racconti sui film per il mensile Moda, di Vittorio Corona

In televisione no, però.

No. Ma la politica americana la conosco, l’ho studiata.

Dunque, se il giorno dopo le elezioni americane troviamo D’Agostino ospite in un talk per commentare il voto non dobbiamo sorprenderci?

Su questo puoi stare tranquillo: non accadrà.

Perché?

Non mi chiameranno mai. Chiameranno i soliti tromboni. Pensa alla Brexit: tutti i grandi intellettuali e politologi dicevano e scrivevano che avrebbe vinto Cameron. E invece alla fine è andata diversamente.

La tv generalista la ospita nei talk show, ma ad affidarle un programma tutto suo sono Sky (Dago in The Sky) o Agon Channel (Brutti di notte). Come mai?

Non mi chiamano, semplice. Hanno conduttori molto più capaci…. Insinna, Semprini… Ognuno si sceglie chi vuole. Capita. Poi io non è che sia lì ad aspettare qualcosa. Ho il mio sito e tante cose da fare. Tesoro, io ho fatto la televisione per la prima volta nel 1978, presentai su Rai1 un concerto di Elton John. Ho già dato, su, dai.

Pastorale Americana su Cielo | I film

• 24 ottobre 2016
ore 21.15 – The Hours
ore 23.30 – La scandalosa vita di Bettie Page
• 31 ottobre 2016
ore 21.15 – Game Change
• 7 novembre 2016
ore 21.15 – Recount
• 14 novembre 2016
ore 21.15 – Taking chance – il ritorno di un eroe
• 21 novembre 2016
ore 21.15 – The social Network
• 28 novembre 2016
ore 21.15 – Too big to fail – il crollo dei giganti
• 5 dicembre 2016
ore 21.15 – Bernard & Doris – complici amici
• 12 dicembre 2016
ore 21.15 – Grey Gardens – Dive per sempre
• 19 dicembre
ore 21.15 – L’ultimo Pellerossa.

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